Cattivi scienziati
Un 2022 di finti articoli scientifici: una frode su scala industriale
Diverse riviste sono pronte a ritirare le proprie pubblicazioni. Un sistema di manipolazione fraudolenta causato dalla "corsa a pubblicare" per accedere ad avanzamenti di carriera. La nascita di una "cartiera scientifica" da abbattere
Il 2022 è stato un anno durante il quale, a una scala mai vista prima in precedenza, è stata provata la manipolazione fraudolenta delle pubblicazioni scientifiche su larga scala. Gli elementi di base sono ben noti a tutti: la valutazione della produzione scientifica di individui e istituzioni basata su indici numerici che crescono al crescere del numero di pubblicazioni ha creato una “corsa alla pubblicazione” che si avvale di ogni mezzo per ottenere un numero di articoli pubblicati sufficiente ad accedere a finanziamenti e avanzamenti di carriera.
Questo meccanismo, oltretutto promosso in Italia con un’incoscienza che rasenta la delinquenza, non può che favorire il moltiplicarsi delle pubblicazioni scientifiche farlocche, per una semplice competizione darwiniana; e laddove c’è abbondante domanda, arriva prima o poi l’offerta, per cui oltre che una moltitudine di singoli imbroglioni, si arriva poi alla deviazione sistemica: da un lato, la produzione da parte di apposite aziende di finti articoli scientifici posti in vendita al miglior offerente, per poi essere inviati alle riviste e spesso pubblicati, e dall’altro il fiorire di bande accademiche organizzate che, attraverso il controllo dei comitati editoriali, favoriscono sistematicamente i rispettivi gruppi di ricerca, corrompendo la procedura di revisione anonima.
I singoli coinvolti possono essere anche premi Nobel: nel 2019, Gregg Semenza ha condiviso il premio Nobel per la medicina o la fisiologia per le sue scoperte degli anni '90 inerenti il rilevamento dell’ossigeno da parte delle cellule del nostro corpo.
Quest'anno, ha dovuto ritrattare quattro articoli da lui pubblicati in serie su Pnas per la presenza di immagini manipolate.
Tuttavia, la vera differenza osservata nel 2022 concerne come si diceva in apertura le frodi su scala industriale, più che quelle dei singoli. Iop, un editore scientifico che pubblica riviste nel campo delle scienze fisiche, ha ritrattato ben 850 articoli nel 2022, dopo che Nick Wise, un ricercatore dell'Università di Cambridge nel Regno Unito che studia la dinamica dei fluidi, si è accorto che molti di essi contenevano frasi senza senso – prodotte da programmi di intelligenza artificiale che tentano di evitare i software antiplagio – ripetute un numero impressionante di volte in articoli diversi di gruppi diversi.
Quando Iop ha iniziato a indagare, l'editore ha trovato altre somiglianze che suggerivano che gli articoli provenissero da una cosiddetta “cartiera scientifica”, una di quelle aziende cioè che piazzano pseudoarticoli a pagamento.
Oltre a questo e a molti altri esempi di “cartiere scientifiche” scoperti nel 2022, questo è stato anche l’anno in cui sono stati confermati casi di manipolazione organizzata su larga scala del processo di revisione scientifica. A ottobre, la rivista Thinking Skills and Creativity di Elsevier ha ritirato quasi 50 articoli per questo motivo. Questo settembre, l'editore Hindawi, una sussidiaria di Wiley, ha annunciato che ritirerà più di 500 articoli su 16 riviste dopo che un'indagine durata mesi ha scoperto che reti di revisori ed editori manipolavano il processo di revisione.
Ora, quello che sta avvenendo è stato perfettamente previsto e annunciato da almeno un decennio, persino dal sottoscritto in un libro divulgativo dedicato.
Eppure, l’interesse combinato di chi, vuoi per ideologia vuoi per stolida convinzione, continua a promuovere forme sempre più estreme di valutazione bibliometrica nel nostro paese, insieme a quello di chi ha ben capito come sfruttare al meglio e su vasta scala la manipolazione degli indici di pubblicazione, insieme infine all’industria dell’editoria scientifica, dico tutti questi interessi insieme cospirano per abbattere la credibilità della comunicazione scientifica, promuovendo un sistema drogato e tossico di competizione per il massimo numero di pubblicazioni.
La soluzione di questo problema non può ottenersi senza abbandonare lo stupido inseguimento degli indici bibliometrici a favore di sistemi più equilibrati, come è già avvenuto in altri paesi per le istituzioni scientifiche pubbliche; non c’è nulla da inventarsi, ma solo da capire che continuare a persistere in questo gioco stupido porterà sempre più indietro la nostra comunità di ricerca e con essa il nostro paese.
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