Divieto e pregiudizio

Su carne sintetica e Ogm, è scontro di incoerenze tra coldirettisti e ambientalisti

Luciano Capone

Governo e Coldiretti a favore del divieto alla "carne coltivata", mentre Legambiente e Wwf sono contro. Sui nuovi Ogm argomenti e posizioni ribaltate: governo e Coldiretti a favore della ricerca, Legambiente e Wwf per il divieto. Ognuno piega logica e razionalità ai propri interessi e pregiudizi

“Il motto di questo governo sarà: non disturbare chi vuole fare” disse Giorgia Meloni nel suo discorso d’insediamento alla Camera, promettendo una “rivoluzione culturale nel rapporto tra stato e sistema produttivo”. Non è andata affatto così, almeno se si guarda a uno dei fiori all’occhiello di questo governo: il disegno di legge che vieta la produzione e la commercializzazione della carne “sintetica”. Il disegno di legge proposto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e dal ministro della Salute Orazio Schillaci, ma fortemente voluto dalla Coldiretti, è in discussione in Parlamento, dove stanno emergendo delle cose davvero singolari.

 

Il primo aspetto è che nel ciclo di audizioni sono stati giustamente convocati e ascoltati i gruppi sociali ed economici interessati. Ma non esattamente tutti. Nelle commissioni riunite Industria e Sanità del Senato, hanno espresso il loro appoggio alla proposta del governo tutte le principali associazioni di agricoltori e allevatori, come la Cia (Confederazione italiana agricoltori), Cna agroalimentare, Coldiretti, Confagricoltura, l’associazione Grano Salus e la Confederazione italiana liberi agricoltori e l’Associazione italiana allevatori (Aia). Ma non è stata ascoltata l’unica azienda italiana nel settore. Bruno Cell, la startup trentina che si occupa di ricerca e sviluppo di carne coltivata, in particolare di ottimizzazione di linee cellulari non solo non è stata invitata, ma è stata esclusa: ha chiesto di essere audita, ma non è stata convocata. L’introduzione di un nuovo divieto all’innovazione è l’esatto contrario del rapporto di “reciproca fiducia” tra stato e sistema produttivo annunciato da Meloni: “Chi ha la forza e la volontà di fare impresa va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto”. Nel caso della startup Bruno Cell, il pregiudizio è talmente forte che non si ritiene neppure che meriti di parlare.

 

Non è l’unica bizzarria in queste audizioni. Tra i vari attori, sono state ascoltate anche associazioni ambientaliste come Legambiente e il Wwf che, pur non ritenendo la “carne sintetica” una soluzione ai problemi alimentari e ambientali, si sono espresse contro la proposta di legge del governo. “Potrebbe avere come risultato quello di fermare la ricerca in Italia” dice ad esempio il Wwf, sottolineando che il divieto di produzione nel momento in cui l’Europa ne autorizzasse il consumo “sarebbe possibile mangiare carne colturale anche in Italia, purché non made in Italy dal momento che l’Italia non potrebbe opporsi alla sua importazione e distribuzione”. Analogamente, Legambiente sottolinea che “il divieto appare poco funzionale, in quanto impedirebbe solo lo sviluppo di una produzione nazionale, oltre che una limitazione alle attività di ricerca”.

 

Gli argomenti delle associazioni ambientaliste sono di puro buon senso, se non fosse che entrambe fanno parte della coalizione “Italia libera da Ogm” che sostiene gli argomenti opposti per quanto riguarda le biotecnologie applicate alle piante. Ma la cosa ancora più paradossale è che, contemporaneamente alla discussione del divieto sulla “carne sintetica”, il Senato ha approvato un emendamento al dl Siccità che su spinta di FdI e Coldiretti apre, finalmente, alla ricerca scientifica sui nuovi Ogm, le cosiddette “tecniche di evoluzione assistita” (Tea) finora proibite. Legambiente e Wwf si sono scagliate contro.  Le posizioni di governo e Coldiretti da un lato e degli ambientalisti dall’altro si ribaltano, senza preoccuparsi della coerenza ognuno piega la logica e la razionalità ai propri interessi e pregiudizi.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali