Cattivi scienziati
Una giornata campale per i vaccini
Ema ha approvato ieri in via condizionale il siero Astra Zeneca, intanto sono stati diffusi i dati realtivi a Johnson & Johnson e di Novavax. Passaggi fondamentali per combattere il virus
Ieri è stata una giornata campale dal punto di vista della nostra battaglia contro la pandemia vaccinale, perché è arrivata una montagna di nuove informazioni su vaccini noti e meno noti. EMA ha approvato in via condizionale il vaccino di Astra Zeneca e sono stati diffusi i dati sui candidati vaccini di Johnson & Johnson e di Novavax. Cominciamo con il dire che, finalmente, arrivano dati solidi su vaccini sviluppati in occidente con tecnologie diverse da quella a mRNA. In particolare, sia il vaccino di Astra Zeneca, approvato, che quello di Johnson & Johnson, ancora solo candidato, sfruttano vettori adenovirali. In entrambi i casi, la protezione dalla malattia misurata – con una sola dose, come nel caso di Johnson & Johnson (66%), o con due dosi, nel caso di Astra Zeneca (59.5%) – risulta molto inferiore a quella della tecnologia a mRNA dei concorrenti.
Se consideriamo quel poco che si sa del vaccino russo Sputnik V, pure esso basato su vettori adenovirali, un quadro sembra emergere con chiarezza: l’efficacia di questa tecnologia, almeno per quel che riguarda l’immunizzazione con la proteina spike di SARS-CoV-2, è minore di quella finora riportata per i due vaccini a RNA approvati (Moderna e Pfizer/Biontech). Tuttavia, è vero che questi vaccini possono essere utili laddove i vaccini a RNA, per motivi di logistica del freddo o per il loro costo, non possono giungere: trattandosi di una porzione tutt’altro che trascurabile dell’umanità, e sapendo che è necessaria un’immunizzazione più ampia possibile del “gregge mondiale”, considerando poi che l’efficacia del vaccino J&J con una sola dose è decente, i vaccini adenovirali possono ancora risultare utili. Vi sono poi i dati di efficacia su un vaccino completamente differente, quello di Novavax, basato su proteine. In questo caso, l’efficacia di protezione è stata annunciata essere pari a circa l’89%; se fosse vero, sarebbe un’ottima notizia, perché come i vaccini ad adenovirus questo tipo di vaccini è molto più maneggevole logisticamente e può dunque essere impiegato su scala più ampia, pur avendo un’efficacia vicina a quella dei vaccini a RNA.
Tuttavia, proprio questo vaccino ha evidenziato con chiarezza come il virus sia in grado di evadere gradualmente la risposta immune attraverso la mutazione: contro il ceppo originale di Wuhan si è misurata una protezione pari quasi al 96%, contro la “variante inglese” superiore a 85%, ma il braccio di pazienti residenti in Sudafrica, ove circola una differente variante, è risultato protetto solo al 60%. In più, finalmente è arrivato un dato sui soggetti immunodepressi – in questo caso persone infette da HIV: in questi soggetti, come ci si poteva aspettare, la protezione è scesa al 49%. Allo stesso modo, il vaccino della J&J ha mostrato minore efficacia ove circolano varianti immunoevasive: in Brasile, intorno al 66%, e in Sudafrica di circa il 57% (dato quindi molto simile a quello di Novavax). È interessante notare come la perdita di immunità contro queste varianti dei vaccini a RNA sembra essere proporzionale, essendo pari a circa il 20% per quello di Pfizer/BionTech; partendo da un livello di protezione più alto, tali vaccini mantengono efficacia più alta anche contro le varianti (e questo non era scontato).
Infine, una nota importante: indifferentemente dalla particolare variante considerata, tutti questi vaccini rimangono in grado di tagliare drasticamente la percentuale di casi gravi; questo, naturalmente, offre la speranza che, almeno fino ad adesso, la selezione effettuata per prodotti che fossero diretti soprattutto ad evitare le conseguenze cliniche dell’infezione sembra avere avuto successo. Di certo, il prossimo traguardo in questa straordinaria corsa della comunità scientifica mondiale consiste nel trovare il modo di rendere il più possibile innocue le mutazioni di nuove varianti, o attraverso vaccini di nuova concezione ancora da inventare, o attraverso il loro rapido sequenziamento e la variazione dei vaccini già esistenti in modo altrettanto rapido, operazione possibile agevolmente con i vaccini a RNA.
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