cattivi scienziati
Quanti soldi girano attorno alle baggianate omeopatiche anti Covid
In India esiste persino un ministero per le medicine alternative. Ma il problema delle fuffe pseudoscientifiche spacciate come cure riguarda tutto il mondo
Il lettore forse ricorderà come in India esista un apposito ministero per le medicine alternative, denominato Ayush, che, persino di fronte alla pandemia da Sars-CoV-2, non ha esitato a incoraggiare l’uso di pseudoscienze di ogni estrazione. La cosa curiosa è che, lungi dal caldeggiare l’uso delle sole medicine tradizionali indiane, l’Ayush è uno dei più importanti promotori al mondo della pseudoscienza e della fuffa omeopatiche, e dunque non poteva certo fare eccezione durante l’attuale pandemia, finanziando studi di ogni sorta per cercare di rivestire con una base di rispettabilità scientifica ciò che, per funzionare, dovrebbe invalidare tutta la scienza moderna, senza tuttavia poterla sostituire con nulla di sensato.
Quindi non ci resta che andare a vedere quali sono i mirabolanti risultati che giustificano l’esistenza di un ministero che finanzia ricerche in omeopatia contro il Sars-CoV-2 e la malattia da esso indotta; giunge a puntino, in proposito, l’ultimo lavoro pubblicato da ben 24 autori indiani, finanziato appunto da Ayush, per sperimentare se sia possibile osservare qualunque effetto benefico dalla somministrazione di tre preparati omeopatici, Bryonia alba 30cH, Gelsemium sempervirens 30cH e Phosphorus 30cH, in aggiunta ad una generosa dose di vitamina C. Arruolate ben 20 mila persone e suddivisi i partecipanti per gruppi di trattamento, li si è randomizzati e li si è seguiti in doppio cieco contro placebo per un mese, da dicembre 2020 a gennaio 2021, per vedere se l’incidenza di Covid-19 fosse diversa nei gruppi sperimentali.
Ora, in una prova del genere voi vi aspettereste che i casi di Covid-19 siano determinati attraverso un test rigoroso; invece gli autori riportano solo una diminuzione statisticamente significativa nel gruppo trattato con Phosphorus 30cH di… casi non confermati di Covid-19! E quali sono le conclusioni degli stessi autori? Non desta meraviglia che i risultati conducano gli autori ad affermare che la prova clinica è inconcludente; ma, guarda caso, si richiedono ulteriori studi – e quindi ulteriori finanziamenti – per investigare l’evanescente effetto su casi di Covid-19 non confermati osservati con uno dei trattamenti.
Ora, l’India è un paese che è stato colpito duramente da Sars-CoV-2, con quasi mezzo milione di morti confermati, il che rappresenta una forte sottostima di quello che probabilmente è il reale numero dei decessi per Covid-19; giocherellare con l’acqua fresca, come misura di prevenzione per una pericolosa malattia infettiva, dovrebbe ormai essere fuori questione. Eppure, l’essere umano preferisce rischiare la morte, piuttosto che abbandonare certi miti; e il mercato che di questo si alimenta, naturalmente, non fa che continuare a promuovere nelle forme comunicative più efficaci possibili che il Gelsemium sempervirens 30Ch o altre baggianate simili attingano a chissà quali magiche forze per proteggerci contro i patogeni.
L’India non è un’eccezione: la fascinazione per l’invenzione del tedesco Samuel Hahnemann risuona in quel paese, fondendosi con ayurveda e altre pseudoscienze, quanto nell’occidentalissima Italia, o in Brasile, così che il mercato possa trarne beneficio in tutto il mondo. Mercato di preparati, certo; ma anche mercato di riviste dedicate, di progetti finanziati con denaro pubblico sapendo che si tratta di uno spreco, di libri, di consulti, di corsi tenuti nelle nostre università e persino di strutture sanitarie pubbliche e di fondi regionali. Tanto, si potrà sempre scrivere che uno studio è stato inconcludente e che sono necessari ulteriori approfondimenti, i quali forse andranno in profondità davvero, ma nelle tasche di chi paga le tasse e di chi è abbacinato da uno dei tanti credo pseudoscientifici che ci affliggono.
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