"L'ultimo sprint”
Un traguardo politico, ma una buona notizia per tutti
Il Regno Unito approva l'uso del vaccino anti Covid di Pfizer/BioNTech. È una mossa tattica, ma anche una clamorosa vittoria della scienza. I tempi di consegna delle dosi restano invariati
E’ l’inizio della fine della pandemia. Così il ministro della Salute inglese ha annunciato l’approvazione d’emergenza per il vaccino di Pfizer/BionTech nel Regno Unito, la prima per un vaccino contro Sars-CoV-2 nel mondo occidentale. Ma come mai l’Inghilterra ha tagliato questo traguardo per prima? Innanzitutto, vale la pena di ricordare le parole del capo della britannica Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (Mhra), la dottoressa June Raine, che per fare comprendere come sia stata possibile un’approvazione così rapida senza prendere scorciatoie pericolose, ha commentato in questo modo: “Se stai scalando una montagna, ti prepari e ti prepari. Abbiamo iniziato a giugno. Quando i risultati provvisori sono diventati disponibili, il 10 novembre, eravamo al campo base. E poi quando abbiamo ottenuto le analisi finali eravamo pronti per l’ultimo sprint che ci porta a oggi”.
In realtà, per essere onesti, c’è anche altro. Il governo inglese è stato in continuo contatto con la Mhra, chiedendo una rapida valutazione dei dati (su tutti i vaccini) man mano che fosse possibile ottenerli. Essendo, grazie alla Brexit, fuori dall’orbita del regolatore europeo (l’Agenzia europea per i medicinali, Ema), questo risultato aveva per Boris Johnson un significato politico che non sfugge: quello di dimostrare che l’uscita dall’Ue consente più flessibilità e una risposta più pronta per intervenire in ogni situazione, compresa un’emergenza pandemica.
Dunque non stupisce che, di fronte alla possibilità di tagliare un traguardo politico prima ancora che sanitario, il governo britannico abbia persino sacrificato il patriottismo, approvando il vaccino americano prima di quello in sviluppo a Oxford. Però bisogna sapere che questa approvazione (che probabilmente anticipa di non più di un paio di settimane quella europea e quella americana) ha, appunto, un significato puramente politico. Le 40 milioni di dosi che il governo inglese ha pre contrattato con la Pfizer non arriveranno prima: innanzitutto, perché la precedenza come al solito l’avranno gli americani, e poi perché l’ordine di distribuzione ai vari paesi del mondo non è fatto sulla base del momento dell’approvazione, ma sulla base di quanto è stato preventivamente contrattato con il produttore. D’altronde, se anche il vaccino fosse fornito oggi al governo britannico, vi sarebbero come al solito problemi logistici difficili da superare.
Innanzitutto, poiché il vaccino deve essere conservato a meno 70 gradi, esso sarà trasportato solo negli ospedali principali del Regno Unito. Da qui potrà essere spostato una sola volta, in pacchetti da non meno di mille dosi: questo significa che, per esempio, nelle case di riposo, ove non si contano che qualche dozzina di residenti, si rischia di sprecare una gran quantità di prodotto. Per questo motivo si vaccinerà innanzitutto il personale sanitario dei centri in cui il vaccino sarà prioritariamente stoccato, e solo dopo le altre categorie, incluse quelle a maggior rischio di sintomatologia grave o fatale. Inoltre, per il momento il governo ha ammesso di non avere ancora chiari i numeri delle varie categorie di persone che potranno accedere prioritariamente al vaccino, perché questi numeri sono influenzati sia dalla mobilità delle persone (spesso in via prioritaria anziani o malati) sia da quella del vaccino, che, come abbiamo visto, è davvero limitata nel caso del vaccino Pfizer/Biontech.
Dunque, alla fine il risultato dell’approvazione precoce, sebbene sia fondato su dati solidi e su una procedura rigorosa, è ancora una volta più utile a creare consenso che a vaccinare prima la popolazione; e forse è meglio, tutto sommato, aspettare la revisione rigorosa anche di altre agenzie, come la Food and Drug Administration e l’Ema, considerato che in ogni caso i tempi di vaccinazione saranno stabiliti dalla logistica e dai contratti commerciali già in essere, piuttosto che da qualche settimana di anticipo nella parte regolatoria. Da questo punto di vista, il fatto che il primo vaccino abbia passato la prima valutazione di un’agenzia occidentale è un risultato buono per tutti e implica che, fra non molto, chi vorrà giudicare di persona i risultati ottenuti per questo vaccino in fase 3 potrà farlo. Siamo arrivati forse alla fine dell’inizio; ma se è così, ci siamo arrivati tutti, e l’approvazione nel Regno Unito non cambia l’ordine di priorità per nessuno.