la riflessione
Perché se la rettrice entra in Coldiretti è la Sapienza a perderci
E’ normale che la rettrice Polimeni leghi il suo nome (e di fatto l’Ateneo che governa) a un gruppo di interessi così impegnato sulla scena politica? Sarebbe il caso che facesse un passo indietro
Nel corso dell’ultima assemblea di Coldiretti è stato annunciato l’ingresso nel Consiglio nazionale e nella Giunta della Rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. Il fatto non ha avuto alcuna risonanza nei mezzi di informazione, se non per l’articolo di Luciano Capone sul Foglio del 20 luglio. Eppure, si tratta di un fatto assai importante e molto controverso. Coldiretti è un’associazione che rappresenta gli interessi di una specifica categoria, ovvero il comparto della produzione agroalimentare. In quanto tale, agisce come attore politico a tutti gli effetti. Come si evince dallo statuto, Consiglio e Giunta decidono la linea politica della associazione. Alla luce di ciò, ci si può chiedere se l’incarico assunto da Polimeni sia compatibile con il suo ruolo di Rettrice della più grande università di Europa.
Non è in discussione la correttezza formale dell’incarico (Polimeni è stata autorizzata da un voto unanime del Senato accademico, in osservanza dei regolamenti di Ateneo). A essere dubbia è l’opportunità politica. E’ il caso che la rettrice leghi il suo nome (e di fatto l’Ateneo che governa) a un gruppo di interessi così impegnato sulla scena politica? In genere, chi assume cariche di governo come quella di Rettore si spoglia di incarichi di questo tipo, non ne assume di nuovi nel corso del suo mandato. C’è poi una questione ulteriore legata alle posizioni sostenute da Coldiretti. Questa associazione è impegnata in battaglie identitarie e sovraniste (la grande sintonia con l’attuale governo lo testimonia). Queste battaglie sostengono posizioni conservatrici rispetto a innovazioni in campo agroalimentare come gli Ogm e la cosiddetta “carne coltivata”. La Rettrice Polimeni governa un’università, ovvero una istituzione che ha come missione costitutiva la ricerca e l’avanzamento scientifico-culturale. Oggi questa missione ha un valore e un’urgenza peculiari, alla luce delle sfide che la crisi climatica porta con sé. Rispetto a queste sfide il comparto agroalimentare gioca un ruolo cruciale. E’ noto, infatti, il grande contributo all’emissione di gas serra dato dalla produzione agroalimentare (in particolare dall’allevamento industriale). E’ opportuno che la Rettrice della Sapienza leghi la carica che ricopre e l’istituzione che governa a un’associazione che agisce politicamente in senso contrario all’avanzamento della scienza e della ricerca?
La comunità accademica della Sapienza persegue quella missione di cui si è detto in uno spirito di pluralismo e confronto libero. L’Ateneo non ha e non deve avere nessuna posizione ufficiale su questioni come gli Ogm o la carne coltivata. Come possono questa neutralità e questa libertà convivere con l’incarico assunto da Polimeni in Coldiretti? Dopo questa nomina cosa devono pensare gli studiosi di Sapienza che fanno ricerca sulle biotecnologie e riflettono sul modo di conciliare lo sviluppo con la sostenibilità ambientale?
Non si può nemmeno dire che l’incarico assunto dalla Rettrice la impegni solo a titolo personale per le sue competenze scientifiche, che nulla hanno a che fare con il comparto agroalimentare (si occupa, infatti, di odontostomatologia). L’ingresso di Polimeni in Coldiretti porta a questa associazione tutta l’autorevolezza della sua carica e la legittimazione scientifica di tutta la Sapienza. Se Coldiretti ha tutto da guadagnare dal reclutamento di Polimeni, la Sapienza ha tutto da perdere. Sarebbe pertanto auspicabile che la Rettrice facesse un passo indietro.
Simone Pollo è professore associato di Filosofia morale, Università di Roma Sapienza
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