festival dell'innovazione
"La pandemia ci deve far ripensare la sanità pubblica". Parla il fisico Alessandro Vespignani
"Oggi l'intelligenza artificiale fornisce formidabili armi in più alla medicina, ma serve la volontà politica di sfruttarle al meglio". L'appello del docente della Northeastern university
Ripensare alla salute pubblica in scala globale, contando sul prezioso aiuto delle tecnologie. È la grande lezione che ci lascia in eredità questa pandemia: "Quello che abbiamo visto in questo ultimo periodo rappresenta un salto in tutti i campi della medicina", spiega Alessandro Vespignani, professore in Fisica alla Northeastern university di Boston. "Basti pensare ai vaccini: riuscire ad averne in così poco tempo è un'impresa enorme. E le piattaforme sviluppate per affrontare il coronavirus saranno il motore per un futuro diverso in termini di ricerca anche contro altre malattie. L'altro grande avanzamento è la presa di coscienza dell'immenso valore dei dati: non tanto come fotografia statica, ma in quanto materia dinamica che ci serve per avere delle letture sulla gestione delle crisi sanitarie. Quindi in combinazione con intelligenza artificiale, statistica, apprendimento automatico. Queste nuove analisi dati rappresentano anche un ritorno alla visione collettiva della salute di una popolazione, nella direzione di un nuovo approccio alla sanità pubblica".
L'intelligenza artificiale può essere il grande alleato verso questa transizione: "Se ne fa già un uso vastissimo", continua il docente, "dalla diagnostica alla gestione del paziente, con algoritmi che permettono di valutare meglio l'impatto di alcune terapie. Riguarda l'ottimizzazione dell'intero sistema sanitario: l'intelligenza artificiale fornisce armi in più alla medicina, non la va a trasformare ma ad aumentare la sua portata permettendo enormi avanzamenti".
E arriviamo alle innovazioni spinte dall'emergenza sanitaria. "La pandemia ha trovato impreparati la maggior parte dei policymakers del mondo. Abbiamo imparato molto in questi due anni di crisi: è mancata innanzitutto una visione globale per fronteggiare il virus. Ogni stato ha pensato al proprio orticello: non c'è stata sufficiente attenzione per capire le interconnessioni fra paesi, che invece avrebbero rappresentato un monito e un'occasione di valutare strumenti di risposta più adeguati. All'Europa ad esempio sarebbe servita una politica di coordinamento più forte". Poi l'altra grande sfida: "Creare dei centri di controllo della pandemia e delle prossime emergenze sanitarie a livello globale", l'appello di Vespignani. "Questi garantiscono autorevolezza e monitoraggio costante. Naturalmente si tratta di enormi infrastrutture per il sequenziamento genetico dei virus, di centri di data analytics per creare delle piattaforme previsionali permanenti. Saranno richiesti investimenti importanti, ma il risultato sarà un'organizzazione di risposta sanitaria stabile. Quello di cui avremo bisogno, di fronte ai virus di domani. Certo ci vorrà la volontà politica per farlo".
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