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Test, buoi e paesi tuoi

Enrico Bucci

Specificità incerte e poi nessuna indicazione dall’Oms. Guida contro i rischi dei test non testati

Sono riuscito finalmente ad identificare alcuni dei test rapidi che le varie regioni stanno decidendo di utilizzare per verificare lo stato di immunità dei propri cittadini. In Veneto, per esempio, si useranno quelli importati da una piccola azienda Svizzera, che li ha acquisiti da una ditta produttrice cinese; in Toscana, a quanto pare, si privilegia una ditta senese.

 

A quanto pare, si stanno privilegiando contatti diretti e rapidi con aziende conosciute dall’amministrazione, invece di fare una preliminare valutazione comparativa delle diverse opzioni disponibili. Questo, già oggi, sta portando a prove di kit rapidi differenti, ma tutti di specificità e sensibilità ancora incerte e certamente senza nessuna indicazione di merito da parte dell’Oms. Come era facile prevedere, si tratta di test rapidi la cui validazione, a giudicare dai dati disponibili pubblicati, è estremamente limitata – poche decine di campioni, magari esaminati per Pcr (tecnica non perfettamente utile alla validazione, dato che non è sensibile alla presenza degli anticorpi, ma solo del virus).

  

Contrariamente alle amministrazioni, la comunità scientifica parla una sola lingua, valuta e sceglie sulla base di criteri uniformi: per questo, prima di alimentare il fatturato di qualche azienda, sarebbe bene attendere la pubblicazione dei numeri che potranno dirci quanti falsi immuni rischiamo di rilasciare sul territorio e quanti veri immuni rischiamo di non individuare con i vari test. Per poi scegliere uno, ed uno solo, sistema da utilizzarsi su tutto il territorio nazionale.

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