cattivi scienziati
Anche la scienza ha una sua spiritualità
Immaginare la ricerca come un’arida collezione di fatti e leggi che li connettono è quanto di più diverso vi sia dall’esperienza reale di chi la pratica. Tre nuove ricerche restituiscono la piena dimensione spirituale dell’impresa scientifica
Una delle più gravi incomprensioni circa il ruolo della conoscenza scientifica deriva dalla credenza che essa non sia in grado di fornire quel senso di spiritualità tipico di religioni, mitologie, arte, poesia eccetera. L’accusa di aridità, che si accompagna al fraintendimento dell’approccio riduzionista, è una pietra che spesso è lanciata dai difensori di varie forme di approccio irrazionale all’esistenza contro il campo di chi invece sostiene che l’approccio più fondato a quanto la nostra vita ci presenta, ma anche l’esplorazione più affascinante possibile di ciò che ci circonda, sia quella guidata proprio dalla razionalità e dal metodo scientifico, senza ovviamente per questo reprimere altri aspetti dell’umana esistenza legati all’edonismo e alla coltivazione di un approccio estetico.
Ma è proprio vero che la scienza reprima la spiritualità, e, in ciò, diminuisca le possibilità di accesso ad un maggior benessere psicofisico, da quella consentita? I risultati di tre lavori condotti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Warwick sembrano ora dimostrare esattamente l’opposto
I ricercatori hanno in particolare intervistato 1.197 persone (602 uomini, 589 donne e 6 persone che non hanno dichiarato il proprio genere) sulla loro disposizione nei confronti delle credenze religiose e della spiritualità, per poi passare a domande riguardo il loro interesse e la loro fiducia nella scienza. In un primo studio, si è identificato il concetto di “spiritualità della scienza”. Chiedendo ai partecipanti quali fossero i sentimenti di trascendenza, connessione e senso generale della propria esistenza e del mondo quando si interagisce con la scienza, sono state ottenute un insieme di risposte che sono quindi state confrontate con le risposte date dalle stesse persone circa l'interesse e la fiducia nella scienza, i sentimenti di stupore di fronte ai risultati ottenuti, il significato della loro vita e le credenze religiose. La spiritualità associata alla scienza è risultata dipendere dalla fiducia nella scienza, ma a differenza di altri tratti, essa è risultata anche associata a sentimenti di meraviglia per il mondo e spiritualità generale. In questo, la spiritualità associata alla scienza risulta molto simile al senso spirituale di nauta religiosa.
Nel secondo studio, i ricercatori si sono concentrati specificamente su un gruppo di 526 atei e agnostici e hanno scoperto che la spiritualità della scienza era correlata a misure di benessere psicologico, come la felicità, e all’identificazione di un significato nella propria esistenza. Precedenti ricerche avevano già mostrato che la fede religiosa generalmente predice un certo livello positivo di benessere mentale, ma tali ricerche erano spesso interpretate come implicare che le persone non religiose possano essere soggette a un minore benessere psicologico. In realtà, i dati appena prodotti dimostrano che, nei fatti,
anche la conoscenza scientifica può associarsi ad una dimensione spirituale con effetti positivi simili a quelli di un credo religioso. Il terzo studio ha indagato i collegamenti tra dimensione spirituale nella scienza e l’impegno e l’apprendimento della stessa, e ha scoperto che le esperienze spirituali nella scienza predicono un coinvolgimento e un ricordo più forti delle informazioni scientifiche. Le persone con maggiori sentimenti di spiritualità associata alla scienza erano cioè più coinvolte e, in media, dimostravano migliori prestazioni nel trattare argomenti di natura scientifica.
Nel complesso, i tre studi appena presentati dimostrano come sebbene scienza e religione differiscano in molti modi, da un punto di vista psicologico condividono una capacità di spiritualità attraverso sentimenti di stupore, coerenza e significato nella vita. Soprattutto, questi studi smentiscono in modo abbastanza convincente l’idea che esperienze spirituali ampie e positive del mondo siano in contrasto con la conoscenza e l’approccio scientifici, e, anzi, si dimostra come la conoscenza scientifica rappresenti uno dei mezzi attraverso cui è possibile vivere anche una profonda gratificazione spirituale durante la propria esistenza.
Per chi si dedica alla ricerca scientifica, questi dati corrispondono al racconto quotidiano del senso di bellezza e trasporto di fronte al modello del cosmo che la scienza delinea; ma gli studi provano, al di là degli aneddoti individuali, che chi decida razionalmente di abbandonare religioni, misticismo ed esoterismi vari, non per questo è “povero di spirito”; al contrario, nella scienza e nell’esplorazione razionale del mondo può trovare pari o superiori soddisfazioni e coinvolgimento emotivo, spirituale ed estetico, come da sempre cerco di far capire ai poveri seguaci di biodinamica, new age, guru orientaleggianti e baggianate esoteriche varie. V’è più meraviglia, bellezza e profondità nella descrizione che la scienza dà del più semplice componente del cosmo, che nelle favole raccontate da imbonitori di ogni natura.
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