storie di genio italiano
È una vernice il vaccino italiano contro il Covid
L'invenzione di una piccola azienda chimica in provincia di Reggio Emilia rende inerte tutti i virus e i batteri che si poggiano sulle superfici. Così l'impresa di Gianluca Falleti per il 2022 e 2023 è la prima in Italia nel suo settore per crescita economica e la quarta in Europa
Fine febbraio 2020. Su un aereo che da Barcellona sta tornando in Italia ci sono tre persone: nel senso di tre in tutto. Solo tre passeggeri perché, anche se non sono ancora scattati i provvedimenti per chiudere tutto, il mondo si sta già fermando. Ci imbattiamo in parole e sigle fino a quel momento ignote a quasi tutti, e poi in altre parole desuete, e poi ancora in altre rimosse: coronavirus, Sars-CoV-2, Covid-19, lockdown, Ffp2, zone rosse, saturimetro, idrossiclorochina, epidemia, pandemia. Scopriamo un sentimento che neanche i nostri nonni in tempo di guerra avevano conosciuto, abituati com’erano alla vita grama: facciamo conoscenza con la paura. La paura collettiva. E che cosa fa più paura di ciò che è nuovo e incognito? Il virus è più sconosciuto delle bombe, la Spagnola e la peste sono ricordi di generazioni passate. Finirà il mondo? Ci estingueremo? A questo pensiamo tutti noi mentre quell’aereo torna in Italia carico di tre soli passeggeri.
Uno di questi tre che tornano da Barcellona si chiama Gianluca Falleti, in quel momento ha 44 anni, è nato a Sassuolo ed è il titolare di una piccola azienda da lui fondata nel 2000: la Nanoprom Chemicals. Cinque dipendenti, una bella sede nella zona industriale di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, frazione Sant’Antonino, al confine con il distretto della ceramica di Sassuolo. Insomma siamo in uno di quegli angoli della penisola che fanno tanto salire il nostro pil.
L’azienda produce un vetro molto sottile che viene “drogato” con vari materiali per essere adattato agli apparecchi tecnologici più sofisticati; fa vetrificazioni a freddo; inventa e produce le vernici più “leggere” del mondo. Una monoposto di Formula 1, per dire, viene verniciata con 250 grammi se opaca e 300 grammi se lucida. Per un elicottero della Curti di Castel Bolognese un tempo occorrevano otto chili di vernice, adesso bastano 800 grammi del prodotto ideato e fornito dalla Nanoprom. Vetri e vernici leggerissime: per un drone si è passati da 17 a 3,4 chilogrammi. E che cosa può fare un’azienda del genere contro il Covid?
“Su quell’aereo”, racconta Falleti, “pensavo a che cosa avrei potuto fare io per aiutare. A Barcellona avevo partecipato ai test delle F1 e presentato alcune plastiche con le nostre vernici; sono come pellicole che servono per colorare e proteggere le macchine durante le corse, per non fare aderire le polveri alla scocca, per attutire gli impatti con qualsiasi cosa possa salire dalla pista.
“Allora ho pensato: faccio una vernice da applicare a un’altra pellicola che protegga dai virus e dai batteri. Ma ho capito che era infattibile dal punto di vista burocratico: occorrevano troppe certificazioni. Non mi sono arreso, perché cerco di non fermarmi mai di fronte a una difficoltà. Ho investito 330.000 euro per creare uno staff che s’inventasse qualcosa per mettere in sicurezza case, uffici, scuola. E debbo ringraziare la Regione, che mi ha aiutato con 70.000 euro”.
Ed è così che è nata BV-Stop: la prima vernice al mondo anti Covid. Per la precisione: anti-tutti-i-virus, anti-tutti-i-batteri, anti muffe. “E’ una vernice invisibile, trasparente. Si passa con uno spray su tutte le superfici verniciabili ma anche sui tessuti. Per capirci: anche su una poltrona, su un cuscino, su un letto. Non si vede e non ha odori, anzi elimina gli odori provocati dai batteri. Con un litro si proteggono trenta metri quadrati”.
Ma come funziona? “Dopo trenta minuti il virus caduto su una superficie verniciata con BV-Stop diventa inerte al 99,9 per cento, e i batteri vengono distrutti”. Come si può esserne certi? “Con 6.700 sterline mi sono fatto fare in Gran Bretagna una lampada con bilanciamento luminoso che, con un raggio blu, permette di vedere dove ci sono i batteri, dove possono esserci e dove è già passata la vernice. Si controlla così il livello di protezione”. Quanto dura questa protezione? “Circa cinque anni. E se dura meno si può ripassare la vernice”.
Da un mese la BV-Stop è sul mercato. Primo acquirente il Comune di Casalgrande, che ha protetto con questo spray magico il suo Ufficio Anagrafe. Anche scuole e mense aziendali l’hanno ordinato. Un grande ospedale torinese lo sta valutando. Per ora questa vernice è unica al mondo: l’anno scorso è stata presentata domanda per il brevetto e non si ha notizia di obiezioni, il che viene considerato un buon segno. Intanto l’azienda è passata da cinque a nove dipendenti e il fatturato è salito a due milioni e settecentomila euro all’anno. Secondo la classifica del Financial Times, la piccola Nanoprom Chemicals di Casalgrande, provincia di Reggio Emilia, per il 2022 e 2023 è la prima azienda chimica italiana e la quarta in Europa per crescita economica.
Insomma questa è una storia di genio italiano. Una storia di quelle “come trasformare una crisi in un’opportunità”. Ma se pronunci questa frase Falleti ti fulmina con lo sguardo.
“Non ho usato il Covid per guadagnare o per far crescere l’azienda, glielo assicuro. Mio suocero è morto di Covid. E io di fronte a questa tragedia planetaria ho pensato se nel mio piccolo potevo dare una mano, se potevo inventarmi qualcosa. Mi chiedevo: ma davvero non posso fare nulla? Davvero siamo impotenti di fronte a questo nemico tanto minuscolo da essere invisibile? Che cosa posso fare per aiutare? Quando è arrivata la notizia del primo lockdown ero in montagna a sciare. Ricordo il senso di terrore di tutti. Sentivo un enorme vuoto. Ho due figli, e soprattutto chi ha figli ha avuto paura.
“Quando abbiamo messo a punto la vernice anti Covid volevo essere sicuro che funzionasse davvero. L’ho fatta testare a tre aziende e università di tre città diverse: Modena, Firenze, Chieti. Solo quando tutte e tre mi hanno dato la certificazione ho cominciato...”. A venderla? “A regalarla. Gliel’ho detto, è sul mercato solo da un mese. Prima l’ho donata alla Croce Rossa di Sassuolo, di Scandiano, di Maranello e di Casalgrande. Hanno protetto con BV-Stop le ambulanze. Poi sono passato alle scuole. Mi hanno chiesto di proteggerle dal Covid con la mia vernice, e io ho chiesto: ma voi da quanto tempo non imbiancate? In una scuola qui vicino a noi, che non nomino, mi hanno risposto: dal 1984. Si rende conto in che condizioni è la scuola italiana? Ma lei lo sa che le vernici, dopo qualche anno, diventano cancerogene se non vengono rimosse e sostituite? Se non si imbiancano i vecchi muri? A chi mi chiedeva il BV-Stop ho risposto: prima fate imbiancare, poi lo passo. E le assicuro che avrei potuto guadagnare subito centinaia di migliaia di euro se avessi fatto finta di niente, e passato la mia vernice anti Covid su quei muri verniciati l’ultima volta nel 1984. Oggi qualsiasi comune può usare i fondi europei contro il Covid per far riverniciare tutte le aule, e prepararsi poi per il BV-Stop.
“Fare i soldi con il Covid? C’è chi li ha fatti. Ci sono tanti che ci hanno marciato su. Per questo feci partire, qui nella nostra zona, il Progetto anti sciacallaggio. Quando vendevano le mascherine chirurgiche a due o tre euro l’una, io ne ho regalate più di centomila. E quelle che vendevo, le vendevo a 50 centesimi l’una, ben prima che questo fosse il prezzo imposto dallo stato. Se poi una famiglia aveva tre figli, il terzo aveva la mascherina gratis, e per i primi due il prezzo era quaranta centesimi”.
Anche sulle mascherine la piccola Nanoprom ha cercato di innovare. “Ho prodotto mascherine con un tessuto particolare: 45 per cento cellulosa e 55 per cento poliestere. Con queste mascherine l’acqua viene assorbita completamente e il virus diventa inerte in otto ore: così non c’è neppure bisogno di incenerirle. Le puoi buttare via tra i rifiuti normali. Ci hanno dato il premio Open Innovation delle piccole e medie imprese, per queste mascherine”.
Ora Falleti punta al riconoscimento di Nanoprom come impresa B-Corp, cioè a essere certificata come azienda che, oltre a inseguire il profitto, ha alti standard di performance sociali e ambientali. “Il 15 dicembre dell’anno scorso ci è arrivato il brevetto come unica azienda al mondo che sta offrendo un’alternativa all’uso della galvanica, la quale costringe a smaltire fra i rifiuti speciali. Abbiamo varato il progetto Nalucoat, che vuol dire utilizzare, invece della galvanica, un’altra tecnologia e materiali che possono essere riciclati al cento per cento. Il nostro business sta nella ricerca e nello sviluppo: vengono da noi aziende con delle richieste, e noi studiamo come aiutarle. Lavoriamo con la Formula 1 e con il Moto Gp, con la nautica, con i droni, con tutto: dai sommergibili ai satelliti”.
Funzionerà la vernice magica? Eliminerà davvero il Covid, e tutti gli altri virus, e tutti i batteri, e tutti i cattivi odori in case uffici fabbriche ospedali vetture? Arriverà il brevetto che certificherà l’ennesimo miracolo italiano? Intanto, questa è una storia di genio italiano. E da dove viene il nostro genio? Pupi Avati, grande regista, dice dall’aver sofferto e dall’aver saputo reagire. “Sono orfano di entrambi i genitori da quando avevo tredici anni”, racconta Falleti. “Da ragazzo facevo l’assicuratore, consegnavo pizze e lavavo automobili. Ho provato a dormire di nascosto nei bagni delle società di assicurazioni. Ma a 21 anni non mi sono comprato la macchina: mi sono comprato una casa”.
Stiamo per uscire. Ci chiede: “Ha bisogno di andare in bagno?” E perché no, alla mia età. “Ecco, allora le faccio vedere che cosa succede prima e dopo l’utilizzo di un bagno”. Poi entra con la sua lanterna magica, che illuminando di blu ci mostra dove sono i batteri, dove c’è la protezione della sua vernice anti-virus e anti-batteri, e dove invece bisogna ancora passarla. E’ contento come un bambino. Perché ha inventato qualcosa per fare i soldi? Chi conosce questi imprenditori, sa che non è il guadagno (che pure ci vuole, eccome, ed è giusto) a far felice chi intraprende un’opera. E’ il sentire che si è fatto qualcosa di nuovo, è il sentire che si è fatto qualcosa di utile per gli altri. “Quello che le ho raccontato è il 5 per cento di quello che ha fatto quest’azienda”, ci dice mentre ci accompagna al parcheggio. La sua azienda è fra quelle classificate nella categoria “Leader della crescita 2022” stilata dal Sole 24 Ore, con un tasso di crescita del 54,76 per cento.
Ecco, finché c’è gente così, basta parlare di paese finito. Basta piangere.
2 - continua
La prima storia di genio italiano che abbiamo raccontato è quella di Giampaolo Dallara, sul Foglio di lunedì 3 ottobre.
cattivi scienziati
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