Cattivi scienziati
Un anno esponenziale
La triste parabola di chi un anno fa sentenziava la fine del virus e oggi è allarmista
Ricade in questi giorni un triste anniversario. Un anno fa (2 marzo, ma era bisestile) produssi un grafico che ebbe una certa diffusione, in un post intitolato "Esponenziale".
Era la previsione di quello che sarebbe successo nelle terapie intensive, fatta in un momento in cui persone che non hanno ancora reso conto delle proprie affermazioni parlavano di banali influenze, ciondoli, Milano non si ferma e tutto l'armamentario che abbiamo poi conosciuto. Il semplice rilevare un trend, usare un fitting esponenziale e trarne le ovvie conseguenze causò il risentimento di stuoli di economisti, modellisti, epidemiologi della domenica e dottori provvisti di finissimo senso clinico e critico verso i "topi di laboratorio", i quali si fecero un punto d'onore di reagire in maniera inconsulta.
Nel migliore dei casi, cominciò da subito la "rincorsa al flesso", che tutti credevano di individuare dopo pochi giorni. È con la massima sincerità che vi dico: come sarebbe bello se avessimo sbagliato a marzo 2020, Enzo Marinari, Giuseppe De Nicolao, Giorgio Parisi ed io. Come sarebbe stato bello se poi, passata la prima ondata, il virus fosse evoluto in direzione di una minore virulenza, trasformandosi in un “virus buono” per ineluttabile legge di natura. Come sarebbe stato bello se fosse bastato il sole ad ucciderlo. Come sarebbe stato bello se fosse clinicamente morto a giugno o giù di lì.
Come sarebbe stato bello se qualche fine analista che mi accusava di frode per la rappresentazione dei dati il 16 agosto, quando avvisai dell’arrivo di una seconda ondata, avesse avuto ragione. Come sarebbe stato bello se le parole di qualche epidemiologo e virologo di peso all’inizio dell’autunno, che escludevano categoricamente la possibilità di una seconda ondata, fossero state vere. Come sarebbe stato bello se all’inizio di gennaio di quest’anno, quando segnalai che sembrava di essere tornati ad un anno fa, fossero state sostanzialmente sbagliate. Come sarebbe bello se i quotidiani aggiornamenti della fondazione GIMBE di Nino Cartabellotta fossero figli del pessimismo di quest’ultimo. E come sarebbe bello se avessero avuto tutti ragione i giocolieri del “morto con”, invece che “morto per”, oppure color che sostengono ancora oggi che si fanno passare morti per influenza come morti per Covid-19.
Sarebbe stato certamente bellissimo, anche se solo una delle ipotesi elencate fosse stata vera. Peccato che i fatti abbiano la testa dura, e nonostante taluni dei sostenitori impuniti delle tesi anzidette siedano oggi in posti di responsabilità, essi si esprimono in modo ben diverso, tutti trasformati dal virus in allarmati e compunti dispensatori di preoccupate affermazioni al pubblico di memoria più breve. Perché gli altri – coloro che ricordano – non possono dimenticare chi e quando, armato di wishful thinking e di una cattedra o di una funzione clinica importante, ha contribuito con le sue affermazioni al disastro, senza non dico pagarne le conseguenze, ma nemmeno chiedere scusa.