Xylella mortale
Un appello contro la disinformazione sul batterio che sta uccidendo l’economia salentina
Un paesaggio spettrale e immiserito. Gran parte del Salento si sta trasformando in una landa irriconoscibile, a causa non certo o non solo del batterio Xylella, che sarebbe stato, forse da solo, controllabile, ma della paranoia antiscientifica e superstiziosa di pseudoambientalisti. Dopo quasi sei anni, circa un milione di ulivi seccati e 21 milioni a rischio perché in area infetta, nonché dopo oltre 1,5 miliardi di danni stimati, mentre il batterio “fastidioso” è giunto alle porte di Bari, si può capire come potrebbe ridursi il paese governato dagli ideologi della decrescita (in)felice e dai tecnofobi. Impedendo di affrontare i problemi economici e sociali con razionalità, cioè preferendo scelte populiste e illiberali, stanno trascinando l’Italia verso il disastro.
La pseudoscienza sta riducendo la nostra democrazia a un colabrodo, e i patti per la scienza sono pannicelli caldi funzionali solo a strategie personalistiche o peggio. Dopo Di Bella, le legge liberticide contro gli ogm, la legge 40 sulla fecondazione assistita, il caso Stamina, gli anti-vaccinisti in Parlamento, persiste la vicenda Xylella. Si tratta di un caso eclatante per assurdità e per i danni dove, a differenza degli altri casi, gli interessati, cioè gli ulivicoltori, erano schierati quasi da subito con gli scienziati. Ovvero, nella vicenda Di Bella gli scienziati erano contro la pseudoterapia, così come nel caso Stamina, mentre i pazienti la volevano. Ergo i politici hanno fatto danni per mera ignoranza e pavidità. Nel caso ogm gli agricoltori erano ricattati da Coldiretti e quindi non ascoltavano gli scienziati, i quali spiegavano invano che sono sicuri. Nel caso della legge 40 la questione era di natura politico-religiosa, e scavalcava sia gli scienziati sia la maggioranza di cittadini. La campagna anti accini è un fuoco di paglia su cui hanno soffiato social media e politici a caccia dei voti complottisti.
Un appello contro la disinformazione sull’epidemia di Xylella fastidiosa, preparato da accademici e tecnici del settore, circola da qualche giorno (cattiviscienziati.com) e vede sempre uniti agricoltori, agronomi e scienziati, i quali chiedono alla politica e al governo di risvegliarsi da un incantesimo che sta concorrendo all’uccisione dell’economia del Salento e rischia di consentire il contagio di tutto il paese da parte di un batterio la cui patogenicità è ben descritta sperimentalmente. Non è un’invenzione dei “poteri forti”, come dicono i sedicenti ambientalisti.
Se dei ricercatori mettiamo del Cnr ovvero di un ente pubblico di ricerca, osservano al microscopio e in coltura un batterio noto da anni e venuto dal Sudamerica, e riproducono sperimentalmente i danni cellulari e il disseccamento osservato sul campo, qualunque esemplare di Homo sapiens è in grado di capire che quel batterio causa la malattia. Ci sono anche prove basate sull’osservazione nel tempo e l’elaborazione statistica di una popolazione selezionata di ulivi sani o esposti al batterio. Cosa pretendiamo ancora? La domanda è cosa fa sì che i falsi ambientalisti – giacché quelli veri non possono che usare le prove scientifiche se intendono proteggere l’ambiente, come si nota dalle firme di presidenti di parchi naturali in calce all’appello contro la disinformazione su Xylella – non accettino queste prove?
L’appello insiste su cinque aspetti della comunicazione disinformata, che sono varianti di una teoria del complotto. Si chiamano in causa, infatti, presunti e non provati “potenti interessi corporativi”. L’asservimento e essi è addirittura attribuito a ben due Governi che si sono succeduti, al Parlamento che ha licenziato nel febbraio scorso un’indagine conoscitiva, all’Efsa, etc. Qualcuna persona sensata capisce che se è vero un complotto così esteso è vera anche la Spectre di 007.
Gli pseudoambientalisti sostengono che usare la scienza e le conoscenze tecniche per affrontare l’emergenza Xylella è un attentato alla democrazia. Argomento singolare. La scienza e le conoscenze tecniche, ovvero il metodo scientifico, sono l’unica risorsa che abbiamo a disposizione per stabilire come stanno i fatti, cioè per trovare prove valide di una malattia e controllare l’efficacia di un trattamento. Da Thomas Jefferson in poi, una democrazia che non si basi sulla verità, non ha niente a che vedere con la libertà, ma è solo una forma mascherata di tirannide. L’appello stigmatizza l’accusa degli pseudoambientalisti che dietro all’affermazione che Xylella causi il disseccamento degli ulivi, ci sarebbe un piano nascosto, da bloccare, che usa il batterio come pretesto per vendere pesticidi a tonnellate e usare cultivar finalizzate a creare una monocultura intensiva meccanizzata. Anche queste sono paranoie complottiste, stante che di pesticidi se ne usano sempre di meno e le cultivar resistenti sono in fase di sperimentazione per adattarle a diversi interventi volti al recupero della produttività o a salvare piante monumentali suscettibili al batterio attraverso il reinnesto della chioma. Cosa contrappongono poi gli pseudoambientalisti agli interventi razionali? Non dicono una parola che abbia un significato operativo concreto. Forse si è ancora in tempo per ridurre i danni. Ma con questi politici, e una popolazione diventata sempre meno capace di informarsi, il rischio è che non si faccia nulla. Allora la tragedia sarà inevitabile.
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