La missione Artemis 1 è in viaggio verso la Luna
Dopo tre mesi di rinvii il veicolo spaziale della Nasa è decollato. Un test fondamentale per il razzo lanciatore Space Launch System – il più potente mai costruito, alto 98 metri – e la capsula da trasporto Orion, sulla quale un giorno salirà un equipaggio
A più di mezzo secolo da quel famoso "piccolo grande passo", l'agenzia spaziale americana punta a riportare l'essere umano sulla Luna. Quello di oggi è un nuovo traguardo nella giusta direzione: alle 7:47 (l’1:47 al Kennedy Space Center in Florida), la missione Artemis 1 della Nasa (per ora senza astronauti a bordo) è partita per lo spazio. Una missione di 26 giorni e 450mila chilometri attorno alla Luna e ritorno sulla Terra.
Dopo il lancio di oggi – che in origine era previsto per il 29 agosto, ma rimandato per tre mesi a causa di un problema nel sistema di rifornimento del primo stadio del razzo – gli astronauti della Nasa osserveranno il suolo lunare da vicino e studieranno un modo per costruire una base che permetta l’esplorazione dello spazio profondo e, infine, lanceranno una missione con equipaggio su Marte: sarebbe la prima volta di un essere umano su un altro pianeta.
Il lancio di oggi è anche un test fondamentale per il razzo lanciatore Space Launch System – il più potente mai costruito, alto 98 metri e pesante più di duemila tonnellate – e per la capsula da trasporto Orion, sulla quale un giorno salirà un equipaggio in carne e ossa. Se Artemis 1 sarà un successo, infatti, nei prossimi anni la missione Artemis 2 imbarcherà un equipaggio di quattro persone a bordo di Orion. L’allunaggio è previsto non prima del 2025. In orbita intorno alla Luna dovrà essere poi costruito il Lunar Gateway, una base più piccola della Stazione Spaziale Internazionale, che verrà utilizzata per fare attraccare veicoli spaziali e per ospitare gli equipaggi e le strumentazioni.
Al di là delle attese dal punto di vista scientifico, Artemis rappresenta soprattutto il ritorno del ruolo americano centrale nell’esplorazione spaziale. Il sogno spaziale americano che si fonda sulle parole pronunciate dal presidente Kennedy durante il celebre discorso del 1961, quando decise di mandare l’uomo sulla Luna “perché è una sfida che siamo disposti ad accettare”, una competizione che un paese intero era convinto di poter vincere contro le altre grandi potenze concorrenti. Era un messaggio più politico che scientifico, e allora l’America fu vittoriosa.
Adesso l’America vuole tornare sulla Luna dopo anni in cui il suo programma spaziale era stato accantonato, depotenziato e definanziato. Ufficialmente i motivi trainanti hanno a che fare con la tecnologia, con la spinta innovatrice delle società private come Space X, la ricerca di nuove importanti risorse naturali, per esempio sul suolo lunare. Ma in realtà c’entra la politica internazionale e, più di recente, la guerra in Ucraina. Solo che è difficile da ammettere perché dire che è in ballo una competizione vorrebbe dire che gli schemi della Guerra fredda, che sembravano definitivamente abbandonati, sono tornati quasi tutti.
"La filiera dello spazio italiana, composta da grandi e piccole aziende, si conferma un'eccellenza mondiale, grazie anche al ruolo di coordinamento dell'Agenzia Spaziale Italiana", ha detto oggi il ministro dell'Industria e del Made in Italy con delega allo Spazio, Adolfo Urso. Anche il contributo dell'Italia nell'esplorazione spaziale è in effetti sempre più degno di nota. Ne abbiamo scritto qui:
cattivi scienziati
Un altro promotore della pseudoscienza al potere in America
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