Cattivi scienziati
Basta con le ipocrisie. Omicron non è come l'influenza
L'idea che chi muore per COVID-19 stesse comunque morendo è falso, e i dati lo dimostrano. Le misure minime, dalle mascherine ai tamponi fai da te, funzionano ancora e non costano tanto
Io comincio ad avere l’impressione che in Italia molti abbiano un problema nel parlare onestamente di certi semplici fatti che riguardano SARS-CoV-2. Si dice in special modo che Omicron va lasciata circolare, perché ormai, date le condizioni di immunità pregressa nella popolazione e data la sua minore virulenza, non dovrebbe preoccupare più di un virus influenzale.
La letalità calcolata in Italia – con le stime più recenti che indicano 5 morti ogni 10.000 infetti – è realmente pari a quella di una brutta influenza; tuttavia la prevalenza nella popolazione e la prolungata circolazione di SARS-CoV-2 portano la mortalità (ovvero il numero di morti totali sulla popolazione) ben oltre quello che ci si potrebbe attendere da un’influenza, visto che da quando Omicron prevale ampiamente nel nostro paese (sostanzialmente dall’inizio del 2022) abbiamo avuto in 6 mesi oltre 30.000 morti a causa di questa variante, contro una media che piazza l’eccesso di mortalità per tutte le cause a meno di 10.000 morti a stagione, calcolata su 32 stagioni influenzali.
Del resto, i dati Euromomo per l’eccesso di mortalità, guardando il periodo dall’inizio del 2022 fino al 4 luglio, parlano chiaro: su 26 settimane considerate, solo 7 presentano un indice di mortalità compreso nell’intervallo di fluttuazioni usuali (anche se sempre sopra la media per il periodo 2016-2019), mentre in tutte le altre settimane si è osservato un eccesso statistico di morti. Dunque l’idea che chi muore per COVID-19 stesse comunque morendo è una pura bugia, come questi dati indicano: è vero che, prima dei vaccini e prima di Omicron, la situazione è stata peggiore, ma qual è la necessità di nascondere i fatti? Lasciatelo circolare, dice qualcuno, che tanto danni non ne fa: questo è evidentemente falso.
Sarebbe molto più accettabile che si dicesse non possiamo fare di più, e visto lo scenario che si prepara, con una crisi energetica, una economica e forse una alimentare ed idrica, dobbiamo concentrarci su altro, cercando il più possibile di non interferire ulteriormente con la vita dei cittadini, la loro salute mentale ed il loro lavoro, già messi a rischio dalle crisi sopracitate indipendentemente da SARS-CoV-2. Questo sarebbe onesto, questa sarebbe una ragione che, dati alla mano, si potrebbe sostenere, mostrando come gli effetti del cumulo di diverse crisi che ci attende sarebbero gravemente peggiorati, se ai guai che già ci attendono aggiungessimo quelli provocati dagli sforzi per limitare la circolazione virale; ecco, forse se si presentassero delle analisi convincenti, questo sarebbe un discorso ragionevole e onesto.
Invece si prende la scorciatoia del dire che Omicron, poco preoccupante per il singolo, non sia un problema tout-court, mentendo agli italiani circa il peso che esso ha avuto e avrà sulla società e specialmente sulle fasce più deboli.
Frattanto, qual è il risultato del “lasciatelo circolare”? È presto detto: il nostro paese, come il resto d’Europa, sta diventando un laboratorio evolutivo per nuove sottovarianti. Solo considerando quelle attualmente in ascesa all’ombra di BA.5 e BA.4, abbiamo BA.4.1, BA.5.2, BA.5.2.1 e una variante che in USA ha fatto molti danni, la BA.2.12.1. E poi ci sono due novità di cui finora si è poco sentito parlare, BE.1 e BF.1, entrambe derivate da BA.5, ma che hanno meritato per le loro differenze un cambio di vocale. Questi sono tutti tentativi evolutivi che si svolgono in presenza della trasmissibilissima BA.5, che riescono cioè a mostrare segnali di crescita nonostante BA.5.
Se e come da questo crogiolo (cui si aggiungono numerosi altri tipi di virus, affacciatisi nel nostro paese nell’ambito degli ultimi due mesi ma a quanto pare falliti) uscirà una nuova versione di SARS-CoV-2 di successo, non lo possiamo sapere, e può anzi ben darsi che tutte queste derivazioni di BA.5 ne seguano il prossimo declino, senza dare origine a nuove ondate o a qualcosa di diverso; tuttavia, la loro semplice presenza e fioritura a partire dall’inizio di giugno dovrebbe ricordarci perché favorire la circolazione di un patogeno in rapida evoluzione come questo non è esattamente una buona idea. Forse si può fare poco in più di quello che già si è fatto, anche e soprattutto considerando i problemi sopra ricordati; forse davvero è ora di preoccuparci di chi rischia di morire di fame o di freddo più avanti, all’approfondirsi della crisi. Però esistono alcune misure minime, le quali – se la fisica non è cambiata nel frattempo – funzionano ancora. Le mascherine, come dimostra la più completa metaanalisi sinora pubblicata, funzionano; controllarsi con i test fai da te ed usarle al chiuso non costa poi moltissimo, e usare appropriatamente gli antivirali e la quarta dose di vaccino dovrebbe essere immediato. Magari davvero non possiamo fare di più, ma non nascondiamoci ipocritamente i costi del virus, e facciamo quel poco che possiamo.
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