Cattivi scienziati
L'eterna review biodinamica. Il presunto supporto scientifico
La biodinamica sta al biologico come l'astrologia all'astronomia. Eppure il Senato ha appena approvato una legge che la tutela, basandosi su una fantomatica "review" che forse è una bozza di tesi da dottorato
È arrivato il momento di affrontare con i miei lettori la questione del supporto scientifico che i sostenitori della biodinamica vantano per le loro pratiche. A illustrazione della confusione che costoro fanno, per portare acqua al proprio mulino, vorrei trattare l’ultimo cavallo di battaglia, la famosa revisione di 147 articoli vantata recentemente anche in Parlamento.
Qui dimostrerò quanto segue: non è una review (nel senso che non è una revisione della letteratura pubblicata né procede secondo alcuno standard sensato), non sono stati esaminati 147 articoli e infine non è vero che questi supportino in alcun senso che abbia significato scientifico un presunto vantaggio del metodo biodinamico sugli altri.
Cominciamo dal primo punto: già nel 2018, in occasione di un contestatissimo convegno ospitato dal Politecnico di Milano, Gaio Cesare Pacini annunciava, sulla testata online Terra e Vita, una review a suo nome sulla ricerca scientifica in agricoltura biodinamica”. Il professore associato Pacini afferisce al Dipartimento di Scienze produzioni animali agroalimentari e dell’ambiente dell’Università di Firenze e risulta autore di 25 pubblicazioni censite dal database Scopus, compresi alcuni capitoli di libro; eppure, non vi è traccia, almeno su Scopus, di nessuna review pubblicata a suo nome concernente 147 articoli sulla biodinamica. Sarebbe bello, a questo punto, sapere dove questa review sia stata pubblicata, o se non è stata pubblicata affatto.
Pazienza, andiamo avanti e cerchiamo di venirne a capo. La cosiddetta “review” è recentemente riemersa non solo nella discussione sulla legge appena approvata dal Senato, ma anche in un convegno di pochi giorni fa tenutosi all’Università Di Firenze, presente, naturalmente, il prof. Pacini. Come sottolineato ieri, a presentare “una review sulla ricerca scientifica in agricoltura biodinamica”, annunziata in un titolo con ultimo nome sempre il prof. Pacini, c’era la studentessa di dottorato Margherita Santoni, la quale, guarda i casi della vita, è anche parte del corpo docente di Apab, uno degli enti presieduti da Carlo Triarico e dedicato alla biodinamica di cui sempre ieri abbiamo discusso per evidenziare il modello di business di Demeter. Oltre a lei, risulta autore della cosiddetta review anche un altro docente di Apab, Lorenzo Ferretti; di certo, almeno questi due autori, se si trattasse di una pubblicazione scientifica, dovrebbero dichiarare il conflitto di interesse in cui versano; ma siccome la review per ora non si trova, questo è l’ultimo dei problemi.
Ora, nel 2018 Pacini annunciava la sua revisione come inclusiva di 147 lavori dal 1990 al 2018; nel 2021 Santoni annuncia una review di 147 lavori, compresi nell’intervallo dal 1985 al 2018. Come mai, per intervallo di tempo differente, si ottiene lo stesso numero di lavori? Ma lasciamo da parte questi particolari da pedanti, e andiamo avanti.
Pacini scriveva nel 2018 che dei 147 articoli allora identificati “68 (46 per cento del totale assoluto) provenivano da riviste appartenenti al primo quartile della rispettiva categoria del Web of Science”. Dalle slide della Santoni, risulta che fra gli articoli appartenenti al 1° quartile ottenuto da Web of Science 68 sono dedicati alla biodinamica: anche qui sembra di vedere lo stesso risultato presentato tre anni fa.
Sempre nel 2018, Pacini scriveva che “per avere un termine di riferimento, lo stesso tipo di ricerca eseguita per agricoltura biologica e agricoltura integrata darebbe rispettivamente 5.498 e 6.676 articoli”. Nelle slide della Santoni, si legge che gli articoli considerati nell’insieme valutato sono 5.498 per l’agricoltura biologica e 6.676 per quella integrata.
Non dovrebbe esservi più alcun dubbio, a questo punto, che l’insieme di articoli da sottoporre all’analisi era stato già identificato nel 2018, anche se certamente non è possibile che le cifre di articoli dedicate a ogni settore siano invariate se si considera il periodo 1990-2018 (Pacini) e quello 1985-2018 (Santoni); quanta cura in questa “review” sia stata messa, a questo punto, è dubbio.
Comunque, andiamo nel merito dell’analisi presentata nel 2021 (per il 2018 sono forniti meno dettagli, anche se concordanti): si conduce un’analisi qualitativa, senza nessun criterio predefinito di confronto che non sia quello di accorpare in tre “aree di interesse” gli articoli considerati.
Non si fa nessuna valutazione del livello di evidenza presente in ciascun articolo, che per esempio tenga conto dello svolgimento di esperienze in cieco, del controllo dei fattori confondenti, o del fatto che, come è noto, confronti su parametri multipli in un singolo lavoro portano per semplice legge statistica alla scoperta di differenze significative in piccoli campioni per semplice caso; nemmeno si pesano gli studi su base rigorosa, per esempio tenendo conto dell’ampiezza dei campioni e della dimensione dell’effetto rilevato, degli intervalli di confidenza o di qualunque altro parametro quantitativo utile all’analisi. Peggio: si mettono insieme studi che guardano a parametri completamente eterogenei – dall’azoto fissato o emesso ai flavonoli nell’insalata – come se fosse possibile raggrupparli per stabilire il vantaggio di alcunché, senza tener conto che nessuna significatività può ottenersi sui singoli parametri (perché troppo pochi sono i lavori esaminati per ogni parametro, e troppo eterogenei fra loro), e tantomeno, quindi si può avere null’altro che percentuali prive di senso se si mette tutto nel calderone del “pro” e “contro” (come si fa, ovviamente senza nessun test di significatività perché sarebbe impossibile, nella presentazione illustrata dalla Santoni pochi giorni fa).
A questo punto, mi chiedo e vi chiedo: ma qual è il risultato di ulteriori tre anni, dal 2018 al 2021, per quel che riguarda questa fantomatica review? Ma quanto presentato dalla Santoni è per caso il sunto di una tesi di dottorato? Ma l’Università di Firenze è consapevole di tutto questo? E con quale coraggio si parla di “review” della letteratura, sulle basi descritte? Infine, vorrei ricordare che a novembre del 2018, io e il prof. Pellegrino Conte chiedevamo già di vedere questa famosa review o almeno la lista dei lavori esaminati: quanti anni ancora si dovrà aspettare, sentendo Triarico e altri raccontare in giro che ci sono “147 lavori che dimostrano”?
In attesa di quella review, voglio rassicurare i lettori: delle review pubblicate sull’efficacia della biodinamica esistono, e ne parleremo a breve.
cattivi scienziati
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