"Asili gratis? Si può fare". Anche Lorenzin appoggia la proposta del Foglio
Il ministro della Salute e leader di Civica Popolare: “La demografia è un tema che deve essere messo al di sopra di tutti gli altri”
Roma. “Proposta mantenibile”. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, leader di Civica Popolare, la definisce così. Ed è cosa non proprio usuale in un periodo in cui, per evidenti ragioni, un po’ tutti preferiscono raccogliere voti affidandosi ad annunci e promesse. Meglio se “non” mantenibili. Ieri sul Foglio abbiamo lanciato la nostra prima idea, possibile, per la campagna elettorale: aiutare i genitori che mandano i propri figli all’asilo aumentando le detrazioni o, meglio ancora, offrendo gratuitamente asili nido e servizi per l’infanzia.
Lorenzin è la prima a farla propria. “Oggi più che mai – dice al Foglio – abbiamo bisogno di investimenti a sostegno della famiglia. Di misure attive che aiutino la natalità. La demografia è un tema che deve essere messo al di sopra di tutti gli altri. Perché segnerà, in maniera trasversale, le politiche italiane da qui ai prossimi 25 anni. Quando parliamo di demografia, infatti, parliamo di previdenza, welfare, lavoro, sostenibilità del sistema sanitario”. Dopotutto, secondo l’Istat, nel 2016 in Italia sono nati 473 mila bambini, 12 mila in meno rispetto al 2015. E la causa, secondo gli analisti, è proprio l’assenza di adeguate misure di sostegno. “Esattamente – prosegue Lorenzin – siamo nel pieno di un ‘inverno demografico’. Nel nostro paese abbiamo 14 milioni di over 65. La spesa previdenziale ammonta a 280 miliardi a fronte di 210 miliardi di entrate. Come vede già oggi il sistema non è più sostenibile. Un paese dove le culle sono vuote è un paese in cui tutto rallenta: la crescita, l’innovazione. In Francia e Germania lo hanno capito e stanno già lavorando da tempo. Anche noi dobbiamo cambiare modello”. Sì, ma come? “Anzitutto capendo che, quando parliamo di natalità, stiamo parlando di politiche economiche. Lo avete spiegato voi. Oggi un asilo nido costa mediamente 300 euro a figlio. In alcuni casi si arriva a superare i 500-600 euro. Pensate quanto incide questo nell’economia di una famiglia. Spesso questa difficoltà a pagare le rette si traduce nel fatto che le donne sono costrette a rimanere a casa, a non lavorare. Anche perché oggi non ci sono più i nonni. Così diminuisce la produttività e si frena la crescita del paese, con tutto ciò che ne consegue. Ecco perché servono interventi strutturali”. E quanto costerebbero? “Voi avete indicato una cifra intorno agli 1,5 miliardi. Una cifra ‘larga’ che coprirebbe una misura universale rendendo completamente gratuiti gli asili nido. La cosa veramente interessante, però, è che in questo modo si potrebbe aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Con il 60 per centi di occupazione femminile noi guadagneremmo 7 punti di pil. Come vede si tratta di un circolo virtuoso che rende le misure di cui stiamo parlando perfettamente sostenibili”.
Scusi ma lei è stata al governo negli ultimi anni, non potevate pensarci? “Ci abbiamo pensato eccome. Quando, come ministero della Salute, ho promosso l’introduzione del bonus bebè ho detto chiaramente che doveva essere un primo passo verso misure strutturali a sostegno della genitorialità. Purtroppo abbiamo operato in un periodo di recessione e le risorse disponibili non erano molte. Ma insieme al bonus abbiamo introdotto anche il fondo per le mamme, i voucher babysitter e approvato il decreto del ministero dell'Istruzione per il sistema di educazione dei bambini della fascia 0-6 anni. Dobbiamo proseguire in questa direzione consapevoli che gli interventi che facciamo oggi serviranno per l’Italia dei prossimi 25-30 anni”.
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