Liceo Manzoni di Milano. LaPresse/Stefano Porta

Lo stress da viaggio degli alunni

Antonio Gurrado

Compendio (surreale) dei disagi cui va incontro una quinta liceo che accompagna un prof. in giro 

Fino a che non mi si è presentata occasione di testimoniare direttamente, non avevo mai considerato i disagi a cui può andare incontro una quinta liceo che accetti di accompagnare un professore in gita. Anzitutto va considerato che per gli insegnanti sta diventando sempre più arduo trovare classi disposte a perdere una settimana di lezione per scorrazzarli in giro per l’Italia, o più spesso per l’Europa; sebbene per i docenti ogni scusa sia buona per non andare a scuola qualche giorno, gli alunni non hanno tempo da perdere e in particolare quelli dell’ultimo anno. L’incombere degli esami di stato e la quotidiana corsa al decimale di voto in più; il susseguirsi delle simulazioni degli scritti per la maturità; il languire del programma nonostante la minaccia di un commissario esterno onnisciente, che pretenda ogni pagliuzza dalle pagine che l’insegnante propone di saltare per procedere più spediti; la cupa prospettiva di un’interrogazione storta il cui voto parziale, in decimi, pesi troppo sul voto finale, in centesimi, privando il candidato dei requisiti minimi per poter accedere a borse di studio, in denaro, o da farlo incorrere in uno sbarramento che gli precluda l’accesso all’università prediletta destinandolo a mutare carriera e rovinandogli l’esistenza, in eterno: tutti questi fattori contribuiscono alla refrattarietà delle quinte liceo di fronte all’entusiasmo col quale i docenti propongono loro un’intera settimana fuori sede anziché sui banchi a fare il proprio dovere.

 

Ho visto coi miei occhi una quinta liceo che ha acconsentito a portare un prof. ad Amsterdam perché lui non c’era mai stato. Gli alunni in larga parte sì, e chi non era andato in Olanda l’aveva trascurata per mete più attraenti e distanti, raggiungibili sicuramente in aereo e non, come l’organizzazione scolastica aveva sancito, per mezzo di un autobus allo scopo di massimizzare fatica e rischio. L’infinita pazienza degli studenti aveva addirittura permesso al feticismo del prof. di chiedere all’autista di pianificare le soste, fra andata e ritorno, in modo tale da toccare in sei nazioni diverse: Svizzera, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania e qual era la sesta? Il Lussemburgo, che ha ottime stazioni di servizio ma non ci si ferma mai quasi nessuno. Ai liceali poco importava la variazione minima fra una nazione e l’altra, nonché l’emozione di fare pipì in mezza Europa nel volgere di brevi giorni: l’unico luogo che conti è quello col wi-fi, e l’unica patria esistente è la connessione cosmopolita.

  

In albergo, gli insegnanti danno il peggio di sé: continuano a circolare nottetempo per i corridoi e a bussare insistentemente alle camere dei ragazzi, impedendo loro di dormire in santa pace. Il prof. in questione, confinato nella singola al piano supremo di un hotel a quattro stelle, volentieri la lasciava con la scusa dei controlli di disciplina onde verificare che non ci fossero troppe persone nella stessa stanza. Ma perché avrebbero dovuto agglomerarsi come in un ovile quando si può tranquillamente comunicare stando sdraiati comodi sul proprio letto? Allora gli alunni maggiormente dotati di buon senso ne approfittavano per spiegargli che avevano già visto il mondo coi genitori o in gruppi di coetanei, che uno di loro aveva trascorso un intero anno scolastico in India con uno scambio internazionale ma che adesso, per farlo contento, sarebbero usciti dall’hotel per fumare una sigaretta ma non s’illudesse: sarebbero rientrati in cinque minuti perché erano stanchi del viaggio. E che sarebbe stata una sigaretta, non altro: ad Amsterdam c’è sempre questo problema dei professori che vedono a ogni angolo alcol droga e donnacce; per fortuna la continua vigilanza esercitata dagli alunni tiene alta la guardia e consente che il prof. non si perda né si distragga fino alla sera in cui, dopo quattordici ore di viaggio, il pullman ferma alla stazione più vicina al liceo e gli alunni vanno a letto ognuno a casa propria, disfatti. Allora il prof. finalmente libero può approfittarne per raggiungere gli amici per bere e tirar tardi come andava di moda fino a qualche tempo fa.

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