La convinzione che la conservazione della biodiversità ci protegga dalle zoonosi è una visione olistica dal respiro totalitario. Ma davanti alla pandemia, guai a criticare l’Oms. Sareste tacciati di essere “nemici dell'ambiente e della salute”
A dispetto della narrazione per cui essa parlerebbe sempre con una voce sola, la scienza non ama il monopolio, è plurale e si nutre di disaccordi. Purtroppo i disaccordi possono diventare divisivi, soprattutto se la scienza diventa una formula di legittimazione al servizio della politica. Dopo l’energia nucleare, l’Aids, gli ogm, il riscaldamento globale e le cellule staminali, sta emergendo una nuova questione scientifica potenzialmente foriera di conflitto politico, attorno all’ipotesi che la conservazione della biodiversità ci protegge dalle zoonosi, ovvero che le azioni umane che danneggiano gli ecosistemi selvatici aumentano il rischio di infezioni emergenti, tipo Covid-19. Ne viene tratta la deduzione che gli interventi sanitari per contenere questi rischi dovrebbero mirare anche a proteggere la biodiversità.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE