Cattivi scienziati
La Ziodinamica, ovvero la fenomenologia di una bufala
Le valutazioni soggettive non sono mai una prova scientifica, ma è da lì che si scatenano le false credenze. Un esempio? Il miracoloso orto di zio Alberto, con pedali di bicicletta seppelliti nel terreno
Come nascono le credenze sbagliate? Spesso da un misto di generalizzazioni improprie dell’esperienza personale, che crede di identificare in un certo comportamento insolito, e non in qualcuno dei tanti fattori confondenti, il motivo di un certo fatto. Così Hahnemann si convinse della necessità di “dinamizzare” i suoi preparati sopra una Bibbia, e così i seguaci della biodinamica di Steiner credono di riscontrare che i bizzarri rituali che seguono siano la ragione di una produzione agricola migliore. Ce lo ricorda Donatello Sandroni, ecotossicologo esperto, parte con me e altri del gruppo informale SeTA, nel breve scritto che segue, dedicato al sorgere possibile di un nuovo metodo in agricoltura: la Ziodinamica.
Prima lezione da apprendere quando si parla di scienza: le impressioni personali e le testimonianze individuali non possono mai rappresentare una prova. Le valutazioni soggettive rischiano di essere influenzate profondamente da inganni della psiche o da convincimenti pregressi tali da alterare sensi e memoria. Ciò vale anche quando si tratti di qualità dell’ortofrutta, vuoi in termini di colore, vuoi di sapore, profumo, consistenza e sapidità. A conferma, la psiche può essere fuorviata da ficcanti campagne di persuasione, talvolta ingannevoli, atte a convincere che una determinata categoria di prodotti debba per forza essere migliore di altre per ragioni per giunta imperscrutabili. In tal caso, se ci casca, il cervello umano rischia di confermare tale percezione non certo perché sia vera, bensì perché condizionato a dare quella risposta a prescindere. Inoltre, anche quando tale qualità fosse confermata dai più controllati test in doppio cieco, gestiti professionalmente, sarebbe meglio comprendere le ragioni di tale superiorità, separando la scienza dal marketing.
A tal fine può giovare un caso di studio risalente a un passato lontano, quando un certo Alberto, zio di chi scrive, si era persuaso che gli ortaggi da lui prodotti fossero eccezionali a causa di una pratica tutta sua, particolarmente bizzarra e pseudoscientifica. Una pratica che però nel suo percepito assurgeva a spiegazione suprema della qualità dei raccolti del suo orto da pensionato. Il buon Alberto gestiva un negozio di biciclette dai cui rottami separava pedali e pedivelle, parti allora fatte di ferro, e poi seppelliva il tutto nell’orto, convinto che ciò migliorasse le produzioni grazie al ferro da essi (secondo lui) rilasciato nel terreno. Quasi che pedali e pedivelle si “sciogliessero” magicamente, mettendosi in tal modo a disposizione delle radici. I raccolti di quell’orto erano in effetti splendidi, ma non certo per le sue pedivelle. In realtà, ciò era dovuto ai quintali di stallatico incorporati nel terreno a zappa e vanga, come pure alla frequente irrigazione e alla cura maniacale di ogni singola pianta, da cui venivano asportati a mano eventuali bacherozzi, oppure le foglie che mostrassero i primi sintomi di una malattia. Il risultato era che difficilmente si potranno mai assaggiare ortaggi così buoni come quelli di quell’orto, per giunta raccolti la mattina e serviti a pranzo. Altro aspetto, questo, che condiziona pesantemente il profumo, la consistenza e il gusto dei cibi rispetto a quelli comunemente distribuiti nei grandi supermercati. Eppure l’ingenuo Alberto non ci sentiva: quei prodotti erano così buoni perché avevano tanto ferro a disposizione.
Purtroppo per lui, la sua fantasia si fermava a pedali e pedivelle tumulati una spanna sotto terra: se avesse avuto l’intuizione di scimmiottare Rudolf Steiner, padre della Biodinamica, avrebbe potuto millantare seducenti energie vitali contenute in quei pedali, accumulatesi in essi tramite il vorticoso pedalare dei precedenti proprietari. E in effetti, da quei pezzi di ferro di energia ne era passata davvero tanta, ma si era anche trasferita al suolo trasformandosi in moto, finché erano attaccati alle bici e usati allo scopo per cui erano nati. Invece e purtroppo, il povero zio Alberto non comprese mai che la sua “rivelazione” potesse diventare una fonte di olistico reddito, spacciando per taumaturgici dei prodotti che buoni erano sì, ma solo perché abbondantemente concimati e irrigati. Peccato: coi tempi che corrono la Ziodinamica avrebbe avuto sicuramente un grande successo.