La scuola secondo Fratelli d'Italia
Giovanni Donzelli: “Ripartire da senso del dovere, rispetto dell’autorità e meritocrazia”
Abbiamo fatto otto domande alle principali forze politiche per capire che cosa hanno in mente i partiti per riformare l'istruzione. Qui le domande e le altre interviste.
1. Occorre ripartire da tre principi: senso del dovere, rispetto dell’autorità e meritocrazia come legame fra impegno e risultati raggiunti. Se mio figlio torna a casa con una nota lo rimprovero doppiamente, oggi invece le famiglie tendono a incolpare gli insegnanti. Purtroppo la deriva post sessantottina ha portato a un sistema che deresponsabilizza e non forma adeguatamente i giovani ad affrontare le sfide della vita.
2. Sui concorsi il problema è “dove” ma anche “come”, oltre che di un’eccessiva sindacalizzazione del mondo docente. L’ipocrisia è aver chiamato “Buona scuola” una legge che doveva semplificare il sistema e invece lo ha messo in ginocchio: la riprova è la recente esclusione dei diplomati magistrali dalle graduatorie.
3. Valorizzazione, formazione e meritocrazia dei docenti. Molti di essi lavorano con dedizione, altri scaldano la sedia: non è giusto che siano trattati allo stesso modo, anche economicamente. E poi l’alternanza scuola-lavoro deve essere completamente ripensata: mandare i ragazzi a servire da McDonald’s non serve a professionalizzarli.
4. Servono più risorse, la parità può essere difesa solo quando le scuole non sono a rischio crollo e la carta igienica e i fogli per stampare non te li devi portare da casa. Altrimenti chi per motivi ideologici è contrario alla libertà di scelta ha elementi troppo forti per far saltare questo importante obiettivo.
5. Sono di Firenze, amministrata prima da Renzi poi da Nardella, e in questi casi non sono così certo che una gestione dal territorio porti miglioramenti. Certo che se poi a Roma il ministro lo fa una che neanche è diplomata… La classe politica deve porre maggiore attenzione alla scuola per dare un futuro alla nostra nazione.
6. La fuga al nord è sì dovuta alla qualità degli atenei ma anche alla speranza futura di trovare lavoro. Bisogna investire per rendere le università del meridione più appetibili, ma soprattutto servono interventi strutturali per creare lavoro al sud.
7. Le lauree professionalizzanti si possono sfruttare meglio, ma dobbiamo migliorare il rapporto con il mondo del lavoro. Da anni un giovane che esce dall’università è meno competitivo sul mondo del lavoro di uno che, anziché sui libri, ha speso gli anni a rafforzare la sua posizione professionale.
8. Non è garantendo a tutti la gratuità ma migliorando il sistema delle borse e degli incentivi che un’università di qualità diventa accessibile. Borse, alloggi e prestito d’onore: diamoli a chi ne ha bisogno ma anche a chi se lo merita.
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