Dubbi sul vaccino russo
Incongruenze nei dati e solo 40 volontari per lo studio che lo presenta su Lancet. Gli scienziati chiedono spiegazioni
Su queste pagine, il lettore ha molte volte potuto leggere appelli rivolti alla comunità scientifica e al pubblico a vigilare sulla cattiva scienza che la crisi pandemica innescata da Sars-CoV-2 ha riversato in quantità mai viste prima anche nelle riviste scientifiche blasonate.
Sotto la pressione dell’aspettativa dell’opinione pubblica, della politica e della stessa competizione scientifica, i ricercatori stanno producendo imponenti quantità di articoli, preprint, comunicazioni e pezzi di opinione, con il risultato che il controllo usuale costituito dalla revisione dei pari prima della pubblicazione è stato abbondantemente allentato, un po’ come l’acqua che durante un’alluvione tracima oltre l’argine predisposto per arrestarlo.
Questa stato di cose dovrebbe suonare come un campanello d’allarme e una chiamata alle armi per ogni singolo ricercatore, spingendo a verificare con raddoppiata attenzione ogni nuovo articolo scientifico, particolarmente quando il suo impatto sul pubblico o sul decisore politico è rilevante; e in parte, i ricercatori hanno effettivamente risposto, riuscendo per esempio a far ritrattare in poco tempo una serie di articoli originati da una piccola azienda fraudolenta che fabbricava i dati per importanti gruppi di ricerca, dati poi alla base di pubblicazioni su riviste come Lancet, New England Journal of Medicine e così via.
Il 4 settembre, dopo roboanti annunci all’opinione pubblica mondiale, la comunità scientifica ha potuto trovare su Lancet la descrizione dei dati di efficacia e di sicurezza riferibili a un nuovo vaccino contro Sars-CoV-2 sviluppato in Russia. Proprio per l’importanza di dati come questi, in tanti ci siamo messi di buona lena a esaminare i risultati descritti dal gruppo di ricerca autore dello studio pubblicato.
Molti hanno osservato, giustamente, che lo studio è condotto su un numero insolitamente piccolo di volontari. In realtà, si tratta di due studi indipendenti, condotti su due formulazioni diverse – una in soluzione e una liofilizzata – dello stesso vaccino, ciascuna sperimentata su solo 20 volontari: davvero un campione poco significativo per trarre conclusioni diverse da un incoraggiamento a continuare la sperimentazione.
Tuttavia, insieme a un gruppo di colleghi in tutto il mondo, abbiamo identificato incongruenze nei dati che sollevano dubbi tali da richiedere la disponibilità dei dati originali dello studio per poter essere dissipati. Per questo motivo, abbiamo deciso di scrivere una lettera aperta agli autori dello studio e all’editor in chief di Lancet, il prof. Horton, nella speranza di poter ottenre presto chiarimenti.
Trovate la nostra lettera, contenente la descrizione di quanto abbiamo trovato e la nostra richiesta di chiarimenti, qui.
In nome della trasparenza indispensabile in una fase così delicata dello sviluppo dei vaccini come quella che stiamo vivendo, speriamo di ricevere al più presto una adeguata risposta, atta a dissipare i nostri dubbi.