cattivi scienziati
I danni della cecità cognitiva
L’ipotesi dei morti dopo il vaccino: quando i preconcetti cancellano una parte dell’informazione
Il Regno Unito ha registrato ieri un nuovo record di decessi: 1.820, con quasi 39 mila nuovi casi di Covid-19 accertati. La variante inglese del nuovo coronavirus la scorsa settimana era presente in 60 paesi, ha spiegato l’Organizzazione mondiale della sanità nel suo rapporto epidemiologica settimanale. Il presidente americano Joe Biden, che si è insediato ieri, firmerà presto un decreto esecutivo per il rientro degli Stati Uniti nell’Oms. Non è bastato. Di fronte al mio piccolo esperimento ai danni dei lettori, in cui annunciavo che vi sarebbero stati dei morti dopo la vaccinazione fra gli ultraottantenni, specificando più o meno quanti, e spiegando perché questi non fossero significativi, vi è stato qualcuno che ha pensato bene di rivoltare la frittata, dicendo in sostanza che se non contano gli ultraottantenni morti dopo il vaccino, allora non si vede perché dovrebbero contare quelli morti dopo l’infezione con Sars-CoV-2. Eppure, avevo scritto chiaramente che i morti in eccesso statistico sono quelli da dimostrare: quanti, cioè, sono morti in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, per la stessa categoria di persone e nello stesso periodo di tempo. Nonostante questa avvertenza, fatta proprio per disinnescare il rischio di una fallacia logica chiamata “falsa equivalenza”, ho ricevuto commenti dai quali traggo i seguenti esempi: “I morti li contate quando vi fa comodo”; oppure: “Bisogna allora spiegare perché per i vaccinati fate tutti questi distinguo, e non per i morti da virus”; o anche: “Ecco svelato l’inganno dei morti da virus”.
Non è bastato quanto avevo scritto, non sono bastati i dati Istat che certificano una mortalità superiore alla media per svariate decine di migliaia di unità nei periodi in cui il virus ha circolato maggiormente (morti in eccesso che sono oltretutto largamente superiori pure a quelli ufficialmente conteggiati come morti per l’infezione): la cecità cognitiva in questo caso è diventata cecità fisica, tale da annebbiare perfino l’esplicito richiamo a questi concetti che avevo fatto nel mio articolo, proprio per evitare di leggere commenti come quelli elencati. La cosa è francamente demoralizzante e agghiacciante, per chi fa il mio lavoro e per tutti quelli che cercano di mostrare agli altri come stanno le cose: quando, infatti, si viene informati dell’estensione del famoso tasso di analfabetismo funzionale che ci circonda in Italia, si immagina che sia in buona fede, e che di fronte a una evidenza, è il caso di dire, a chiare lettere e non ambigua, le persone siano in grado di evitare di sragionare in modo così evidente. Invece, l’affezione ai propri preconcetti è così forte, da oscurare letteralmente i caratteri in maniera selettiva, in modo che si legga una parte ben determinata di quanto scritto, e si cancelli letteralmente il resto; e il “non sapere cosa non si sa”, cioè l’effetto Dunning-Kruger, provvede al resto, portando persone che uno si immagina essere pacate o almeno mediamente tranquille a scatenarsi nel mostrare tutta la propria cecità e tutta la propria esasperata incapacità cognitiva. Di fronte alla prova evidente del proprio pregiudizio sfruttato dai giornalisti per fare i titoli sulla morte dopo i vaccini, le persone credono di aver scoperto invece una conferma di una presunta frode nell’attribuzione delle morti al virus; e così via confermando, di bias in bias, in un numero tutt’altro che piccolo, rendono palese quanto la situazione sia disperante e disperata per chi, nel suo piccolo, cerca di portare un po’ di fatti nella discussione.
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