Greta Thunberg (foto LaPresse)

La deliziosa Greta e la stupida utopia del futuro

Giuliano Ferrara

Pensiero unico orwelliano, ora la storia porta le treccine e suggerisce che l’ominicchio ha potere sul clima. Il professore delle nuvole non la pensa così

Mondo folle, dai gilet gialli che vogliono andare a tutto gas col carburante inquinante a buon prezzo all’impermeabile giallo canarino su mollettoni rosa e sotto le treccine della figura idolatrica detta Greta, il mondo salvato dai ragazzini. Nota bene per i cretini che abbondano: prendersela con una figura idolatrica è diverso dall’attaccare personalmente una deliziosa ragazzina alla quale auguro solo non sia comminata la bufala del premio Nobel, e quanto ai mediocri nella cui compagnia ci si ritrova eventualmente ricordo Aron che diceva: puoi sceglierti gli avversari, non gli alleati. Prendersela con i gilet gialli non vuol dire detestare la classe medio-bassa della France périphérique, o incensare come meriterebbero le élite dell’accordo di Parigi, è un modo di segnalare che le moltitudini dei miserabili facevano le barricate, il blocco stradale con i Suv e le sassaiole di boulevard  sono una cosa diversa. Penosi tentativi di continuare a ragionare, questo è, non conformismo dell’anticonformismo. Non è un’ossessione, so da tempo che è in corso uno scontro di civiltà, ma non considero razionale l’ossessione narcisista, dai risvolti paranoici, contro il Grand Remplacement. Se dico che il clima non è sotto controllo umano, da prima che Trump cambiasse le carte in tavola con malagrazia aggressiva e arancione, ancora una volta non è un’ossessione, è una convinzione. Veganismo e decrescita sono la sottocultura di un tempo che fu socialdemocratico e riformista, e più giù nella storia metafisico e oggettivista, ora la storia porta le treccine. E suggerisce sorniona che l’ominicchio postumanista o transumanista ha potere sul clima.

 

Un giorno venne a “Otto e mezzo” Franco Prodi, simpatia e affidabilità incarnate, stese il pugno e disse questo è il sole, poi indicò quel puntino materialmente inessenziale e metafisicamente decisivo che è il nostro pianeta, e lui che è il professore delle nuvole, non tra le nuvole, concluse che la massa di energia del pugno decideva del clima nel puntino con i suoi tempestosi comportamenti, bastano piccole variazioni da studiare e ancora misteriose ed ecco che caldo e freddo si mescolano, moltiapétits remplacements, come è sempre avvenuto nella storia, con effetti che sfuggono alla nostra presa. Si può dire di più e meglio? No. E nelle scuole invece di dire questo, tranquillizzare i bambini, invogliarli a cercare e cercare di capire, anche il venerdì, li si forgia come plastilina per indurli a uno sciopero furbo per il futuro, una cosa che non si è mai vista e non si vedrà mai perché esistono solo il passato e il presente, il futuro è una stupida utopia o una speranza di fede se si creda ferventi in Dio, sciopero furbo in assoluzione e condanna insieme dei peccati degli adulti e delle fregole delle professoresse col cerchietto e di schiere di adulatori del pensiero unico orwelliano. Se una Greta si fosse messa davanti al ministero della sanità per denunciare la scomparsa edonista di un miliardo e varie centinaia di milioni di esseri umani non nati negli ultimi decenni, gente davvero privata di tutto il suo futuro nel recente passato, altro che cortei mondializzati e premi Nobel minacciati, l’avrebbero crocifissa manco fosse una strega dell’alt right.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.