cattivi scienziati
Oltre Omicron. È l'iniqua distribuzione dei vaccini nel mondo a favorire la nascita di nuove varianti
La mancata capacità di accompagnare una visione globale alla politica sanitaria locale è ciò che renderà sempre meno efficiente e sempre più tortuosa la strada che stiamo percorrendo per rendere meno problematico il virus
Da una piccola rubrica, in un piccolo quotidiano di una piccola nazione, mi permetto di sollevare nuovamente – con parole che spero siano chiare – quello che è il problema principale che sta rendendo la pandemia molto peggiore di quella che potrebbe essere. L’arrivo della nuova variante Omicron non ha fatto che rendere ancora più evidente come la risposta di chi ci governa, specialmente nelle nazioni ad alto reddito, è non solo insufficiente, ma soprattutto profondamente sbagliata.
Consideriamo cosa è avvenuto sinora. Una nazione africana ha condiviso, appena disponibili, i dati su questa nuova variante, avvisando tutti di un possibile, significativo pericolo. La risposta è stata innanzitutto quella di isolare quella nazione, e poi usare quelle informazioni per sviluppare vaccini e diagnostici più efficaci, che certo arriveranno, ma di cui beneficeranno innanzitutto proprio le nazioni già vaccinate; le quali, in attesa che si produca un vaccino migliore, corrono a piazzare altri ordini, mentre solo il 6 per cento dei cittadini nel resto del mondo è stato vaccinato. Non auspico certo che non si facciano terze dosi; mi chiedo tuttavia perché, nell’agenda della discussione globale, la vaccinazione della maggior parte del mondo non sia perseguita con la massima energia – un problema chiamato con altisonanti parole “mancata equità vaccinale”. Gli scienziati hanno da tempo avvisato che avere un enorme serbatoio per la circolazione del virus, cioè un’ampia popolazione non vaccinata, genererà sempre nuove varianti, innanzitutto più trasmissibili; la parte della popolazione ben vaccinata o immunizzata da precedenti infezioni farà poi da fattore selettivo, generando nuove varianti uguali o peggiori di Omicron.
Sappiamo che sarà così, ma chi ci governa fallisce miseramente nel portare avanti iniziative di respiro globale, non in opposizione ma in accompagnamento alla vaccinazione locale. E’ una questione di tempi: l’Organizzazione mondiale per la sanità ha appena dichiarato un forte supporto per un nuovo trattato di cooperazione rapida internazionale su diagnostica, vaccini e terapie, ma l’attuale programma non prevede di avere un protocollo pronto per una eventuale adozione prima del 2024. Prima di questi nuovi accordi, di queste nuove discussioni, forse utili ma di certo fuori tempo, è assolutamente prioritario che gli strumenti già esistenti, gli accordi già presi e le iniziative già in essere siano resi efficaci.
Covax, l’iniziativa per la vaccinazione mondiale contro Sars-CoV-2 che ha come slogan “nessuno è al sicuro fino a che non sono al sicuro tutti”, è nata per provvedere innanzitutto alla vaccinazione delle nazioni economicamente più fragili in tutto il mondo, popolazione per popolazione. I governi che vi hanno aderito hanno promesso di trattare l’acquisto di più dosi di quelle che necessitano, per poi fornirle a Covax, ma a fronte di 2 miliardi di dosi promessi per la fine di quest’anno, a luglio ne erano state consegnate solo 95 milioni. Sembra che alla fine dell’anno si arrivi a 600 milioni, ma l’arrivo della variante Omicron comporterà probabilmente sia un nuovo blocco, per i booster nelle nazioni avanzate, sia soprattutto una utilità minore di queste dosi, a fronte di vaccini sviluppati ad hoc l’anno prossimo contro la nuova variante.
La mancata capacità di accompagnare una visione globale alla politica sanitaria locale è ciò che renderà sempre meno efficiente e sempre più tortuosa la strada che stiamo percorrendo per rendere meno problematico il virus; viceversa, per questa piccola macchina molecolare la disomogeneità immunologica, la differenza politica e l’inuguaglianza sociale nell’utilizzare quanto abbiamo rappresentano il miglior generatore di nuova varietà, di nuovi esperimenti evolutivi, di nuove e più efficienti macchine a Rna.
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