cattivi scienziati
Che senso ha confrontare l'efficacia vaccinale dei trial clinici
Quanto sono significative le infezioni che si osservano nella popolazione già vaccinata? Il confronto tra la fase di sperimentazione e il mondo reale
Piccolo memento sull’efficacia vaccinale, a uso di coloro che fossero interessati a valutare quanto e se le infezioni fra i vaccinati che indubbiamente si osserveranno (perché nessun vaccino copre al 100 per cento) siano più o meno significative. Ricordiamo, come esempio, cosa significa che in un trial clinico si è misurata una protezione al 90 per cento: significa che dato un certo numero di casi di Covid-19 sintomatico, in due gruppi di pari caratteristiche, uno vaccinato e uno no, i casi sintomatici tra i vaccinati sono risultati essere pari al 10 per cento di quelli non vaccinati. Per esempio, se si sono verificate, in questi due gruppi uguali, 22 infezioni sintomatiche in totale, 2 saranno capitate tra i vaccinati, e 20 tra i non vaccinati. Andiamo adesso nel mondo reale, quello delle vaccinazioni di massa al di fuori di un clinical trial. Quando i giornali comunicano un certo numero di infezioni sintomatiche tra i vaccinati – poniamo 20 su 1.000 vaccinati – sono molte o sono poche, rispetto a quanto atteso dalle prove cliniche?
Per saperlo, devo avere anche i dati su un gruppo di soggetti non ancora vaccinati di eguali dimensioni: se osservassi 1.000 non vaccinati, dovrei osservare tra questi 200 casi di infezioni sintomatiche, se i risultati sul campo fossero identici a quelli della sperimentazione. Se avessi un campione di 10.000 vaccinati e lo paragonassi a uno di 1.000 non vaccinati, dovrei trovare quindi 200 casi fra i vaccinati e 200 tra i non vaccinati: è infatti il numero di casi per gruppi di pari dimensioni a essere in rapporto 1:10, non il numero assoluto di casi. Fin qui si tratta di ovvietà. Il punto importante è che nel clinical trial tutto avviene in condizioni ottimali. Per esempio, sia i vaccinati sia i non vaccinati, visto che la sperimentazione è in cieco e nessuno sa se ha ricevuto il vaccino, porteranno la mascherina e rispetteranno il distanziamento sociale. In realtà, quindi, il trial paragona vaccino più mascherina contro mascherina da sola. Se invece nelle vaccinazioni di massa, dove ognuno sa di stare ricevendo un vaccino, i non vaccinati prendono più cautele dei vaccinati (che oltretutto magari si sentono al sicuro subito dopo la puntura), allora la distanza tra vaccinati e non vaccinati diminuirà: sto infatti paragonando, poniamo, vaccinati rispetto a non vaccinati che indossano mascherina e applicano il distanziamento.
Ancora: se i vaccinati sono una categoria professionale particolarmente esposta al rischio di infezione – come il personale sanitario – il confronto con i non vaccinati, che in generale si fa con la popolazione restante, sarà un altro motivo per cui l’efficacia apparente diminuirà rispetto al trial, in cui i gruppi vaccinati e non vaccinati sono scelti per essere il più simili possibile. Infine, se il vaccino – come nel caso di Pfizer e Moderna – ha problemi di rapida perdita di efficacia, a causa della sua scarsa termostabilità, è inevitabile che, nel mondo reale, ove vi sono rallentamenti, disguidi nelle prenotazioni, dosi “avanzate” che sono comunque utilizzate eccetera, si avrà un’ulteriore probabile perdita di efficacia apparente. Per tutte queste e per altre ragioni ancora – tra cui anche il fatto che la popolazione virale che ci si trova a contrastare alla fine di uno sviluppo clinico è diversa da quella con cui si è partiti – è naturale e atteso che solo in casi molto, molto particolari, i raffronti fatti sui giornali tra gruppi diversi e in condizioni non uniformi e controllate come quelle dei trial diano un risultato peggiore. Purché quel risultato sia sufficiente a diminuire la quantità di ammalati, come sembra stia avvenendo nei paesi in cui si è vaccinata una fetta di popolazione sufficiente, il primo grande passo è fatto; il che non significa affatto che ci si sia liberati del problema, ma che si sia iniziato a mitigarlo. Altri passi e altre strategie, tra cui quella farmacologica, risultano comunque necessarie anche con i migliori vaccini; ma di questo parleremo domani.
Cattivi scienziati