l'intervista
Fare musica con gli algoritmi si può, e niente paura: l'AI non ci sorpasserà
Dmitri Tymoczko è professore a Princeton e studia la struttura geometrica della composizione. Stasera in concerto all'Auditorium mostrerà come anche i computer possono improvvisare. Ma lui sarà sempre lì, a indicare la rotta: un po' quanto accade dentro al cervello dei grandi, da Bach a Charlie Parker
Gli algoritmi si daranno all’improvvisazione musicale? “Non è così strano a pensarci, si tratta di un fenomeno analogo a quello che avviene con i musicisti – il jazzista Charlie Parker, certo, ma anche Bach e Chopin improvvisavano. E lo facevano seguendo delle regole stringenti: quasi come un programma implementato dal cervello, invece che dal computer”. Dmitri Tymoczko è compositore, teorico della musica e professore a Princeton. È autore di A Geometry of Music, Oxford University Press 2011, e tra i suoi articoli The Geometry of Musical Chords è stato il primo di teoria musicale a essere pubblicato sulla rivista Science, nel 2006. La sua ricerca approfondisce la comprensione geometrico-matematica della musica – note, accordi, scale –, un’indagine antica quanto la scienza e la filosofia, se si pensa a Pitagora e Platone. Ma il pubblico europeo non è quello anglo-americano, cresciuto a logica ed empirismo. Forse qui scorre ancora sangue romantico. “Ma anche i romantici, da Chopin a Verdi, compongono con un sistema stringente, la loro musica è molto matematica – spiega Tymoczko –. Quelli che potremmo considerare romantici nel senso di rottura di ogni regola, quelli sono i modernisti e le avanguardie del Novecento: da Arnold Schönberg a Luciano Berio”.
Geometria, matematica, algoritmi: si vuole imbrigliare di nuovo la creatività dopo l’ubriacatura modernista? “Al contrario, una comprensione geometrica della musica è fonte di nuova libertà. La musica è un linguaggio, e come tutti i linguaggi si impara per lo più attraverso l’esperienza e gli esempi. Un processo intuitivo, come la lingua che usiamo per comunicare, che porta ad assimilare implicitamente le regole. Con le avanguardie del Novecento, le regole della composizione classica sono state avvertite non più vincolanti: è stata abbattuta la tradizione, ma non sono state date sufficienti istruzioni sulla direzione da prendere dopo. E ancora oggi ci troviamo in questo spaesamento. La geometria può essere per la musica ciò che la linguistica è per i linguaggi verbali: uno strumento di comprensione di alcuni princìpi fondamentali, sempre validi. Padroneggiarli significa poterli usare in modo nuovo. Un metodo prezioso anche per l’insegnamento della musica e per relazionarsi alla tradizione.”.
E Tymoczko questi princìpi li applica sul serio: è anche compositore e musicista. E fa improvvisazione. Come si struttura una sua performance? “Al centro ci siamo io e il computer. Ma per me sono fondamentali l’armonia e la musica suonata insieme, non faccio free jazz. Quindi suono con altri musicisti: questa sera all’Auditorium saranno violoncello e clarinetto. Invece di uno spartito, avranno davanti a sé un iPad dove ricevere istruzioni: sequenze di accordi, scale, beat, cambi di sezione… Tutto generato da una programmazione basata sulla mia teoria”. Suona tanto di intelligenza artificiale che si sostituisce al compositore. Guardate i video, per esempio “Beacons I” sul canale Vimeo di Tymoczko: i tasti del pianoforte, collegati al computer, si abbassano da soli, pigiati dalla mano invisibile dell’algoritmo. “Ma sono io a scrivere quegli algoritmi. Certo, non ho addestrato le mie dita a pigiare i tasti… Credo che ci sia una forte analogia tra improvvisazione e programmazione: in entrambi i casi c’è un framework prestabilito, ma i dettagli sono imprevedibili. Nella programmazione potrebbero dipendere da un generatore casuale di numeri, nell’improvvisazione dalla spontaneità dei musicisti. Il computer non sostituisce l’autore, è uno strumento. Diverso da un violino o un clarinetto, che concedono una libertà assoluta; più simile a un linguaggio, con una serie di opzioni e istruzioni. Ma l’elemento umano resta: sono io alla guida durante il concerto, e se non mi piace quello che sento, lo cambio”.
Mercoledì 24 novembre, il compositore e teorico della musica Dmitri Tymoczko sarà protagonista di “Alfabeti” al Festival delle Scienze di Roma (Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi, ore 21). Nuova produzione del Laboratorio Biloba - biLab della Fondazione Isi, lo spettacolo intreccia i linguaggi della geometria, della musica e dell’arte visuale componendo nuove armonie. Esecuzione musicale dal vivo a cura dei musicisti dei Corsi di perfezionamento dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, lectio di Tymoczko che si propone di illustrare una parte della sua ricerca basata su un sofisticato modello matematico che rappresenta la simmetria nella scienza e nella musica e intervento conclusivo del professor Rasetti, presidente della Fondazione Isi. Video di Nikica Milicevic e Giorgio Amici.
Nato a Northampton (Massachusetts) nel 1969, Tymoczko insegna alla Princeton University ed è autore del libro “A Geometry of Music ” e di quattro dischi. Fondata nel 1983 a Torino, la Fondazione Isi è un ente di ricerca dedicato nello studio della scienza dei sistemi complessi e Intelligenza Artificiale.
Con il patrocinio della Luiss Guido Carli e di Ethos Luiss Business School – Osservatorio di Etica pubblica.
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