cattivi scienziati
Gli 11 prof. della Verità e una balla da smontare
Il giornale diretto da Belpietro pubblica un articolo in cui alcuni docenti universitari sostengono una serie di affermazioni dubbie o palesemente erronee sui vaccini contro il Covid-19. Ecco quali
Trovo sorprendente che 11 docenti universitari, tra cui il responsabile di un laboratorio di farmacologia medica, siano riusciti a infilare in un singolo articolo apparso su un quotidiano una serie di affermazioni dubbie o palesemente erronee circa gli attuali vaccini contro Covid-19. Innanzitutto, si afferma nell’articolo in questione, pubblicato ieri sulla Verità, che i vaccini sarebbero somministrati a persone sane. Da questo, secondo i firmatari dell’articolo, deriverebbe che “gli effetti secondari dopo somministrazione del vaccino non potrebbero non essere ascritti al vaccino stesso”, dato che la condizione di partenza è per definizione quella di “buona salute”. Questa affermazione non è vera nei suoi presupposti – visto che il vaccino si somministra a tutti, a cominciare proprio dai soggetti pluripatologici e quindi più fragili – ma non è vera anche nelle sue conclusioni, visto che lo stato attuale di buona salute di un soggetto non preclude affatto la possibilità che, dopo la vaccinazione, insorga una patologia. Proprio per questo motivo, l’attribuzione al vaccino di un certo effetto collaterale – evenienza, ricordiamolo, possibilissima ma osservata a frequenze tali da non spostare in territorio negativo il rapporto costi-benefici – deriva dallo studio attento del caso specifico, non certo da semplicistiche assunzioni di buona o cattiva salute prima della vaccinazione.
Inoltre, insistere sul fatto che il vaccino sia somministrato a soggetti sani, e quindi possa modificare solo in peggio la condizione del soggetto trattato, mentre gli altri trattamenti sarebbero utilizzati partendo da uno stato di malattia, è una ovvia stupidaggine: si ignora la chemioprofilassi, per esempio con il chinino e la clorochina contro la malaria, solo per citare due esempi. Forse che in questi casi non si somministra un farmaco a soggetti “sani”? Forse che non vi sono, anche per questi farmaci, possibili effetti collaterali specifici? E basta forse l’insorgenza di un sintomo a valle della loro somministrazione, per stabilire che essi ne siano la causa? Si dà ad intendere poi che i nuovi vaccini, particolarmente quelli a Rna, sarebbero insicuri perché non testati dal punto di vista della loro potenziale mutagenicità (e quindi anche cancerogenicità). Innanzitutto, questo non è vero in generale: il vaccino Moderna è stato testato in 4 diversi studi per potenziale mutagenico attraverso tre diverse procedure standard e non è risultato in grado di indurre nessuna mutagenesi e quindi trasformazione cellulare. Questi test hanno confermato ciò che le linee guida prevedono, ovvero la non obbligatorietà dei test di mutagenesi e carcinogenesi per gli attuali vaccini a Rna, perché non contengono ingredienti che possano destare preoccupazione in quel senso.
Ora, si può anche dissentire con queste linee guida, ma non senza portare neppure uno straccio di dato in supporto dei rischi paventati. Per continuare a sollevare paure attraverso la suggestione di anomalia e di immaginarie condizioni speciali di rischio, si afferma poi anche che “i vaccini Pfizer e Moderna (per non parlare di quelli a Dna) non sono in realtà vaccini ma esempi di terapia genica”. E’ la solita, trita litania dei “sieri genici sperimentali” tanto cara ai No vax, ed è una stupidaggine bella e buona. Innanzitutto, il genoma di chi si vaccina non è modificato dalla presenza transiente dell’Rna vaccinale. Se qualcuno afferma il contrario, porti le prove, soprattutto se provveduto dallo stato di tutte le necessarie risorse per sperimentare in tal senso. Che i vaccini non siano terapia genica non sono del resto io a dirlo, ma gli stessi regolamenti europei: la direttiva comunitaria tuttora in vigore 2001/83/EC stabilisce nella parte IV del suo annesso 1 che “i prodotti medicinali per la terapia genica non includono i vaccini contro le malattie infettive”. Dal 2001, non da oggi; non è certo un’eccezione fatta per il Covid-19.
Eppure, sempre dando a intendere che i vaccini attuali costituiscano terapia genica, gli autori dell’articolo continuano scrivendo di “dubbi e la doverosa necessità di studi sulla sicurezza a breve e medio termine che, nel corso degli ultimi vent’anni, hanno impedito alla terapia genica di imporsi come metodo generalizzato di cura (senza peraltro evidenza di efficacia)”. Anche questa è un’affermazione curiosa: nessuna terapia genica, per definizione, può essere altro che mirata – e dunque non può costituire un metodo generalizzato. E riguardo la mancanza di efficacia, non so a cosa si alluda: consiglio comunque di guardare a Luxturna per l’amaurosi congenita o Zolgensma per l’atrofia muscolare spinale, nonché a tutte le terapie geniche che fanno uso di trapianti di cellule geneticamente modificate per ripristinare le funzioni difettose nel paziente. Non solo è falso che i vaccini a Rna siano terapia genica, ma anche che questa sia in qualche modo insicura o poco efficace. Il processo di sollevare obiezioni, magari da una cattedra universitaria e dalle pagine di un quotidiano, è sempre più veloce di quanto si chiede per rispondere a quelle; e per quel che riguarda le risposte, basta fingere che non siano state già date.
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