La fake news degli esperimenti radioattivi nel Gran Sasso
La verità come spunto per sparare balle. Il metodo Iene colpisce ancora
Roma. L’Aquila come Fukushima. Centinaia di scienziati senza scrupoli provenienti da più parti nel mondo si riuniscono in un laboratorio sotterraneo per fare un esperimento segreto con sostanze radioattive, che mette in pericolo tutto l’Abruzzo e il mare Adriatico. Ma per fortuna arriva una troupe televisiva che, insieme ai movimenti popolari, svela la minaccia nucleare e costringe la politica a intervenire per bloccare l’esperimento tenuto nascosto. Sembrerebbe la storia di un film americano e invece è la solita cialtronata italiana.
Martedì scorso, il 21 novembre, la trasmissione televisiva “Le Iene” manda in onda un servizio dal titolo “Un pericoloso esperimento nucleare tenuto nascosto”, che è una fake news già dal titolo, visto che si tratta di un’importante sperimentazione scientifica nota da molto tempo. Secondo “Le Iene” nei Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), sarebbe in corso un esperimento pericolosissimo che potrebbe produrre danni pari a quelli visti a “Fukushima, il disastro nucleare più grave dopo Chernobyl”: “Nei prossimi mesi una sostanza con la stessa potenza radioattiva potrebbe mettere in pericolo una regione italiana”. Da questi laboratori potrebbe arrivare la minaccia nucleare, perché – dicono le Iene – l’esperimento prevede l’uso del “Cerio-144, che è una sorgente molto radioattiva”. La stessa potenza di Fukushima! Così a causa di possibili errori umani e soprattutto del rischio sismico “non esiste la sicurezza”. I laboratori sono immersi nelle sorgenti d’acqua più pura d’Europa, che viene bevuta dalla popolazione abruzzese: “Un incidente potrebbe inquinare le falde acquifere, la catena alimentare e l’intero Adriatico”.
Il 22 novembre, il giorno dopo il servizio allarmistico delle “Iene”, arriva immediata la risposta della politica: il Consiglio regionale dell’Abruzzo, su iniziativa del Movimento 5 stelle, approva all’unanimità in commissione Attività produttive una risoluzione che chiede lo stop “immediato e definitivo” dell’esperimento Sox (acronimo di Short baseline Oscillation in BoreXino): “L’esperimento radioattivo deve essere immediatamente bloccato revocando qualunque tipo di autorizzazione data in precedenza”. Le Iene avanti, il M5s dietro e tutti gli altri partiti appresso.
In realtà il pericoloso “esperimento segreto” di cui si parla è un sicuro progetto di ricerca nato da una collaborazione di centinaia di scienziati provenienti da Italia, Francia, Germania e Russia che ha un importante obiettivo: “Il lavoro ha l’obiettivo di provare l’esistenza di un nuovo tipo di neutrino: il neutrino sterile – c’è scritto sul sito dell’Infn – la cui scoperta darebbe un importantissimo contributo per la nostra conoscenza della natura” e “potrebbe contribuire a chiarire il mistero della materia oscura nell’universo”. Non c’è alcun “pericolo Fukushima”, primo perché Sox non è un esperimento nucleare, ma un esperimento scientifico che usa una sorgente radioattiva sigillata: il Cerio 144, è isolato e totalmente schermato, chiuso in una doppia capsula d’acciaio a sua volta chiusa in un contenitore in tungsteno di 2,4 tonnellate resistente a incendi, allagamenti e terremoti.
L’Infn è un centro di eccellenza mondiale, pochi giorni fa ha ospitato Barry Barish, premio Nobel per la Fisica per aver scoperto le onde gravitazionali in una ricerca in cui hanno partecipato anche studiosi del Gssi come Eugenio Coccia. Ma evidentemente “Le Iene” ne sanno di più e la politica si fida di loro più che degli scienziati. Quello che accade in questi giorni è un film già visto all’epoca di Stamina, quando i servizi delle “Iene” spingevano la politica ad approvare quella pseudocura ignorando gli scienziati. Si è già visto con i servizi sui vaccini, sulla Xylella o sul “veleno di scorpione” cubano contro il cancro. Funziona così: si prendono frammenti di verità e si costruiscono enormi mistificazioni. Bisogna ricordare che è questo il metodo, perché può portare a clamorose distorsioni. Se Davide Vannoni non è un genio delle staminali e i laboratori del Gran Sasso non sono Fukushima, allora forse neppure Fausto Brizzi è Harvey Weinstein.
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