Cattivi scienziati
Il grande bluff dei guru dell'epigenetica
Come accade a molti campi scientifici, anche gli studi sul Dna sono spesso strumentalizzati da chi guarda solo al portafoglio. Un ambito di ricerca meraviglioso cui ci si dovrebbe avvicinare senza secondi fini e con un approccio analitico
Ogni qualvolta la conoscenza scientifica avanza, introducendo nuovi concetti e nuovi termini per descriverli, può accadere che taluni fra questi assumano per così dire vita propria, abbandonando il campo semantico in cui hanno senso, per strabordare in ogni sorta di discussione con sensi di volta in volta attribuiti dai prestigiatori di parole di turno. È accaduto per il termine “quanto”, introdotto in fisica, e per tutti i suoi derivati, forse anche a causa dei fraintendimenti causati da discorsi (erronei) pure di famosi scienziati all’inizio dell’esplorazione intellettuale di questo campo avanzato della nostra scienza, ma certamente in seguito a causa del potenziale evocativo di “salto”, “superamento” e di quanto altro via via è stato attribuito al concetto, soprattutto al fine di vendere concezioni del mondo e connesse carabattole new age in ogni angolo del pianeta.
Accade oggi, nel mio settore, per il termine “epigenetica” e per i suoi diversi derivati: al di fuori dei diversi campi di applicazione e dei differenti significati scientifici che gli stessi ricercatori attribuiscono al termine, è tutto un susseguirsi delle solite litanie di “superamento”: del darwinismo, del riduzionismo, del determinismo, della genetica, della medicina tradizionale e, in una parola, di ogni disciplina in cui qualche venditore voglia accreditarsi. Si prende così la comoda strada di metter fra parentesi la conoscenza scientifica vera, usando la parola “epigenetica” per implicare il suo superamento e così allontanare il pubblico da chi la scienza la conosce, per attirarlo a sé. Troviamo così i seguenti baldanzosi e accattivanti proclami: “L’epigenetica mette fine anche al determinismo, che ritiene i geni responsabili di ogni cosa. Al contrario, essa ci incoraggia a vivere la nostra vita in un nuovo stato di libertà e ci fa riconoscere che siamo noi stessi ad avere in mano il timone della barca della nostra vita […] attraverso il nostro pensiero e le influenze dell’ambiente si possono creare fino a 30.000 proteine diverse. Noi non siamo quindi le vittime dei nostri geni (come ci vuole far credere la medicina convenzionale), ma piuttosto possiamo influire sulla nostra salute con le giuste informazioni così come con pensieri e credenze gioiose e positive nei confronti della vita. In questo modo si può addirittura modificare la forma di una proteina.”
Naturalmente, tutto in un sito web dove il passaggio dalla libertà epigenetica e dalla modifica della forma delle proteine alla carta di credito è possibile in modo immediato: prenotando, per esempio, il “theos numerologico”, oppure donando al sito “visione alchemica” o acquistando libri che spiegherebbero “come il pensiero influenza il Dna e ogni cellula”. Ora, chiariamolo una volta per tutte: è vero che l’ambiente può cambiare l’espressione del Dna di un organismo? Certo che è vero, e i meccanismi sono molti di più di quelli che sono oggi descritti dall’epigenetica, come la metilazione, le modifiche degli istoni, gli effetti sulla rete di Rna regolatori. È vero che questi cambiamenti sono ereditabili, talché l’esperienza di vita fatta da un genitore influenza il fenotipo dei figli? Sì e no: in alcuni organismi, come le piante e i procarioti, la cosa appare molto diffusa, ma nei vertebrati, e particolarmente nei mammiferi, il grosso delle modifiche epigenetiche viene azzerato nei gameti, così che l’embrione riceve una “tabula rasa” epigenetica per la stragrande parte dei tratti ereditabili. In più, i tratti epigenetici trasmissibili sono spesso revertibili, vale a dire si torna indietro nell’ambito di poche generazioni; fanno eccezione i meccanismi attraverso cui si generano vere e proprie mutazioni nel Dna, come le deaminazioni delle citosine metilate, ma in questo caso le mutazioni non sono necessariamente adattative, e rientrano nel solito percorso di generazione di varietà genetica e selezione naturale, come previsto dal darwinismo classico.
È vero che possiamo, con il nostro pensiero, alterare in modo permanente e controllato il nostro Dna? No, al momento non solo non disponiamo di prove in merito, ma nemmeno di un’ipotesi di meccanismo da poter mettere alla prova; questa è pseudoscienza bella e buona. In sostanza, a parte le ovvie buffonate per vendere prodotti, le argomentazioni di chi vede nell’epigenetica un capovolgimento della scienza come la conosciamo non convincono affatto, per una serie di motivi. L'ereditarietà epigenetica, sia essa Dna metilato, modifiche istoniche e simili, costituisce in moltissimi, anche se non tutti i casi, un'"eredità" temporanea che può attraversare una o due generazioni, ma non ha la permanenza per generare evoluzione di una popolazione. In ogni caso, il fenotipo indotto è controllato da mutazioni nucleotidiche nel Dna, reversibili o meno. Non c'è niente di nuovo qui, certamente nessun nuovo paradigma. E quando si mappa il cambiamento evolutivo adattivo e si vede dove risiede nel genoma, si scopre invariabilmente che si basa sui cambiamenti nella sequenza del Dna, nella sua struttura o in cambiamenti nucleotidici nei miRna o nelle regioni regolatorie. Non esiste un solo caso solido in cui un cambiamento adattativo in una popolazione sia stato causato dalla modifica di un carattere ereditario che, alla fine, non si basi su qualche modifica indotta sul Dna. L’epigenetica è parte della scienza moderna, e rientra pienamente nel programma della biologia molecolare, dell’evoluzionismo e della genetica come le conosciamo: un meraviglioso campo di studio e ricerca, dove non deve esserci spazio per guru più o meno titolati che guardano al portafoglio di chi li segue.
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