Uso dei telefoni e tumori: anche a Newsweek la sentenza italiana sembra un'assurdità
Il prestigioso settimanale americano ha scritto un articolo per raccontare la decisione della Corte d'appello di Torino, "contraria a qualsiasi evidenza scientifica"
“La Corte stabilisce che i telefoni cellulari causano tumori, nonostante la schiacciante contraddittorietà dell'evidenza scientifica”. E' il titolo di un pezzo di Newsweek, in cui si racconta la vicenda della sentenza della Corte d'appello di Torino, che mercoledì ha confermato una sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017. “Il giudizio è giunto in conflitto con una moltitudine di studi che mostrano come le onde elettromagnetiche a radio frequenza emanate dai cellulari non generino abbastanza energia da causare il cancro, sebbene possano essere assorbite attraverso un contatto diretto con la pelle dell'utente” scrive il prestigioso settimanale, dando conto nel dettaglio della vicenda sollevata da un ex lavoratore della compagnia telefonica Telecom Italia, Roberto Romeo, che ha citato in giudizio l'Inail per chiedere un risarcimento.
“Romeo ha testimoniato di aver usato il telefono per quattro-cinque ore al giorno in media per ogni settimana lavorativa. E' stato assunto da Telecom Italia 15 anni prima che scoprisse di avere un tumore, un neurinoma del nervo acustico, che gli ha comportato la perdita dell'udito dall'orecchio destro dopo aver contratto la meningite in seguito a un'operazione per rimuovere il nervo”. La decisione della Corte, in prima battuta, era stata quella di obbligare l'ente per gli infortuni sul lavoro a risarcire Romeo con un pagamento di 500 euro al mese per il resto della sua vita. L'Inail ha però appellato la sentenza, producendo una serie di studi “che non sono stati accettati dal tribunale – scrive Newsweek –, perché finanziariamente supportati dalle compagnie telefoniche”. Un presunto conflitto d'interessi di cui aveva scritto anche Luciano Capone sul Foglio.
Viene ricordato come durante il processo d'appello un consesso di medici abbia fornito una consulenza sul caso, producendo degli studi in cui si dichiarava che per chi aveva parlato al telefono per una media di 10 minuti al giorno per oltre dieci anni, aumentava il rischio di sviluppare tumori al cervello. Così “la sentenza ha fatto guadagnare alla Corte più di un commento di disappunto da parte di esperti del mondo della salute”. Tra questi Walter Ricciardi, ex presidente dell'Istituto superiore della Sanità, che ha ricordato come si sia “stabilito un precedente unico al mondo, raggiungendo una connessione casuale tra l'uso dei cellulari e l'insorgenza di tumori mai dimostrata prima da nessuna prestigiosa istituzione scientifica”.
L'articolo poi passa in rassegna la mole di prestigiosi studi scientifici che ritengono infondata la correlazione individuata dai giudici italiani. Quelli dell'American Cancer Society, per esempio, “che hanno supportato l'idea che le onde a radiofrequenza non causino danni al DNA”. O l'Interphone Study del 2010, “che ha esaminato le abitudini al telefono di 5000 soggetti provenienti da 13 paesi diversi, e le cui ultime conclusioni erano che non ci fosse alcuna correlazione tra l'uso del telefono e lo sviluppo di tumori”, ad esclusione di un generico maggiore rischio di ammalarsi di glioma, comunque imprescrittibile per mancanza di una correlazione chiara e senza errori procedurali.
Anche la Food and Drug Administration degli Stati Uniti “concorda, e annota che siccome le onde a radio frequenza sono non ionizzanti, è improbabile che possano danneggiare il tessuto umano”, aggiungendo che sulla base delle loro ricerche “tutta l'evidenza scientifica disponibile continua a non supportare effetti di salute avversi sugli umani causati dall'esposizione all'energia di radio frequenza sotto i limiti attuali”.
Persino l'Organizzazione Mondiale della Sanità scrive, nel 2014, che “negli ultimi due decenni è stato realizzato un gran numero di studi per valutare se i telefoni cellulari pongano un rischio potenziale sulla salute. Ad oggi nessun effetto avverso è stato valutato come causato dall'uso del telefono”.
Nel pezzo, tuttavia, si tiene conto anche di un paio di voci contrarie: uno studio svedese realizzato nel 2017 su un arco temporale di 10 anni, che ha dimostrato come il tasso di tumori al cervello potesse crescere con l'uso del telefono. O un'altro realizzato dal National Toxicology Program degli Stati Uniti nel 2016, “che mostrava un incremento del rischio di attività cancerogena, inclusi neurinomi di natura maligna al cuore, sui 2000 topi che erano stati esposti alle onde radio per nove ore al giorno nel corso di due anni”.
Ma, scrive Melissa Lemieux di Newsweek, “i risultati di questi due studi sono stati difficili da replicare per gli altri scienziati, secondo l'American Cancer Society, che ha anche annotato come non ci sia stato un incremento nell'insorgenza di tumori al cervello in Svezia negli anni in cui lo studio è stato realizzato”.
Cattivi scienziati