cattivi scienziati
Ora tocca al Senato chiudere la partita dell'agricoltura biodinamica
Nel ddl alla Camera salta la definizione (bene) ma resta la tutela statale (male). Quesito: come si può sostenere qualcosa che giuridicamente non esiste? Ecco perché il testo che passerà all'altro ramo del Parlamento sembra non stare in piedi
È successo qualcosa di inatteso: superando la barriera di obiezioni eretta per non modificare il testo in discussione, tornato alla Camera in seconda lettura dal Senato, i parlamentari, a larghissima maggioranza, hanno deciso di eliminare la menzione della biodinamica dall’articolo 1 del disegno di legge che si propone di regolamentare l’agricoltura biologica. Un piccolo gruppo di fuoriusciti da altri movimenti politici ha impedito di raggiungere l’unanimità. Per il resto, fanno sinceramente pena le dichiarazioni di chi, avendo finora rifiutato in ogni modo la benché minima considerazione delle argomentazioni esposte contro la biodinamica in un testo di legge, parla oggi di compromesso fatto dal Parlamento visto che, volendo, questa soluzione poteva essere accettata fin dal primo momento, senza rendere le cose così difficili e senza mettere a rischio il riordinamento del settore del biologico solo per la puntigliosa difesa di una ben organizzata, ma piccolissima minoranza di fautori del pensiero di un esoterista di un secolo fa.
Il testo attuale, dunque, non equipara più biodinamica e biologico; e questo grazie all’approvazione degli emendamenti presentati da un singolo parlamentare, Riccardo Magi, che cancella il termine biodinamica – non certo a causa di un compromesso, che non si è mai cercato. La modifica apportata dovrebbe implicare che in nessun modo finanziamenti pubblici per la ricerca o per la formazione siano più canalizzati verso la biodinamica, ma al massimo alla ricerca e formazione sui metodi biologici, riconosciuti per obbedire alla normativa europea e agli appositi articoli disciplinari. A meno di sorprese, la stregoneria di Steiner non è e non può essere ricompresa in misure volte a incrementare formazione e ricerca scientifiche previste nel disegno di legge per normare il settore del biologico, come si è auspicato da parte di tutta la comunità scientifica. Ora il testo dovrà necessariamente tornare in Senato e qui si apre una nuova, interessante questione.
A questo punto, la biodinamica ha perso ogni forma di definizione legale, non essendo più equiparata a nessun metodo riconosciuto, ed essendo unicamente normata da regolamenti di una multinazionale privata che ne detiene il marchio registrato. Il braccio agricolo dell’antroposofia, dunque, non ha più particolari titoli nell’ambito del biologico, come presupponeva la sua apposita menzione nell’articolo 1. Tuttavia, negli articoli che non si potevano modificare in seconda lettura alla Camera, il termine biodinamica è ancora presente, particolarmente laddove si assegna a questo cosiddetto metodo un rappresentante istituzionale, oltre che ove si menzionano come degne di tutele e incremento separato le sementi biodinamiche. Che cosa, di preciso, a questo punto si intende tutelare, vista la sparizione dell’equiparazione della biodinamica al biologico? Qual è, cioè, la definizione legale di biodinamica, che permetta di assegnare alle sue organizzazioni dei rappresentanti istituzionali o di distinguere i semi biodinamici dagli altri? Dovremmo forse accettare che sia una multinazionale privata e dire allo stato cosa è biodinamico e chi merita un rappresentante, visto che non esiste a oggi una definizione giuridicamente valida di biodinamica, tale da poterla distinguere ufficialmente dal resto?
A fronte di queste considerazioni, il testo che torna in Senato non sembra stare più in piedi, perché tutelare giuridicamente qualcosa che non ha più definizione parrebbe impossibile. Se e come, sfruttando i regolamenti parlamentari, si possa mettere rimedio, non è dato sapere; di certo, è difficile capire come si possa continuare a voler attuare tutele specifiche per la biodinamica. Naturalmente, quelle che avete letto non sono le considerazioni di un fine giurista o di un esperto dei regolamenti parlamentari, e quindi potrebbero essere superabili in modi che non riesco a intravedere; io però confido nel buon senso dei senatori, che certamente ben sapranno come uscire da questa incresciosa situazione. E’ a loro che va indirizzata adesso una richiesta, perché aiutino tutti a orientarci in questo pasticcio cui ci hanno condotto i furbi, che volevano nascondere dietro al biologico l’approdo alle follie antroposofiche in tema di agricoltura.