cattivi scienziati
I sospetti No Vax sul vaccino anti Covid
Ora che sono in arrivo i farmaci contro il virus basati su Rna è già partito il rifiuto della novità: un fenomeno ricorrente nella storia della medicina
C’è un’idea abbastanza perniciosa che si sta diffondendo e che potrebbe ostacolare il raggiungimento di una buona protezione vaccinale contro Sars-CoV-2. E’ l’idea che, siccome i primi vaccini in arrivo saranno a quanto pare quelli basati su Rna, sarebbe pericoloso vaccinarsi perché la tecnologia su cui essi si basano è nuova e quindi foriera di pericoli ancora sconosciuti. Il rifiuto della novità, nella storia della medicina, è un fatto ricorrente e ben stabilito; da sempre le nostre migliori cure attuali sono figlie di un’avversione sospettosa quando sono state rilasciate al grande pubblico per la prima volta, e del resto la paura per il nuovo viene sempre sapientemente aizzata per guadagnare consenso quando si tratta di sbarrare il passo agli ultimi ritrovati tecnologici (come il 5G) o scientifici (come le biotecnologie agrarie).
Anche nel caso dei vaccini, naturalmente, non mancano gli esempi: innanzitutto quando la profilassi vaccinale è nata, con l’idea diffusa ad arte che iniettarsi i vaccini trasformasse in animali o fosse comunque estremamente pericolosa, ma in tempi molto più recenti e molto più paragonabili alla situazione attuale quando il primo vaccino basato su Dna ricombinante – quello introdotto negli anni 80 contro l’epatite B – scatenò un’iniziale crisi di rigetto popolare, pur essendo molto più sicuro dei suoi predecessori, basati su derivati ematici perché il virus contro cui era diretto non era facilmente coltivabile in laboratorio.
Dunque, non c’è da sorprendersi che ancora una volta l’innovazione e il potenziale benefico cambiamento introdotto da vaccini basati su Rna, ove questi superassero tutti gli esami del caso, viene già oggi messo in dubbio sulla base del fatto che si tratterebbe di prodotti troppo nuovi per essere sicuri, quand’anche dovessero risultare efficaci e utili. A parte le barzellette di qualcuno che ripete storielle senza fondamento, come il potenziale trasformante di questi vaccini nei confronti del nostro Dna, vale la pena di discutere un po’ più da vicino quale sia lo stato della tecnologia basata sull’uso per scopi clinici di Rna; così facendo, spero che il lettore si renda ben conto del fatto che i recentissimi candidati vaccini contro Sars-CoV-2 Di Moderna, di Pfizer/BioNTech e anche molti altri più indietro nello sviluppo clinico, in realtà non sono altro che il coronamento di una sperimentazione umana che è cominciata ben prima della pandemia di Covid-19.
Per quanto riguarda i vaccini, possiamo citare due preparati che sono già in fase 2 di sperimentazione clinica, uno contro il citomegalovirus e uno contro il metapneumovirus; in fase 1, dedicata allo studio degli eventuali effetti avversi e alla sicurezza, sono già passati oltre a questi due (di cui quello contro metapneumovirus anche in una coorte pediatrica), almeno un vaccino a Rna contro Zikavirus, uno contro l’influenza H7N9, uno contro il virus respiratorio sinciziale in età pediatrica. Oltre ai vaccini contro i virus, esistono anche vaccini in sviluppo contro il cancro: si tratta di mRna personalizzati contro i tumori, fatti in modo da “aizzare” il sistema immune contro di essi. Se andiamo oltre i vaccini, scopriamo che contro il virus Chikungunya ha completato la fase 1 di sperimentazione umana un prodotto composto da due mRna che codificano per un anticorpo monoclonale contro il virus.
Esistono poi altri Rna in fase clinica di sperimentazione che sono fatti per indurre la produzione di proteine, disegnati per contrastare tumori solidi, carcinomi ovarici e linfomi (arrivati in clinica in fase 2), altri che hanno lo scopo di favorire la produzione di una proteina utile alla rigenerazione dei tessuti cardiaci dopo ischemia miocardica (anche questi in fase 2), e altri ancora in stadi più precoci (fase clinica 1) contro vari tipi di tumore. La cosa interessante è che in nessuno di questi casi si segnalano eventi avversi in quantità o qualità particolarmente diversa da quella di un qualsiasi altro farmaco o vaccino in sviluppo; eppure, come si desume dal breve e non completo elenco fatto, gli studi clinici, iniziati ormai da anni, sono tanti. Come si vede, è fuorviante e falso pensare che la tecnologia non sia stata mai testata prima; è solo un argomento retorico, usato peraltro spesso da chi vuol contrastare questo tipo di vaccini, come qualunque altro, e non solo da chi ha “paura del nuovo”. Quando, dopo decine di milioni di dosi, si cominceranno certamente a vedere effetti avversi (per legge statistica), e considerando che essi saranno evidenti tutti in un tempo relativamente breve, a causa dei programmi di vaccinazione di massa, è bene quindi prepararsi: ciò che conterà, come sempre, sarà la frequenza di tali eventi, e non gli strepiti degli antivaccinisti.
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