cattivi scienziati
Dati e fattori da conoscere per prepararci a nuove pandemie
Cosa ci insegna uno studio di Lancet su 177 nazioni al mondo a proposito della nostra capacità di prevenire altre crisi sanitarie
Che cosa possiamo fare per prepararci di più alle prossime pandemie? Un modo apparentemente semplice per rispondere a questa domanda è quello di cercare dei parametri che correlano con una più bassa diffusione del virus e una minor mortalità associata all’infezione, durante l’attuale pandemia. In realtà, si tratta di un problema davvero complesso, sia per il gran numero di fattori che possono avere influenza – molti dei quali interagenti in modo non ovvio o poco apparente – sia per la qualità dei dati di cui disponiamo, che dipende fortemente dal modo in cui si definisce la mortalità per Covid-19, dal modo in cui si rintracciano i casi di infezione e da una miriade di altre variazioni nella raccolta.
Nonostante queste difficoltà, un poderoso studio su 177 nazioni e 181 regioni all’interno di queste, appena pubblicato su Lancet, prova a dare una risposta. Il tasso di infezione cumulativo e la mortalità per infezione (letalità) sono stati stimati e standardizzati per fattori ambientali, demografici, biologici ed economici. Per le infezioni, sono stati inclusi i fattori associati alla stagionalità ambientale (misurata come il rischio relativo di polmonite), alla densità della popolazione, al prodotto interno lordo (pil) pro capite, alla percentuale di popolazione che vive al di sotto dei 100 m e a una stima della precedente esposizione ad altri betacoronavirus. Per la letalità, sono stati considerati la struttura di età della popolazione, l’indice di massa corporea medio, l’esposizione all’inquinamento atmosferico, i tassi di fumo, una stima della precedente esposizione ad altri betacoronavirus, la densità di popolazione, la prevalenza standardizzata per età della broncopneumopatia cronica ostruttiva e cancro e il pil pro capite.
I tassi di infezione cumulativa nazionale standardizzati e le letalità sono stati testati per l’associazione con 12 indici di preparazione alla pandemia, sette indicatori di capacità sanitaria e altre dieci condizioni demografiche, sociali e politiche. Infine, si sono presi in considerazione alcuni indici che misurano la fiducia interpersonale, quella nel governo e la corruzione, valutandoli anche in associazione al tasso di vaccinazione contro Covid-19.
Cominciamo a vedere i risultati ottenuti considerando le caratteristiche demografiche ed economiche delle popolazioni studiate. Per quello che riguarda il tasso di infezione cumulato fra il primo gennaio 2020 e il 30 settembre 2021, non è stato possibile spiegare la maggior parte delle variazioni tra paesi nei tassi di infezione cumulativi. Invece, una buona fetta della differenza di letalità fra le nazioni prese in considerazione (56 per cento) è risultata spiegata dalla distribuzione di età del paese, dal pil pro capite e dal Bmi medio nazionale.
Dunque il vero risultato di questa prima parte dell’analisi è che l’unica caratteristica indipendente dalla biologia del virus, in grado di condizionare l’esito di una pandemia, è ancora la ricchezza pro capite. Più interessante risulta guardare alle correlazioni emerse con variabili diverse da quelle demografiche ed economiche. Innanzitutto, gli indici di preparazione alla pandemia, che mirano a misurare la capacità di sicurezza sanitaria, non sono risultati significativamente associati a tassi di infezione o Ifr standardizzati. Questo è un campanello di allarme importante, perché significa che tali indici sono mal disegnati e inutili, e non possono essere utilizzati per valutare piani pandemici.
Invece – e questo credo sia il risultato più importante dell’intero studio – le misure di fiducia nel governo e di fiducia interpersonale, così come una minore corruzione del governo, sono risultate maggiormente e significativamente associate con tassi di infezione standardizzati più bassi. Elevati livelli di fiducia nei confronti del governo e delle persone, nonché una minore corruzione del governo, sono stati anche associati a una maggiore copertura del vaccino Covid-19 tra i paesi a reddito medio e alto in cui la disponibilità di vaccini era più diffusa e una minore corruzione era associata a maggiori riduzioni di mobilità. La costruzione della fiducia nelle istituzioni e interpersonale, a quanto pare, ha un ruolo chiave, anche nel diminuire le morti o nell’aumentarle; e se si vuole avere efficacia, gli investimenti non possono trascurare una trasformazione profonda della comunicazione prima, durante e dopo una pandemia.