Con 18 voti su 21, vince Aschbacher, sostenuto da una cordata filotedesca. Il governo Conte, dopo il pasticcio delle due candidature italiane, spera di ottenere la guida di Esrin il progetto Osservazione della Terra con sede ai castelli romani
Gli occhi nell’immensità del firmamento, e il cuore a Frascati. Che non è molto, ma è il massimo a cui l’Italia può auspicare. C’è toccato giocare di rincalzo, infatti, nella scelta del nuovo direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, visto che di meglio non si poteva fare: dopo aver bisticciato su due diverse candidature - quella di Roberto Battiston e quella di Simoentta Di Pippo - senza riuscire a concretizzarne nessuna, l’Italia non poteva che sperare in un premio di consolazione, di fronte allo scontro tra i francesi e tedeschi, con questi ultimi che di fatto l’hanno spuntata. Perché è vero che manca l’ufficialità, attesa per il fine settimana, ma il risultato è acquisito: si sa che il nuovo presidente dell’Esa sarà l’austriaco Josef Aschbacher, supportato da una coalizione che, proprio sotto la regia della Germania e dei paesi nordici, ha ottenuto ben 18 dei 21 voti disponibili.
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