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Cattivi Scienziati

Ingegneria e architettura hanno origini molto più antiche di quanto si possa immaginare

Enrico Bucci

Una ricerca documenta l'analisi di reperti di legno ben conservati rinvenuti nel sito archeologico delle cascate di Kalambo, in Zambia

Circa 500 mila anni fa, in un periodo più antico di quanto precedentemente si credesse possibile, esseri umani costruivano strutture in legno, secondo i risultati di una nuova ricerca condotta da un gruppo di studiosi provenienti dall'Università di Liverpool e dall'Università di Aberystwyth. La ricerca, pubblicata nella rivista Nature, documenta l'analisi di reperti di legno ben conservati rinvenuti nel sito archeologico delle cascate di Kalambo, in Zambia. Grazie alla datazione per bioluminescenza, si è potuto appurare come questi reperti risalgono ad almeno 476 mila anni fa, precedendo addirittura l'evoluzione della nostra specie, l'Homo sapiens.

    

Le indagini dettagliate sulle incisioni degli strumenti di pietra presenti sul legno rivelano che antichi esseri umani, certamente di una specie molto diversa dalla nostra, lavorarono e unirono due grandi tronchi per creare una struttura, probabilmente impiegata come base per una piattaforma o parte di un'abitazione. I creatori delle strutture di legno di Kalambo Falls non si limitarono quindi a trascinare due tronchi non modificati e giustapporli, come potrebbe essere fatto per costruire un riparo dalle scimmie. Le modifiche e i segni visibili dell’uso di strumenti suggeriscono che gli individui abbiano modellato il tronco superiore per adattarlo a quello inferiore, creando un’unica struttura ad incastro, di fattura sorprendentemente moderna. L'uso di strumenti per realizzare altri strumenti è un comportamento caratteristico del genere Homo. Ad esempio, sebbene gli scimpanzé affilino i rami per creare ausili per la caccia come delle lance in legno, usano i denti, invece degli strumenti, per modellare le punte.

   

L'eccezionale conservazione del legno antico di Kalambo è dovuta ai livelli costantemente elevati dell'acqua nel suolo intorno alle cascate ivi presenti, livelli che a causa della particolare chimica del suolo forestale molto acido creano condizioni di elevata anossia, simile a quella di certe paludi che hanno restituito reperti deperibili, anche se molto più moderni, anche in Europa.

 

La scoperta avvenuta a Kalambo costituisce la prova più antica al mondo della lavorazione deliberata di tronchi per scopi costruttivi, superando l'idea precedentemente accettata che l'uso umano del legno nell'Età della Pietra fosse limitato prevalentemente all'accensione del fuoco e alla realizzazione di attrezzi come bastoni da scavo e lance – attrezzi, peraltro, recuperati anche nel sito delle cascate di Kalambo insieme alle travi sagomate di cui sopra.

 

I resti recuperati a Kalambo corrispondono ad almeno due distinte fasi di occupazione, documentando l’uso del legno per un periodo di tempo molto lungo. Per una prima fase, datata a circa 476.000 anni fa, gli autori descrivono i due tronchi ad incastro. La seconda fase, datata tra 390.000 e 324.000 anni fa, ha fornito prove di manufatti in legno più piccoli, tra cui un cuneo e un bastone da scavo. Questa scoperta mette anche in discussione la teoria tradizionalmente accettata che gli esseri umani dell'Età della Pietra fossero esclusivamente nomadi. Invece, sembra che a Kalambo Falls, oltre all'accesso costante all'acqua (condizione che ha permesso l’eccezionale conservazione del legno), la foresta circostante fornisse risorse alimentari sufficienti per consentire a queste comunità di stabilirsi e costruire strutture di legno semipermanenti ed una lunghissima occupazione del sito.

 

Ma che tipo di strutture furono costruite, e quale specie creò tali manufatti? Per quel che riguarda la prima domanda, siamo nel regno delle pure ipotesi, come sottolineato dagli autori dell’articolo citato. Quella più semplice è che i resti recuperati corrispondano ad una piattaforma in legno poggiata sul suolo della foresta, o anche sopraelevata rispetto ad esso, che aveva lo scopo di contrastare l’umidità e dall’acqua stagnante del sito. Fra le alternative proposte, vi sono capanne, piattaforme per la pesca o ponti; tuttavia, perché possa essere chiaro il reale scopo della struttura corrispondente ai resti identificati, è necessario che parti più ampie di essa o altri pezzi componenti siano identificati, eventualità per il momento non ancora esclusa, giacché il sito delle cascate di Kalambo è stato esplorato solo in minima parte. Per quel che riguarda la specie cui appartenevano i creatori degli oggetti in legno recuperati, Kalambo non ha finora restituito reperti ossei. Gli scopritori ipotizzano che possa trattarsi di Homo heidelbergensis, specie documentata fra circa 700.000 e 200.000 anni fa e presente variamente in Africa (fra cui, in Zambia, circa 1000 km più a sud, a Kabwe).

 

In ogni caso, anche se non dovessero essere identificati altri resti o la specie che lavorò il legno a Kalambo, sarebbe ugualmente evidente che antichi individui non appartenenti alla nostra specie possedevano un elevato grado di ingegno, immaginazione e competenza nella costruzione di qualcosa di completamente nuovo, non assimilabile a nulla di quanto presente in natura, proprio come poi accaduto molto più recentemente per la nostra specie e per quelle più vicine a noi. In altri termini, è oggi possibile immaginare che l’origine e le radici di ingegneria e architettura siano molto, molto più antiche di quanto ritenuto: mezzo milione di anni fa, e probabilmente anche prima, menti molto simili alle nostre progettavano e costruivano strutture artificiali di tronchi per migliorare la propria esistenza, durante quella che forse è stata chiamata “età della pietra” solo a causa della scarsa conservazione del legno.

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