cattivi scienziati
Gli Ogm artificiali sono niente in confronto a quelli prodotti dalla natura
In un documento di FederBio si legge che "i batteri, le piante e gli animali modificati geneticamente non avrebbero assolutamente potuto svilupparsi in natura". Ma non è vero: il genoma di ogni organismo vivente è simile a un mosaico in costante rimescolamento, altro che armonioso equilibrio
Ogni tanto la natura provvede a schiarire le idee ai suoi pretesi difensori. In un documento di FederBio dedicato alle coltivazioni Ogm, leggiamo che “un organismo geneticamente modificato (o Ogm o ‘transgenico’) è un essere vivente (pianta o animale) il cui patrimonio genetico è stato cambiato, eliminando o aggiungendo geni con tecniche di manipolazione genetica. Queste tecniche permettono di mescolare geni provenienti da specie diverse: geni animali in batteri e piante o viceversa”; poche righe più sotto, leggiamo anche che “i batteri, le piante e gli animali modificati geneticamente non avrebbero assolutamente potuto svilupparsi in natura”. Ora, sebbene la definizione data di Ogm sia passabile, pensare che questi organismi siano un tipico prodotto della tecnologia umana, tanto che essi non potrebbero “svilupparsi in natura”, è semplicemente sbagliato, e lo era anche nel 2017, ai tempi della pubblicazione del vademecum citato. In natura, invece, si realizza un numero enormemente più alto di esperimenti casuali di quanto mai gli umani abbiano anche solo concepito, i quali tutti passano attraverso il ferreo vaglio della selezione naturale.
Prendiamo gli insetti, per esempio. In un recentissimo lavoro appena pubblicato su Cell, in cui si sono esaminati i genomi di 218 diverse specie, sono stati ritrovati 741 diversi esempi di trasferimento genico da altre specie, anche di regni diversi (come dai batteri), che hanno integrato “a caso” nei genomi riceventi 1.410 geni diversi, con funzioni spesso non ancora determinate prima dello studio in questione. Gli insetti geneticamente modificati rappresentano i discendenti dei più fortunati e meglio adattati fra i “mostri speranzosi” generati dall’ingegneria genetica completamente casuale che avviene ad alta frequenza in tutti gli organismi genetici.
La prova del vantaggio di questo fenomeno perfettamente naturale è evidente da un esempio che gli autori investigano, quello di un particolare gene originatosi in batteri e finito negli antenati delle farfalle e delle falene, il quale controlla, incrementa e migliora il comportamento di corteggiamento dei maschi; per questo, l’Ogm naturale che si generò ha fatto piazza pulita di tutti i suoi “naturalissimi” e coevi competitori non Ogm (almeno non per questo tratto). Gli Ogm naturali, cioè, hanno avuto un effetto devastante sulle popolazioni e sugli ecosistemi in cui comparvero, estinguendo le “farfalle naturali” e lasciando solo quelle modificate, che noi oggi vediamo volare. Al contrario dei pochissimi Ogm inventati dall’uomo, infatti, gli Ogm naturali sono selezionati esattamente per la loro invasività, ovvero per la capacità di espandersi nella popolazione, a scapito sia degli altri individui della propria specie che di specie diverse, sulle quali gli effetti ecologici della trasformazione genetica occorsa possono riverberare a causa della competizione diretta, della predazione, della migliore evasione dalla predazione eccetera.
La natura sperimenta davvero a caso, e per essa vale ciò che afferma FederBio a proposito degli Ogm inventati dall’uomo, ovvero “non poter prevedere quello che si andrà a produrre, né le possibili conseguenze”, eccetto una: qualunque Ogm naturale avrà successo in quanto sarà in grado di moltiplicarsi meglio dei suoi predecessori, oppure scomparirà presto. Né si deve pensare che quanto oggi osserviamo sia solo il risultato di fatti ormai remoti, con una “transizione dolce” che abbia dato modo di accomodare i nuovi organismi in un ipotetico quanto inesistente equilibrio naturale; anche negli ultimi 100 anni, è stato documentato l’insorgere di numerosi Ogm naturali in ogni regno vivente. Lungi dal costituire il “progetto” fisso e invariabile di ogni specie, quasi una sua essenza platonica, il genoma di ogni organismo vivente è più simile ad un mosaico in costante rimescolamento, che acquisisce elementi da viventi diversi e li riusa in modi nuovi, alterando di continuo proprio quel “paesaggio ecogenomico” che si vorrebbe fisso e in armonioso bilanciamento, quando invece è cangiante e tendente a favorire solo la massima riproduzione di ogni individuo.
Gli Ogm, che siano di origine umana o meno, esistono da sempre, e continuano a sorgere, con conseguenze ambientali anche su larga scala; possiamo decidere se lasciar fare al caso, indifferente alle nostre necessità, oppure se sfruttare le tecniche di cui disponiamo, dall’ingegneria genetica di precisione alla valutazione degli impatti su salute, ambiente e ricchezza, per creare nostri Ogm come in passato abbiamo creato per domesticazione le nostre specie animali e vegetali.
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