Cattivi Scienziati
Non si mette in dubbio la scienza senza validi dati e teorie scientifiche
Il dubbio è l'unico modo per garantire il progresso della conoscenza. Non è un caso che il sogno di ogni scienziato sia quello di trovare un fatto che sfidi i limiti consolidati della conoscenza scientifica. Ma il dubbio deve tradursi in un progetto di verifica per essere produttivo
Vorrei qui riprendere, ad uso dei lettori di questa pagina, un mio recente, brevissimo argomento, in risposta a certi dubitatori seriali che ritengono di poter criticare le tesi della comunità scientifica, semplicemente asserendo che di esse si deve dubitare, ed equiparando il dubbio che una teoria sia falsa, al dubbio generico circa il fatto che una posizione scientifica, quando è veramente tale, è sempre migliore di una che manca delle caratteristiche di metodo, riscontro fattuale e coerenza interna tipiche delle affermazioni dei ricercatori.
Questo tipo di confusione occorre perché molte persone, quando non riescono a trovare argomenti a sostegno delle loro idee preferite sulla validità di alcune affermazioni scientifiche, ricorrono a un argomento che ritorna spesso: quello del dovere del dubbio da parte degli scienziati, che viene invocato per dire che chi difende il darwinismo o il cambiamento climatico antropogenico non avrebbe una posizione scientifica perché non metterebbe in dubbio le proprie affermazioni.
Fin dai tempi di Socrate, il dubbio è stato riconosciuto come una posizione epistemica privilegiata; è l'unico modo per garantire il progresso della conoscenza. Qualsiasi scienziato che possa definirsi tale sa bene che un singolo fatto contrario ben documentato può uccidere la migliore teoria.
In realtà, il sogno di ogni scienziato è proprio quello di trovare un fatto che sfidi i limiti consolidati della conoscenza scientifica e di mettere gli occhi su qualcosa di nuovo e sconosciuto. Quanto più grande è la parte dell'edificio scientifico interessata da quel fatto nuovo, unico e ben documentato, tanto più è importante scoprirlo e tanto più è probabile trovare qualcosa di veramente rivoluzionario.
Tuttavia, il dubbio generico che alcune delle nostre conoscenze debbano essere reinterpretate, falsificate o integrate non è sufficiente: è davvero necessario trovare qualcosa di sbagliato - un buco nella nostra comprensione - per arrivare a un dubbio interessante invece di una banale e generica affermazione sull'impermanenza di ciò che conosciamo.
È invece un patetico stratagemma di chi nega la scienza sostenere che le attuali conoscenze scientifiche sono provvisorie, senza proporre nulla di meglio, per negare sia il valore epistemico della scienza sia le prescrizioni che derivano dalla conoscenza.
La conoscenza prodotta dalla scienza moderna è sicura non per le informazioni che fornisce, ma per il metodo utilizzato per produrla. Pertanto, chiunque voglia attaccare tale conoscenza deve utilizzare lo stesso metodo, o la sua argomentazione sarà irrilevante.
Se non siete convinti dell'abiogenesi, proponete un'ipotesi alternativa che sia testabile.
Se ritenete che il darwinismo non sia sufficientemente provato, allora presentate prove che contraddicano le montagne di dati pubblicati e che possano essere organizzate in un nuovo modello di scienza che spieghi anche tutto ciò che il darwinismo spiega.
Se non accettate l'idea che l'estrema complessità degli esseri viventi derivi da processi elementari e molto ben descritti, che sebbene non possano essere ricostruiti per il caso particolare di un qualsiasi organismo vivente oggi, sono necessari e sufficienti per spiegare l'esistenza di qualsiasi organismo; allora dovete formulare una teoria migliore o portare una descrizione di test per metterla alla prova.
Il dubbio, in quanto stato generale volto a verificare ciò che crediamo sia vero, è la forza motrice della scienza, ma il dubbio deve tradursi in un progetto di verifica per essere produttivo.
Non solo, ma quello che spesso si dimentica è che il dubbio dovrebbe essere usato per verificare la propria sfiducia nelle affermazioni scientifiche prima di dubitare delle affermazioni stesse. Questa è un'umiltà che manca a molti, che invece pretendono l'umiltà dai loro avversari.
Dubitare di tutto, certo. Ma dubitare innanzitutto dei propri dubbi e della propria competenza nell’affrontare una data questione, e poi esaminare i propri dubbi per individuare il metodo che serve per portarli a soluzione, di modo che si dimostrino fondati oppure che, di converso, si dissolvano rispetto alla tesi scientifica attaccata.
Post Scriptum. Il dubbio irragionevole cui qui ci siamo riferiti, usato per combattere la scienza, è una versione alternativa, ma equivalente, dell'argomento dell'incompletezza. Questo suona più o meno così: poiché ogni parte della nostra conoscenza scientifica è incompleta, ne consegue che dovremmo aspettare prima di accettare la conoscenza scientifica. La risposta ad una tale posizione è la stessa che abbiamo già discusso: chi ritiene che una teoria sia così completa da essere inutile o troppo fragile, porti dati e teorie, per costruire modelli del mondo di pari valore esplicativo a ciò che si critica, o almeno suggerisca un modo per testare l'idea che l'incompletezza di una particolare area di conoscenza ne precluda l'utilità.
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