Dopo la lettera a Lancet in cui si chiedono chiarimenti sui dati di "Sputnik V", il vaccino approvato da Putin prima della fine della sperimentazione, i media legati al Cremlino e le istituzioni russe hanno avviato una campagna di delegittimazione dello scienziato italiano (e collaboratore del Foglio) accusandolo di essere uno "sciacallo". L'aggressività e la mancanza di trasparenza delle autorità russe mostrano che i conflitti d'interessi sono tutti a Mosca
I lettori del Foglio hanno imparato ad apprezzare Enrico Bucci per la serietà con cui sta raccontando giorno per giorno l’evoluzione della pandemia, le decisioni di politica sanitaria, le varie bufale sul Covid, i progressi e gli errori della ricerca scientifica. Quest’ultimo aspetto è la sua specializzazione, visto che Bucci – che è adjunct professor presso la Temple University di Philadelphia – negli anni ha scoperto molte frodi scientifiche e sul tema ha scritto un libro divulgativo che si intitola proprio come la rubrica sul Foglio: “Cattivi scienziati”. Proprio il sua impegno sull’integrità scientifica, però, gli crea qualche problema. Negli ultimi giorni, infatti, Bucci è stato oggetto di una pesante campagna denigratoria da parte dei media e della istituzioni russe. La sua colpa è di aver chiesto chiarimenti sul vaccino “Sputnik V”, già annunciato dal presidente Vladimir Putin dopo una sperimentazione accelerata e prima che fossero conclusi i test di fase 3 (che servono a determinare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco su larga scala).
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