cattivi scienziati
Le “bolle sociali” ci mettono al riparo dalla pandemia? Nì
Meno si mescolano due gruppi come vaccinati e non vaccinati, più tempo ci vorrà per portare sotto controllo la propagazione del virus. I risultati di uno studio spagnolo
La teoria epidemiologica alla base dell’implementazione delle misure di sanità pubblica è ovviamente basata su modelli matematici semplificati sia della trasmissione del virus, sia della popolazione in cui esso si espande, sia infine dell’effetto delle misure preventive e di contrasto alla diffusione che si adottano. Una delle assunzioni fondamentali e più frequenti è che i contatti fra i componenti di una popolazione umana siano grosso modo casuali e omogenei all’interno di gruppi di età o di status socioeconomico simile, ovvero che ognuno di noi abbia una probabilità più o meno costante di incontrare un qualunque individuo di età simile e di stato socioeconomico simile, con cui eventualmente scambiare il virus.
In realtà, i contatti fisici fra le persone non avvengono a caso nemmeno all’interno delle fasce grossolanamente definite come sopra: è per esempio più probabile che, a parità di età e condizione economica, individui con caratteristiche culturali e comportamentali simili interagiscano tra loro piuttosto che con individui con attitudini diverse, un fenomeno noto come omofilia. La cosa interessante è che le stesse caratteristiche individuali che determinano la probabilità di un contatto sociale sono pure correlate all’adozione di misure profilattiche, come ad esempio i vaccini, le mascherine o il distanziamento sociale. Di conseguenza, l’effetto delle misure profilattiche non si dispiega in maniera omogenea in una popolazione, nemmeno studiandone separatamente le fasce di età e di reddito.
Dalle considerazioni che abbiamo appena fatto, discende il fatto che individui simili sotto il profilo delle caratteristiche che ne determinano il contatto sociale lo siano anche dal punto di vista della propensione alle misure profilattiche di contrasto a una epidemia; il corpo sociale, cioè, tende ad autostrutturarsi in “bolle sociali” (cioè strati di individui a maggiore probabilità di contatto fisico) che sono anche omogenee per quanto riguarda molti comportamenti, fra cui l’adozione o il rifiuto di vaccini, mascherine, distanziamento, eccetera.
La domanda a questo punto è: questa tendenza della società alla strutturazione in bolle è sufficiente a vanificare o a rendere comunque molto meno efficaci le misure preventive, favorendo il mantenimento della circolazione virale in strati sociali sufficientemente ampi e socialmente connessi, a dispetto di un alto tasso di adozione delle misure profilattiche? Ovvero, tradotto in linguaggio ordinario: quanto pesano le bolle No vax, No mask e No tutto, nel rendere inefficaci le misure di controllo di un’epidemia?
A questa domanda, risponde in maniera analitica un recente lavoro di un gruppo di ricercatori spagnoli. Focalizzandoci sul caso dei vaccini, si trova che, in presenza di un’efficacia vaccinale incompleta nel prevenire la trasmissione del virus, esistono tre diversi regimi al variare del tasso di isolamento in bolle dei soggetti vaccinati e non vaccinati. In particolare, a seconda della pressione epidemica, della copertura vaccinale e della sua efficacia nel prevenire la trasmissione, l’effetto finale sulla dinamica di trasmissione del virus nella popolazione varia di molto: le curve epidemiologiche a cui siamo abituati, cioè, possono avere andamenti estremamente diversi, non solo in dipendenza della media dei cittadini che adottano una data misura, ma anche e soprattutto della tendenza di questi ultimi a separarsi in gruppi omogenei per quanto riguarda l’utilizzo per esempio dei vaccini. Più queste bolle sono separate fra loro, o nello specifico meno si mescolano vaccinati e non vaccinati, più tempo ci vorrà per portare sotto controllo la propagazione del virus, che continuerà a infettare “focolai” in cui non vi sono vaccinati a conferire protezione di gregge.
Questi risultati, come specificano i ricercatori, valgono per qualsiasi strumento profilattico che riduca ma non sopprima la probabilità di trasmissione, indicando un meccanismo universale nella dinamica di diffusione di un virus, legato alla formazione di bolle sociali chiuse, con comportamenti molto omogenei. Non sfuggirà al lettore, quindi, che la polarizzazione del dibattito, dovuta ad esempio ai social, e misure di separazione fra vaccinati e non vaccinati – come il green pass – incrementano la separazione in bolle di cui sopra. L’uso di questi mezzi, di conseguenza, va attentamente ponderato, perché il beneficio netto dipende dal bilancio fra aumento dei vaccinati indotto ed effetto sulla dinamica di trasmissione del virus.
Cattivi scienziati