Anche nell’emergenza Covid, i giudici sembrano pensare che il loro compito non sia quello, fondamentale e che solo loro possono svolgere in uno stato di diritto, di controllare che le leggi e le regole siano state rispettate, servendosi in modo imparziale e sulla base degli standard definiti dalla comunità scientifica di esperti privi di qualsivoglia conflitto di interessi, chiamati a redigere e discutere le perizie presentate in tribunale. La sentenza del Consiglio di stato che autorizza la prescrizione off-label dell’idrossiclorochina, grazie a un incredibile assist di Aifa, e la sentenza della Corte di Cassazione, che dando ragione a un “esperto” incompetente e antivaccinista decide l’esistenza di un nesso di causalità tra una batteria di vaccinazioni e un caso individuale di leucemia, sono episodi che nello specifico sembrano dire poco. Sono derubricati come decisioni prese a fronte di dati incerti o non univoci. Ma non è vero che i dati erano incerti, bensì sono stati organizzati per renderli tali. Basta studiare i problemi usando la letteratura scientificamente accreditata ed è trasparente come stanno i fatti.
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