I pericoli dell'osteopatia
Una pseudoscienza che non cura e che non riguarda solo le malattie delle ossa, ma che può provocare seri danni (come dimostra la storia di Andrea Vianello)
Nell’esperienza clinica quotidiana capita di avere a che fare con persone che si sono rivolte a un osteopata. Qualche anno uno di noi accolse una ragazza in pronto soccorso. Aveva forti dolori all’addome. Sofferente di forti dolori mestruali, ma anche all’infuori del ciclo, questa ragazza si era rivolta su consiglio di un’amica a un osteopata, notissimo nella sua zona, con una lista d’attesa infinita. Questi le consigliò un ciclo di “manipolazioni” tipiche dell’osteopatia e una dieta (priva di caseina e alimenti quali pomodori, pane e biscotti). La ragazza si sottopose alle sedute, circa una decina; seguì pure la dieta. Dopo un iniziale, brevissimo miglioramento i dolori ritornarono e l’osteopata propose un nuovo ciclo. Non bastarono. Una notte d’estate la ragazza arrivò in pronto soccorso. Dolori lancinanti, piangeva, era pallida e quasi in stato di shock. Fu fatta una veloce anamnesi, una visita, l’ecografia e la diagnosi fu chiara: endometriosi. L’endometriosi è una malattia femminile diffusa, che consiste nella presenza di endometrio (il tessuto che ricopre l’interno dell’utero) all’esterno dell’utero. Questo endometrio si impianta in altri organi. Sulle tube, le ovaie, sull’intestino o la vescica e persino più lontano, determinando forti dolori (soprattutto durante il ciclo), aderenze, infiammazione cronica addominale ed altri disturbi. La malattia può essere molto invalidante, anche drammatica; fondamentale è l’intervento precoce, in ogni caso non troppo ritardato. Con quella ragazza successe proprio l’opposto. L’osteopata, proponendole quei continui cicli di trattamento e le diete, non la curò per niente, le fece anzi perdere tempo prezioso. La conseguenza fu terribile. La giovanissima perse parte dell’intestino (il fortissimo dolore era dovuto all’occlusione intestinale causata da un’aderenza del peritoneo), una tuba e parte di un ovaio. L’intervento chirurgico d’urgenza durò poco meno di 5 ore.
L’osteopata per un verso è esposto a tutte le nozioni della medicina moderna, per l’altro verso non ha competenze sulla medicina
Tutto questo perché fu sottoposta a inutili e prolungati trattamenti osteopatici. Se molti credono che l’osteopatia sia una cura, si sbagliano; e se credono che riguardi solo le malattie delle ossa, si sbagliano ancora. Non si tratta di un aneddoto isolato: si può leggere quanto si afferma sul manualetto dedicato all’endometriosi da parte del Collegio Italiano di Osteopatia, o quanto si afferma circa il valore dell’osteopatia nel trattamento del dolore da endometriosi nel sito di un noto istituto osteopatico, fino ad arrivare a progetti di ricerca, in cui addirittura si pratica la sola osteopatia, in studi non controllati, non randomizzati e non in cieco, che arruolano pazienti su semplice richiesta.
Ma cosa è, davvero, l’osteopatia?
Nel 1874, il medico del Kansas Andrew Taylor Still creò una teoria secondo la quale era possibile trattare qualunque malattia manipolando in maniera opportuna muscoli e ossa. Questo medico, che non aveva alcuna formazione di tipo tradizionale, arrivò a credere che con la sua tecnica si potesse rimediare alla calvizie, che le cellule del sangue avessero una propria intelligenza e di essere chiaroveggente. Taylor Still battezzò la sua invenzione con il nome di “osteopatia”. Nel 1960, rigettando tali follie, l’associazione americana dei medici osteopatici le “scomunicò” e cambiò il nome della propria attività in “medicina osteopatica”. La distanza tra medici osteopati e tradizionali, in America, si è da allora assottigliata sempre di più, anche per quanto riguarda il curriculum, che prevede farmacologia, anatomia patologica eccetera; tuttavia, sono rimasti intatti il retaggio e le pretese di una medicina cosiddetta “olistica”, termine comune a tutte le pseudomedicine. Nello specifico, ancora oggi valgono i quattro principi di base del fondatore, così descritti da una delle principali scuole di osteopatia italiane:
L’essere umano è un’unità dinamica di funzioni, il cui stato di salute è determinato da corpo, mente, e spirito. L’individuo è visto nella sua globalità come un sistema composto da muscoli, strutture scheletriche e organi interni che trovano il loro collegamento nei centri nervosi della colonna vertebrale.
Nel 1874, un medico del Kansas creò una teoria secondo la quale era possibile trattare qualunque malattia manipolando muscoli e ossa
Il corpo possiede dei meccanismi di autoregolazione e autoguarigione. Non è il terapeuta che guarisce, ma il suo ruolo è quello di eliminare gli “ostacoli” alle vie di comunicazione del corpo al fine di permettere all’organismo, sfruttando i propri fenomeni di autoregolazione, di raggiungere la guarigione. La struttura e la funzione sono reciprocamente inter-correlate. La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante; se tale equilibrio è alterato ci si trova di fronte ad una disfunzione osteopatica, caratterizzata da una zona corporea in cui è andata persa la corretta mobilità. L’organismo reagirà a tale disequilibrio creando delle zone di compenso e di adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo.
Una “terapia razionale” si fonda sull'applicazione di tutti e tre i principi.
Sebbene i primi tre principi possano apparire validi, nei fatti sono formulati in una maniera così vaga da non essere falsificabili, con ciò caratterizzandosi come pseudoscienza. Inoltre, essi sono utilizzati per giustificare interventi terapeutici come l’“approccio craniale”, così descritto:
“Tecniche che agiscono sul movimento di congruenza fra le ossa del cranio, andando ad agire a livello osseo, nervoso, meningeo e del liquor cefalorachidiano. Con queste tecniche si agisce in particolare sulla vitalità dell’organismo, qualità fondamentale che permette agli esseri viventi di reagire con efficacia agli eventi di disturbo provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno.”
Come è evidente, dietro l’uso di terminologia medica (mimesi della pseudomedicina), si nasconde l’idea ascientifica che si debbano in qualche modo “riassettare” le ossa craniche, per apportare benefici di vaghissima natura agli “esseri viventi”, agendo sulla “vitalità dell’organismo”. Proprio nella parte in cui si differenzia dalla medicina convenzionale, l’osteopatia appare quindi una pseudoscienza fondata su concetti obsoleti e privi di significato fisiopatologico. Cosa sarebbe per esempio la “vitalità dell’organismo”, se non un retaggio del solito vitalismo ottocentesco, tanto in voga nel new age? E quale sarebbe il meccanismo razionale che giustifica affermazioni vaghe come quelle appena enunciate, circa l’effetto dell’intervento?
L’uso della terminologia medica nasconde l’idea ascientifica che si debbano “riassettare” le ossa (anche quelle craniche)
Il medico osteopata, pertanto, si trova ad avere un bagaglio formativo con parti profondamente confliggenti: per un verso, egli è esposto a tutte le nozioni della medicina moderna, ivi incluso il modo in cui con meccanismi su scala molecolare i farmaci agiscono per regolare salute e malattia, per altro verso egli deve riferirsi ad un obsoleto vitalismo e a fattoidi privi di evidenza circa i mezzi per correggere supposti disallineamenti muscolo-scheletrici alla base delle condizioni più disparate, tra cui: incontinenza, cistiti, turbe della menopausa (e abbiamo visto in apertura a cosa questo può portare), dolori al basso ventre dovuti all’acidità e dolore durante i rapporti, stress, stati ansiosi e depressivi, irritabilità, turbe del sonno e senso di oppressione, lombo sciatalgie, cruralgie, nevralgie cervico-facciali, nevralgie facciali, neuropatie periferiche, acidità gastrica, reflusso gastro-esofageo, turbe digestive, meteorismo, diarrea, colite, stipsi, cefalee, emicranie, disturbi occlusali, dolore agli occhi, sinusiti, riniti, otiti, ronzii. Proposizioni difficilmente falsificabili (perché molto vaghe), vitalismo, linguaggio mimetico della medicina e come ulteriore segno tipico delle pseudomedicine l’idea che tutto sia correggibile con l’osteopatia, senza avere una ben determinata e specifica indicazione o meccanismo di funzionamento.
Se poi si guarda ad alcune delle condizioni elencate, si trova che nemmeno l’efficacia è provata. Certo non bisogna riferirsi a singoli articoli, ma a metanalisi che riassumono molti studi: se si cerca nel database Cochrane, si ottengono per l’osteopatia tre metanalisi, nelle coliche infantili, nella dismenorrea e nel dolore delle partorienti. In tutti i casi, l’evidenza dell’efficacia manca, per la pessima qualità degli studi disponibili.
La lezione dovrebbe essere universale: è ora di abbandonare la pseudoscienza e di coltivare la medicina basata sulle evidenze
Quando gli studi clinici sono di qualità sufficiente, d’altra parte, il risultato indica solidamente l’inefficacia dell’osteopatia; proprio su una delle più importanti riviste di medicina osteopatica, si trova infatti un editoriale in cui ci si chiede se, dopotutto, “l’elefante nella stanza” dell’osteopatia non sia proprio la sua nulla efficacia. Non a caso, l’associazione italiana di fisioterapia AIFI ha parlato di “(non) evidenze scientifiche dell’osteopatia”.
E cosa dire dei numerosissimi richiami, reperibili ovunque in rete, al fatto che l’osteopatia sia priva di effetti collaterali? In realtà, alcune delle manovre praticate dagli osteopati possono essere pericolose, come la manipolazione delle vertebre alla base del collo, quando il terapeuta ruota bruscamente la testa del paziente. Vi è consenso crescente circa il fatto che questa manovra accresca il rischio di ictus, sono stati riportati più casi, ed esistono documenti che condannano il metodo come pericoloso.
Recentemente, il giornalista ex direttore di Rai 3 Andrea Vianello ha riferito che, a seguito di manipolazioni al collo eseguite da osteopati, ha riportato un ictus. Abbandonare la pseudoscienza e coltivare la medicina basata sulle evidenze; alla fine, se questo facessero gli osteopati, sarebbero dei bravi medici, esattamente come gli altri.
Enrico Bucci è Adjunct professor presso la Temple University di Philadelphia e membro del Patto trasversale per la scienza
Salvo Di Grazia è medico chirurgo, divulgatore scientifico noto come “Medbunker”
UN CONSIGLIO DI LETTURA DI UN NOSTRO PARTNER: AMPLIFON