È il momento di una pacifica rivoluzione culturale per le donne nelle Stem. La lettera del ministro Messa
Un reale equo accesso e una piena partecipazione femminile nella scienza è un traguardo forse ancora troppo lontano rispetto a quanto avremmo desiderato fosse nel 2022, ma verso il quale dobbiamo continuare a tendere
Stimolare nuove scoperte, risolvere problemi complessi, proteggere la salute di tutti, proporre soluzioni per la protezione dell’ambiente e della Terra: la forza positiva della scienza nella vita di tutti, nessuno escluso, credo sia evidente a ognuno di noi. Ma se la ricerca e l’innovazione tecnologica camminano grazie alle menti delle persone, impedire o scoraggiare le ragazze e le donne all’accesso in questi settori significa perdere ogni giorno delle grandi opportunità, per loro e per la società intera.
Ecco perché l’11 febbraio, Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, è importante: ci ricorda che insistere per raggiungere, nel mondo, un reale equo accesso e una piena partecipazione femminile nella scienza è un traguardo forse ancora troppo lontano rispetto a quanto avremmo desiderato fosse nel 2022, ma verso il quale dobbiamo continuare a tendere.
Essere stati al Padiglione Italia di Expo 2020 di Dubai con “Mind The Stem Gap”, il manifesto promosso da Fondazione Bracco che ho sottoscritto su invito della Presidente Diana Bracco, ha un forte valore e diversi significati. Parlare, insieme anche ad Aspen Institute, di scienza e parità di genere all’Esposizione Universale consegna, prima di tutto, la consapevolezza che vanno affrontati gli “steps” per accorciare distanze e divari, scardinare pregiudizi e costruire una società veramente inclusiva.
Expo è stata ed è una grande vetrina di tante storie, femminili e maschili, molte legate ai settori delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria, della medicina, storie anche tanto diverse tra loro ma tutte accomunate dal racconto di donne e uomini “agenti” del cambiamento, come le Nazioni Unite invitano a essere.
In Italia, ma non solo, oggi il numero delle ricercatrici è comparabile a quello dei ricercatori, ma più si sale la scala della carriera e delle posizioni gerarchiche più il gap aumenta. E i recenti dati diffusi da AlmaLaurea nel rapporto “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali” hanno fotografato, in merito alle retribuzioni anche di coloro che hanno seguito dei percorsi STEM, l’esistenza di differenziali di genere, a favore degli uomini.
Credo sia arrivato il momento per una pacifica rivoluzione culturale che possa portare a una consapevolezza e a una sensibilità maggiore, diversa e più incisiva e non solo nel nostro Paese, rispetto al fatto che crescita, stabilità, benessere non potranno mai esserci se prima non si raggiunge una reale parità. Una rivoluzione che parta dalla formazione, dalla cultura, dalle buone pratiche. E allora, come dice il manifesto “Mind The Stem Gap”, educhiamoci a riconoscere e superare gli stereotipi che non dobbiamo sottovalutare, come l’idea che la scienza sia materia da maschi; attenzione al linguaggio, perché le parole “descrivono il mondo e insieme lo disegnano”; promuoviamo l’importanza di stimolare la fiducia delle ragazze a credere in se stesse e nelle proprie capacità, una fiducia che deve germogliare, sin da piccole, e che le istituzioni, le scuole e le università hanno il dovere di accompagnare con cura.
Attori di questo cambiamento non più rimandabile vogliamo e dovremmo esserlo tutti, anche incoraggiando ragazze e donne a intraprendere una carriera nell’area STEM. Un orientamento che, guardando i dati provvisori delle nuove immatricolazioni ai corsi di laurea triennale in questo anno accademico, ha portato i primi risultati: rispetto al 2020-2021, le ragazze immatricolate in alcune materie STEM sono in crescita, come dimostra il +16% in informatica e tecnologie ICT.
Come ministero dell’Università e della Ricerca abbiamo introdotto nuovi interventi per agevolare la scelta di corsi STEM: dal prossimo anno accademico, per queste ragazze, l’importo delle borse di studio sarà aumentato del 20% rispetto al valore stabilito. Un supporto per creare le condizioni affinché ogni donna possa scegliere il proprio futuro superando i limiti dati dalle condizioni economiche di partenza. Inoltre, nell’attuare le misure per la ricerca di filiera per circa 6 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, terremo sempre in considerazione la quota riservata alle donne, che l’Europa aveva fissato al 30% e che abbiamo deciso di innalzare al 40%. Infine, obbligo per tutti i soggetti che parteciperanno a questi bandi, dalle università, agli enti di ricerca e alle imprese, sarà quello di mettere davvero in pratica il bilancio o il programma per la parità di genere.
Sono quote, limiti e obblighi oggi ancora necessari sulla strada che porta alla parità e all’inclusione, vincoli che, spero, potranno cadere presto perché abbattuti da una società che ha fatto proprio il valore dell’equità.
Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca
cattivi scienziati
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