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cattivi scienziati

L'omeopata condannato per omicidio colposo e le responsabilità delle società di settore

Enrico Bucci

Massimiliano Mecozzi è stato condannato per avere causato la morte di un bambino per un'otite non curata con farmaci appropriati ma con l'omeopatia. Eppure, nonostante non sia il primo caso simile, importanti società di omeopati continuano a sostenere che siano “validi sostituti” degli antibiotici

Alla fine, l’omeopata Massimiliano Mecozzi è stato condannato per omicidio colposo, per ora in primo grado, a tre anni di reclusione, cinque di interdizione dalla professione medica e al pagamento di una provvisionale a favore dei familiari del piccolo Francesco Bonifazi, morto fra atroci tormenti per le conseguenze di un’otite, perché gli sono stati somministrati rimedi omeopatici invece di antibiotici di provata efficacia che si usano in questi casi.

  

Vedremo tra novanta giorni le motivazioni della sentenza, ma qui vorrei ricordare alcuni elementi, che fanno parte della relazione che a suo tempo ho consegnato come esperto incaricato.

    

Quando emerse che Mecozzi si era opposto, con tutte le sue forze, alla somministrazione di cure appropriate, causando la morte del bambino, era immediatamente intervenute la SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata) e la SMB Italia (Società Medica Bioterapica), che rilasciarono un comunicato congiunto il 27 maggio 2017, nel quale, commentando la morte di Francesco Bonifazi, scrivevano in chiusura: “Nel caso specifico, oltre a ribadire che il bambino dovrebbe essere sempre curato da un pediatra e, nel caso dell’omeopatia, da un pediatra esperto anche in omeopatia, ribadiamo che nessun medico può permettersi di ergere l’omeopatia a cura esclusiva di una situazione di salute, per giunta acuta quale quella del piccolo. Non si può tuttavia scambiare un caso di, possibile, malpractice della medicina con la medicina. Altrimenti per ogni evento avverso che ogni giorno si registra in chirurgia o in medicina in un ospedale o nel territorio si dovrebbe applicare la stessa regola”.

   

Con questo comunicato, si intendeva relegare a cattiva pratica medica (o, per meglio dire, omeopatica) l’operato di Mecozzi, unico eventuale colpevole della morte del Bonifazi.

 

Eppure, la dichiarazione suona falsa: proprio il presidente della SMB aveva infatti scritto in un suo articolo pubblicato su una apposita rivista dedicata all’omeopatia, a proposito della cura dell’otite nei bambini, quanto segue: “Sicuramente è confortante per il Medico Omeopata leggere queste informazioni su lavori compiuti da Ricercatori seri e svincolati da logiche commerciali farmacologiche. Di fronte all’abuso fatto dell’antibioticoterapia, i rimedi omeopatici si rivelano dei validi sostituti”.

   

Si noti bene: i rimedi omeopatici, nell’otite pediatrica, sono presentati come sostituti, non come integratori, della antibioticoterapia, salvo che poi, morto il piccolo Bonifazi, per esonerare la pseudoscienza omeopatica si scriveva che questa non doveva essere usata come cura esclusiva.

  

Vi è di più: casi identici a quello del piccolo Bonifazi, casi cioè di bambini con otite morti in seguito alla somministrazione di cure omeopatiche invece che di cure vere, sono ben documentati nella cronaca anche giudiziaria di diversi paesi, come Australia e Stati Uniti. Come mostrano questi casi e come ho sostenuto nella mia relazione, dunque, già prima della morte di Francesco Bonifazi – anche solo due anni prima - il pericolo insito di preferire alle terapie utili l’inutile omeopatia per il trattamento dell’otite pediatrica era documentato; eppure, persino a valle di taluni fra questi casi, i responsabili di importanti società di omeopati e delle loro scuole di formazione ancora scrivevano che i farmaci omeopatici erano dei “validi sostituti” degli antibiotici, a dimostrazione di cosa si celi in realtà dietro le ambigue parole sul ruolo di “integrazione” che dovrebbe avere la pratica omeopatica.

  

Fa quindi ancora più specie che proprio quegli esponenti di alto rango della comunità omeopatica italiana, vogliano poi ridurre il caso Bonifazi ad un caso di “malpractice” di un omeopata: la realtà è ben diversa, ed è che l’omeopatia ed il suo sistema di pensiero, essendo alternativi, e non complementari, alla scienza moderna, favoriscono attivamente l’abbandono delle terapie efficaci, in favore di preparati che non hanno nessuna possibilità di azione, se non attraverso l’effetto placebo.

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