Vaccini, cani e somari

Roberto Burioni

Alcuni rifiutano di vaccinare i loro animali per paura che diventino autistici. Solo che l’autismo nei cani non esiste. Siamo davanti a una nuova frontiera del cretinismo olimpionico

I vaccini sono da un poco di tempo incolpati di tutto ciò che di brutto possa accadere nella vita. Siccome tutti (o quasi) vengono vaccinati, qualunque disgrazia si verifichi successivamente può essere ricondotta alla vaccinazione da chi non conosce come si stabilisce correttamente un rapporto causa-effetto. Per cui se un bambino muore improvvisamente (purtroppo accade), la colpa è della vaccinazione; un calciatore ha un malore fatale durante una partita e la causa è il vaccino contro l’influenza e così via. A questo oramai ci siamo abituati: pensate che nei gruppi antivaccinisti si attribuisce ai vaccini pure la condizione gravissima di Alfie, il bambino di Liverpool di cui tanto si discute.

 

Tuttavia, a riprova che la vita ha molta più fantasia di noi, il New York Times di oggi (o ieri?) riporta una curiosa notizia: alcuni proprietari di cani rifiutano di vaccinare i loro animali contro la rabbia e il cimurro perché si dice in giro che alcuni cani abbiano – a causa delle vaccinazioni - sviluppato l’autismo. Però qui c’è un problema: l’autismo nei cani non esiste, dicono i veterinari. Dunque siamo davanti a una nuova frontiera del cretinismo olimpionico, perché non solo non c’è la prova del danno, ma non esiste neppure la malattia.

  

Insomma, prepariamoci a uomini che non si vaccineranno per paura di un tumore all’utero o donne che rifiuteranno l’immunità per evitare l’ipertrofia della prostata. “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. Ma della prima non sono sicuro”, disse Albert Einstein. E’ legittimo pensare che avesse ragione.

  

Roberto Burioni è un virologo dell'Università San Raffaele

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