cattivi scienziati
Monovalente o bivalente. Quale vaccino funziona meglio contro Covid
Le versioni aggiornate dei vaccini a RNA contro Omicron BA.1 sono disponibili in due tipologie. Ma quale mostra maggiore efficacia, uno che espone il sistema immunitario a più antigeni oppure no?
Come è probabilmente noto a molti, il vaccino attualmente in esame per la prossima dose è ottimizzato contro la sottovariante Omicron BA.1, ormai non più circolante.
Rispetto al vaccino originale, questo vaccino, che sia prodotto da Moderna o da Pfizer, è in grado di offrire una protezione migliore contro tutte le attuali sottovarianti di Omicron, incluse BA.4 e BA.5, anche se, come abbiamo più volte discusso, la protezione non è ottimale ed è comunque inferiore a quella conferita dal vaccino originale contro la variante Wuhan (almeno per quanto possiamo giudicare dai dati fatti filtrare dalle aziende).
Vale la pena di esaminare un po’ più da vicino i dati riportati nella relazione agli investitori di BioNTech, di cui ieri abbiamo discusso a proposito della buona notizia circa la sperimentazione clinica di un vaccino pan-coronavirus, per valutare un secondo punto: qual è la formulazione che appare migliore delle due disponibili attualmente?
Bisogna infatti sapere che, in questo momento, le versioni aggiornate dei vaccini a RNA contro Omicron BA.1 sono disponibili in due tipologie: in una, preparata sia da Moderna che da Pfizer e chiamata bivalente, il vaccino porta alla produzione sia della proteina Spike Wuhan che della versione mutata di Omicron BA.1, mentre nella seconda, a quel che risulta in questo momento sperimentata solo da Pfizer, è presente solo il messaggero per la proteina Spike BA.1 (e per questo tale versione del vaccino è detta monovalente).
Qual è il vaccino che mostra di funzionare meglio, uno che espone il sistema immunitario a più antigeni, come il bivalente, oppure il monovalente?
Naturalmente, non esistono ancora studi indipendenti formali che permettano di dare una risposta; abbiamo però i risultati del paragone testa a testa presentati da Pfizer BionTech nella stessa relazione che abbiamo discusso ieri. Tenendo a mente che questa presentazione non corrisponde ad un lavoro scientifico e che quindi è chiaramente influenzata dalla comprensione che l’azienda ha del suo prodotto e da quanto l’azienda ritiene sia meglio far sapere al pubblico, proviamo ad esaminare i dati disponibili.
Per quanto riguarda la sicurezza, in una sola diapositiva apprendiamo che non vi è nulla di particolare da segnalare per vaccino monovalente e bivalente; ciò che ci interessa approfondire qui, tuttavia, riguarda i dati di efficacia presentati.
Innanzitutto, si rileva che, in soggetti con età maggiore di 55 anni, il vaccino monovalente risulta ampiamente superiore a quello bivalente per quel che riguarda la sua capacità di indurre anticorpi neutralizzanti contro Omicron BA.1, rispetto al vaccino originario (diapositive 67 e 68 della presentazione agli investitori di BioNTech). Nella stessa popolazione, si osserva anche che la percentuale di soggetti che hanno sviluppato una risposta anticorpale efficace contro Omicron BA.1 è pari a circa il 70% per il vaccino bivalente, mentre a seconda della dose oscilla tra il 78% el’86% per il vaccino monovalente (quando nei soggetti vaccinati con il prodotto originario tale percentuale è del 57%, diapositiva 69).
Sin qui i dati per Omicron BA.1; ma cosa sappiamo riguardo l’efficacia di questi nuovi prodotti contro Omicron BA.4 e BA.5?
In un piccolo sottoinsieme di partecipanti ultracinquantacinquenni testati (diapositiva 77), risulta che per entrambe le formulazioni, monovalente e bivalente, gli anticorpi neutralizzanti indotti sono ridotti di circa tre volte rispetto a quelli contro BA.1; le differenze fra le due formulazioni, inoltre, su questi campioni piccoli non sono più apprezzabili. Se poi guardiamo agli studi in animale (diapositiva 78), risulta da dati preliminari che i vaccini ottimizzati contro BA.1 sono particolarmente affetti dalla perdita di efficacia contro altre varianti di Omicron, per quanto riguarda la produzione di anticorpi neutralizzanti: vaccini ottimizzati contro BA.4 e BA.5 coprono molto meglio e allo stesso modo non solo contro queste varianti, ma anche contro BA.1, BA.2 e BA.2.12.1. L’insieme di questi elementi conferma come il vaccino contro BA.1 non sia il migliore di quelli possibili, ma che è comunque più efficace contro le varianti Omicron di quelli attualmente disponibili. Inoltre, sembra emergere che il vaccino monovalente sia migliore del bivalente.
Tuttavia, vi è un insieme di considerazioni prudenziali da fare. Innanzitutto, l’azienda non ha presentato dati di sorta per la fascia di età minore di 55 anni. Soprattutto, tutti i dati si riferiscono alla seroprevalenza, quando sappiamo che il titolo di anticorpi neutralizzanti non è necessariamente il surrogato ideale per l’efficacia clinica. Infine, il numero di individui esaminato risulta relativamente basso tale che le deviazioni sui valori misurati sono piuttosto elevate. Per questo, è assolutamente necessario, prima di potersi spingere non solo ad emettere giudizi circa l’efficacia reale di questi nuovi prodotti, ma addirittura una preferenza per l’una o l’altra formulazione, ottenere dati molto più dettagliati riguardo le misure di efficacia realizzate, anche volendo affidarsi solo a marcatori surrogati come nella presentazione agli investitori qui discussa.
E’ per questo che occorre interrogare al più presto l’azienda, perché, ad oggi, non possiamo ancora decidere quale sarà il futuro vaccino da usarsi.
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