La pandemia nella quale siamo immersi ha catalizzato la discussione su come provare a gestirla, con visioni del mondo molto diverse: fra “esperti” (epidemiologi, immunologi, esperti di salute pubblica, virologi) e, in parte almeno, scienziati sociali ed esponenti politici. A dispetto del fatto che viviamo in un mondo che dice di premiare la razionalità, il dibattito ha visto un ricorso costante ai bias cognitivi più banali. E’ come se, davanti a una minaccia non proprio nuova ma evidente, avessimo deciso di dimenticare ciò che abbiamo imparato, nella sostanza, nel corso degli scorsi duecento anni, usandolo semmai per razionalizzare intuizioni e istinti ben precedenti alle grandi scoperte riguardanti il funzionamento del mondo biologico e la complessità dei fenomeni sociali.
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