Cattivi scienziati
La Schadenfreude dei No vax che sperano nella quarta ondata per avere ragione
Si augurano che il Covid-19 si abbatta sul paese con lo scopo sciocco di dimostrare a tutti che i vaccini non funzionano. Stavolta basteranno serenità e serietà per contenere simili isterie
Chi si oppone al vaccino oggi è in attesa della realizzazione di una profezia: l’arrivo di un’ulteriore ondata di Covid-19 nel nostro paese. Guardando al resto d’Europa, anche in stati a elevato livello di vaccinazione, come Germania e Regno Unito, ci si prepara ad attaccare la campagna vaccinale, partendo prima dal fatto che i vaccini non proteggono completamente dalle infezioni, per poi rivendicare – quasi fosse un risultato positivo – l’aumento di ospedalizzazioni o peggio di morti che arriveranno quando i casi cominceranno a salire a sufficienza, indipendentemente da chi finirà in ospedale. La sostanza del discorso è la seguente: se una vaccinazione così estensiva come quella compiuta nel nostro paese non bastasse a evitare i guai, allora questa sarebbe la dimostrazione del fallimento dei vaccini – un mezzo insufficiente di protezione in nome del quale non si potrebbero attuare costrizioni, obblighi, regolamenti e quant’altro.
E siccome già ci si aspetta una prossima ondata di infezioni, le bandiere No vax sono pronte a essere di nuovo srotolate, virtualmente e nelle piazze, per cercare ancora una volta di disarticolare il supporto che la gran parte della popolazione ha manifestato per i vaccini. In realtà, ciò di cui i No vax si aspettano la realizzazione a breve non è altro che una profezia autoavverante, un evento cioè che essi stessi contribuiscono a rendere prossimo, per poi rivendicarne l’evenienza. In Italia, infatti, vi sono oltre 7 milioni di cittadini che, pur essendo candidati, non sono vaccinati, cui vanno poi aggiunti i non vaccinabili, ovvero i minori di dodici anni. L’aumento della circolazione virale che stiamo osservando è favorito dalla disponibilità di soggetti totalmente suscettibili al virus, soprattutto se questi non sono omogeneamente distribuiti né a livello geografico né a livello sociale. Se, cioè, i soggetti più suscettibili – i non vaccinati – sono raggruppati in bolle sociali e geografiche, accade ciò che Trieste ci ha anticipato: si sviluppano focolai epidemici di consistente entità, i quali aumentano la pressione epidemica anche per i soggetti già vaccinati. Anche questi cominceranno quindi a infettarsi, sia per la protezione non illimitata nei confronti dell’infezione, sia anche per la graduale scomparsa dell’effetto protettivo dell’immunità sterilizzante conferita dal vaccino – effetto ben pronunciato a sei mesi di distanza dalla seconda dose, ma non assente nemmeno prima di tale termine.
Se la cosa non sarà circoscritta, per la semplice legge dei grandi numeri sarà inevitabile che anche fra i vaccinati si verifichino ospedalizzazioni e perfino qualche morte; ed è qui che la “Schadenfreude” dei No vax troverà la sua stupida soddisfazione, e la parte più opportunistica dell’arena politica potrebbe cercare il suo consenso. In realtà, tutti noi dovremo tenere ben a mente qualcosa: cioè quanto è successo durante l’ondata invernale fra il 2020 e il 2021, prima dell’inizio della campagna vaccinale. Non riusciremo ad arginare riducendo a zero i danni, questo è sicuro; ma abbiamo la possibilità, combinando ancora una volta vaccini e comportamenti responsabili durante la fase di più alta circolazione del virus, di attraversare in modo molto diverso questo nuovo inverno, in specie se la campagna per il richiamo con una terza dose di vaccino fra i soggetti più fragili e fra quelli vaccinati all’inizio del 2021 sarà arrivata a buon punto. Prepariamoci, dunque, sia al virus sia alla prevedibile isteria No vax: restando sereni, ma vigili, potremo davvero cogliere i frutti di tutti gli sforzi compiuti finora.
Cattivi scienziati