cattivi scienziati
Perché è pericoloso inseguire il virus con i decreti
Servono azioni fondate su evidenze, e il tempo sufficiente per capirne gli effetti
Una nuova, terribile ondata si sta abbattendo in questi giorni sull’Italia. Dopo quella iniziata a fine gennaio e durata fino ad aprile, anche questa impegna il governo e i funzionari dei ministeri a fronteggiare la nuova emergenza al meglio delle loro forze. Dopo la pausa estiva, il secondo dei virus che ha colpito il nostro paese è tornato a flagellare l’Italia: il decretovirus. La velocità di produzione di decreti-legge e decreti del presidente del Consiglio dei ministri è tornata a salire, anche se non ha ancora raggiunto valori paragonabili alla prima ondata; anche questa volta, è ripreso tuttavia l’andamento esponenziale nel tempo.
In figura, possiamo osservare gli esponenziali che interpolano al meglio il numero cumulato di dpcm e decreti-legge della prima e della seconda ondata: si può notare come, per nostra fortuna, il tempo di raddoppio non sia ancora lo stesso. Eppure, se non si provvederà con opportune misure di distanziamento e di isolamento, inesorabilmente il numero di decreti di ogni sottospecie, e a valanga di regolamenti attuativi, atti legislativi e tutta le parafernalia legislative connesse non potrà che aumentare, se dobbiamo guardare alla prima ondata. Con alcune conseguenze molto gravi, che val qui la pena di ricordare:
1) Tra un decreto e l’altro, non ci sarà tempo di capire se le misure attuate stanno funzionando o meno, perché queste misure cambiano più velocemente del tempo di risposta dell’epidemia alle stesse (stimato recentemente su Lancet in qualche settimana, per quanto riguarda le misure di contenimento non farmacologico del virus);
2) Tra un decreto e l’altro, le categorie colpite dalle varie misure non faranno neppure in tempo a completare gli aggiornamenti e gli investimenti, che nuovi regolamenti e decreti provvederanno a colpirle e vanificare le azioni precedenti (proprio come successo nella prima ondata legislativa);
3) Tra un decreto e l’altro, i cittadini, ma anche la burocrazia e le imprese, perderanno completamente la trebisonda, con il rischio di più gravi inefficacie e conseguenze negative di quelle sin qui viste.
Il decretovirus è un patogeno che ha il suo codice genetico fatto di memi, invece di Dna o Rna: memi che prendono la forma di idee sbagliate e pregiudizi, profondamente radicati nella testa dei politici, i quali credono che inondare il paese di nuove misure, senza avere modo di valutare se e come le misure precedenti abbiano raggiunto una certa efficacia, sia comunque desiderabile, perché fornisce l’idea di azione e prontezza nella risposta.
Ma il decretovirus, come e quanto il coronavirus, rischia di ammazzare il paese, perché presto produce sbandamento e incertezza tali da rendere i cittadini immuni all’azione legislativa, proprio come l’infezione da Sars-CoV-2, almeno per un po’, li rende immuni al virus.
Per piacere, un po’ di coerenza e ponderazione: basta inseguire il virus, è ora di azioni che abbiano una durata almeno sufficiente a capire che effetto hanno, le quali siano fondate su evidenze solide (le poche che abbiamo).