Una volpe volante dalla testa grigia vola sui giardini botanici reali a Sydney, Australia (foto di Ian Waldie/Getty Images) 

Cambiamenti climatici e pandemie. Come predire lo spillover di un virus

Enrico Bucci

Un gruppo di biologi australiani ha dimostrato con notevole dettaglio quale sia il meccanismo che porta al passaggio di specie del virus Hendra.

Il primo capitolo di “Spillover”, il fortunato e preveggente libro di David Quammen, descrive lo studio degli episodi di trasmissione a cavalli e umani del virus Hendra, un hepanivirus altamente letale in queste due specie, ma sostanzialmente innocuo per i pipistrelli da cui ha origine.

  

Si è sempre detto che tutte le circostanze che provocano un aumento di contatto tra umani e specie selvatiche, e particolarmente pipistrelli, sono sospette quali fattori in grado di aumentare la probabilità di spillover virale e quindi pandemie; esistono, in particolare, vari studi di modellistica che sono stati condotti negli ultimi anni.

   

Adesso, però, un fantastico lavoro di un gruppo di biologi australiani, guidato dalla professoressa Raina Plowright, ha dimostrato con notevole dettaglio quale sia il meccanismo che porta allo spillover proprio del virus Hendra e dunque agli episodi narrati da Quammen.

   

A partire dall’analisi di 25 anni di dati sul cambiamento dell'uso del suolo, sul comportamento dei pipistrelli e sulla diffusione del virus Hendra dai pipistrelli ai cavalli nell'Australia subtropicale, i ricercatori hanno dimostrato inequivocabilmente che i pipistrelli stanno rispondendo ai cambiamenti ambientali adottando in modo persistente comportamenti che in precedenza erano risposte transitorie allo stress nutrizionale. In particolare, come esplicitamente evidenziato nello studio in questione, le interazioni tra il cambiamento dell'uso del suolo e il peggioramento medio del clima portano a una permanenza persistente dei pipistrelli nelle aree agricole, dove le crisi alimentari causate dai fattori indicati causano corrispondentemente eventi di spillover ad alta frequenza. Come controprova, si osserva che in caso di fioritura invernale – dovuta sempre alle oscillazioni climatiche – nelle foreste ancora in piedi, gli spillover sono scomparsi, corrispondentemente al fatto che i pipistrelli sono stati attratti in aree lontane dai centri rurali e a bassissima antropizzazione.

   

A partire dai dati e dalle osservazioni indicate, è stato possibile sviluppare semplici modelli bayesiani in grado di predire con precisione il verificarsi di spillover per ognuno dei 25 anni esaminati; questo significa che, almeno per quanto riguarda l’Australia e il virus Hendra, si dispone oggi di un modo di predire in modo sufficientemente accurato il rischio di spillover a due anni, valutazione che consente di attivare per tempo un monitoraggio specifico nelle aree identificate come più a rischio.

   

Inoltre, si apre la possibilità di identificare i parametri di stress che portano allo spillover per ogni tipo di malattia che ha origine nei pipistrelli, particolarmente in quei paesi che, per lunga consuetudine con questo tipo di eventi, hanno accumulato serie temporali di dati sufficientemente lunghe, come è il caso della Cina e di altre nazioni del Sudest asiatico, ma anche delle nazioni africane afflitte da Ebola.

  

Se la correlazione tra clima, mancanza di cibo e disponibilità di ambienti rifugio antropizzati fosse valida anche per altre specie di virus e di pipistrelli, la nostra preparazione a future pandemie, anche di coronavirus, potrebbe giovarsene; allo stesso tempo, potremmo cominciare ad identificare con maggior dettaglio quali possono essere stati gli eventi naturali scatenanti le passate epidemie o pandemie.

  

Per esempio, mi sono chiesto, che clima si è registrato nell’est della Cina, patria di alcune delle maggiori concentrazioni di pipistrelli che ospitano coronavirus del gruppo di SASR-CoV-2, nella seconda metà del 2019, giusto prima che il mondo scoprisse l’inizio della pandemia attuale?

   

Guarda caso, quella è stata l’epoca di uno dei periodi di maggiore mancanza di precipitazioni atmosferiche nella regione, fatto che ha causato una delle peggiori siccità dei tempi recenti.

    

A partire da osservazioni come questa, aspettiamo di vedere se e come tali tipi di condizioni possano causare i periodici spillover di coronavirus in quelle regioni, a testimonianza di un’ulteriore, terribile verifica degli effetti deleteri del cambiamento climatico in corso.

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