Perché, dopo i casi Di Bella e Stamina, ora la scienza ha un argomento in più davanti ai magistrati: nelle cause che riguardano le vaccinazioni sarà obbligatorio il parere dell'Aifa. Grazie a Elena Cattaneo
Sabato abbiamo raccontato la recente sentenza lunare con cui la Cassazione, ignorando ogni evidenza scientifica, ha sancito che i vaccini possono causare la leucemia. Un giudizio che si inserisce nel solco di una giurisprudenza antiscientifica che in Italia ha una tradizione radicata, dal caso Di Bella a Stamina passando per le sentenze sulla correlazione vaccini-autismo. Il problema era così clamoroso che nel gennaio del 1998, dopo che il famigerato pretore di Maglie impose all’Asl di fornire a un bambino malato di tumore la pseudo-cura Di Bella, mai sperimentata né approvata, la rivista scientifica Lancet scrisse un duro editoriale dal titolo “Più giudizio clinico, meno giudici clinici”: “È un peccato che in Italia la magistratura, sulla base di scarsi pareri medici, abbia il potere di spazzare via le direttive di prescrizione attentamente costruite” dalle autorità sanitarie, scriveva Lancet. “O peggio ancora, che le decisioni dei giudici forniscano l’approvazione ufficiale di un trattamento che deve ancora essere sperimentato”.
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